Uranio impoverito: cos’è, storia, utilizzi e pericoli per la salute

In questa guida scopriamo cos’è l’uranio impoverito, quali sono i suoi utilizzi e i potenziali danni per la salute umana. Facciamo un excursus della storia del suo utilizzo e dei casi di malattia verificatisi nei soggetti che sono venuti a contatto con questo materiale. Scopriamo anche quali sono i diritti ed i risarcimenti previsti per le vittime dell’uranio impoverito.

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Cos’è l’uranio impoverito?

L’uranio è un metallo pesante presente naturalmente nelle rocce e nell’acqua. L’uranio impoverito è un sottoprodotto della lavorazione dell’uranio che deriva dal suo processo di arricchimento. Mentre l’uranio arricchito si utilizza come combustibile nelle centrali nucleari, l’uranio impoverito, ovvero quello che ne rimane, si utilizza in diversi ambiti civili e militari. Ha un costo basso, e una facile reperibilità che, unite alla duttilità e alla capacità di questo materiale di assorbire radiazioni, ne fanno un metallo di ampio utilizzo.

Utilizzi dell’uranio impoverito

Come dicevamo poco più su, l’uranio impoverito si utilizza in campo militare e civile. In ambito civile è ampiamente usato in campo medico, ovunque è necessaria la schermatura da radiazioni. In campo aerospaziale si usa come contrappeso o per le superfici di controllo. Nello sport è utilizzato per le frecce del tiro con l’arco e per le mazze da golf.

In ambito militare, si utilizza nelle munizioni, nei proiettili e nelle corazzature degli autoblindati e non solo.

Storia dell’uranio impoverito

Il primo a preoccuparsi della pericolosità dell’uranio impoverito fu un prete, padre Jean-Marie Benjamin, testimone delle atrocità subite dalle popolazioni irachene in guerra.

Gli armamenti contenenti uranio impoverito, infatti, hanno effetti radioattivi e persistenza ambientale molto elevata. Violando l’articolo 23 della Convenzione dell’Aia del 1899 e la Convenzione di New York del 1976, non possono essere categorizzate come armi convenzionali. Nel 2001, il capo del tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia Carla del Ponte, decretò che l’utilizzo delle armi uranio impoverito da parte della NATO era assimilabile a un crimine di guerra. Il suo predecessore, però, Louise Arbour, aveva cercato di smantellare questa teoria, affermando la mancata esistenza di un trattato ufficiale a riguardo.

Nonostante si tratti di una sostanza ad oggi ritenuta pericolosa e tossica all’unanimità sul breve termine, ci sono ancora tantissime realtà in cui l’uranio impoverito è parte integrante dei processi di costruzione, progettazione, creazione e distribuzione, non solo in ambito militare, ma anche civile.

Per questo motivo, è molto importante che i lavoratori che per qualche ragione siano entrati in contatto con sostanze patogene di questo tipo ne denuncino l’accaduto affidandosi a un team legale professionale in grado di fornirgli assistenza gratuita al fine di ottenere i risarcimenti previsti dalla legge e creare giurisprudenza per la salvaguardia della salute di altri possibili esposti. L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto si occupa da decenni della tutela di tutti gli esposti a sostanze cancerogene e si occupa di ridurre l’utilizzo e la diffusione di materiali potenzialmente pericolosi e tossici, come l’amianto e l’uranio impoverito.

Pericolosità dell’uranio impoverito

L’uranio impoverito non è particolarmente pericoloso nella sua forma integra. Quando prende fuoco però, a seguito del suo utilizzo, come succede in ambito militare, si frammenta in piccole particelle polverose e potenzialmente tossiche. Queste particelle possono diffondersi nell’aria con estrema facilità, mettendo a rischio un numero elevatissimo di persone.

L’uranio impoverito, infatti, è altamente tossico se inalato, ingerito o se entra in contatto diretto con le ferite (vedi, ad esempio, nel caso dei proiettili). La sua pericolosità, a differenza dell’amianto, è circoscritta al breve termine. Non esistono infatti studi che ne dimostrino la tossicità a lungo termine. L’inalazione è il pericolo di contaminazione principale: le polveri sono sottilissime e intaccano gli alveoli polmonari in pochissimo tempo.

La radioattività dell’uranio impoverito, invece, è definita di basso livello. L’uranio arricchito ha un potenziale radioattivo molto più elevato dell’uranio impoverito.

Patologie derivate dall’uranio impoverito

I danni potenziali provocati dall’esposizione all’uranio impoverito, a prescindere dalla sua radioattività, riguardano reni,  pancreas, stomaco e intestino.

Un nesso di causalità tra esposizione a uranio impoverito e malattie tumorali è accertato, anche se la pericolosità a lungo termine non ha ancora prove effettive. Per uranio impoverito malattie più diffuse legate alla contaminazione da uranio impoverito restano il Linfoma di Hodgkin e la leucemia.

La gravità e la tipologia della malattia dipende in buona misura dal tempo di esposizione e dalla modalità di contaminazione (ingestione o inalazione): più una persona è stata a contatto con l’uranio impoverito, più sono alti i rischi della formazione di patologie nel tempo.

Se il contatto avviene per ingestione è probabile che si contraggano malattie uranio impoverito legate all’apparato gastrointestinale. Se invece la contaminazione avviene per inalazione è più probabile che insorgano malattie legate all’apparato respiratorio e/o circolatorio.

In un caso o nell’altro, se il contatto è stato prolungato, i danni saranno pressoché irreparabili e irreversibili. Se il contatto, invece, è stato limitato, allora c’è la speranza che la malattia non si manifesti nella sua gravità e pericolosità.

Uranio impoverito: le vittime militari

L’uranio impoverito è stato impiegato in moltissime zone di guerra, soprattutto nei Balcani, ma anche in Afghanistan e in Iraq sotto forma di proiettili, munizioni e di ordigni di vario genere. Numerosi militari coinvolti nelle guerre del Golfo e dei Balcani hanno contratto malattie e patologie correlate all’esposizione a uranio impoverito. Secondo l’Associazione Vittime Uranio i dati del bilancio di militari italiani morti per potenziale contaminazione da uranio impoverito sarebbero 216. Un numero sottostimato a detta di Francesco Palese, portavoce dell’Associazione Vittime Uranio, perché alcuni dati sono imparziali o incompleti.

In data 1 Marzo 2010, il Consiglio dei Ministri ha concesso l’erogazione delle indennità ai soldati impiegati in missione di pace, nei poligoni e nei siti di stoccaggi e a tutti quelli che in un modo o nell’altro abbiano contratto malattie durante il servizio militare.

Secondo l’art. 1, comma 1 lettera C del DPR 243/2006, emanato sulla base dell’art. 1, comma 564, legge 266/2005, questi lavoratori sono equiparati alle vittime del dovere e possono ottenere un risarcimento per i danni subiti.

Il caso Lorenzo Motta

Il caso di Lorenzo Motta è particolarmente eclatante. Durante il suo servizio nella Marina Militare, il militare è entrato in contatto con uranio impoverito ed ha ricevuto la somministrazione di vaccini contaminati, contraendo il Linfoma di Hodgkin.

La battaglia legale è ancora in corso: il Ministero della Difesa – Marina Militare è stato condannato, ma rifiuta di eseguire la sentenza. Lorenzo Motta, nel frattempo, ha affrontato un lungo periodo di malattia, alla fine del quale è stato nominato dall’Avv. Ezio Bonanni coordinatore del Dipartimento Tutela Esposti Uranio Impoverito all’interno di ONA – Osservatorio Nazionale Vittime Amianto.

La sindrome dei Balcani

La Sindrome dei Balcani è il nome con cui si indica una serie di malattie che hanno colpito i militari italiani di ritorno dalle missioni di pace internazionali. I primi casi risalgono alla fine degli anni Novanta: le vittime sono state più di 50 e 500 i malati superstiti. La Sindrome dei Balcani potrebbe essere causata dalla radioattività dei proiettili unita alla tossicità rappresentata dalle particelle risultanti dalle esplosioni.

I vertici militari italiani, in collaborazione con la NATO, hanno istituito una commissione di inchiesta presso il Senato per identificare i responsabili, laddove presenti, e per accertare il nesso causale tra esposizione a uranio impoverito e malattie contratte (come linfomi e leucemie).

Il decreto ministeriale del 27 Agosto 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ha previsto l’attuazione di un programma di monitoraggio per la ricerca di uranio impoverito e arsenico nelle derrate alimentari provenienti da Bosnia-Erzegovina e Kosovo.

La pericolosità dei metalli pesanti

Le microparticelle sprigionate durante le esplosioni possono essere processate correttamente dall’organismo se non si tratta di microparticelle di metalli pesanti. Essi rimangono nel nostro organismo provocando spesso danni irreversibili portando, a lungo andare, alla formazione di tumori e altre gravi patologie.

Dopo l’11 Settembre del 2001, a Manhattan si sono registrati 180.000 ammalati a causa dell’inalazione di metalli pesanti. Tra questi ci sono il plutonio, il cadmio, il cromo, il mercurio e il piombo.

Uranio impoverito e vaccini militari tumori

Di recente, sono state sollevate diverse questioni riguardanti i vaccini ai militari. In particolar modo è stato messo a nudo un programma vaccinale errato, che avrebbe accentuato gli effetti uranio impoverito, deprimendo ulteriormente il sistema immunitario già di per sé compromesso.

I danni delle vaccinazioni ai militari rispondono ai principi di responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. In virtù di questo le vittime dei programmi vaccinali errati somministrati ai militari, oltre alle prestazioni previdenziali, hanno diritto al risarcimento dei danni, sia patrimoniali che non patrimoniali. Lo stesso diritto è previsto per i parenti delle vittime.

Tutela legale delle vittime da uranio impoverito

L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA, oltre a tutelare le vittime del lavoro che hanno contratto patologie asbesto correlate, offre assistenza legale a tutte le vittime, civili e militari, dell’uranio impoverito e ai loro familiari. Lo scopo è quello di ottenere il riconoscimento della causa di servizio per gli esposti a uranio impoverito, il riconoscimento dello status di vittima del dovere e il  risarcimento dei danni anche per i familiari, in caso di malaugurato decesso del lavoratore colpito dalla malattia.

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    Il ruolo di ONA nella tutela delle vittime

    L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto porta avanti una battaglia serrata per il riconoscimento dello status di vittima del dovere e causa di servizio a favore dei lavoratori esposti ad uranio impoverito che abbiano contratto una patologia.

    L’Avv. Ezio Bonanni, presidente di ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, in collaborazione con il suo pool legale, ha ottenuto importanti traguardi e risultati nella tutela delle vittime di patologie correlate all’uranio impoverito.

    La Commissione Parlamentare sull’uranio impoverito ha confermato le tesi esposte dall’Avv. Ezio Bonanni. Il criterio accolto è quello del “più probabile che non”. Le numerose vittime tra i militari ed ex militari ha convinto l’organo giudicante della maggior probabilità che il danno riportato sia stato frutto dell’esposizione ad uranio impoverito. Questo criterio funziona nella misura in cui non esistano prove concrete della riferibilità a un fattore eziologico alternativo (per riferimenti, vedere Cass. Civ., Sez III, 9 Giugno 2016, n. 11789, in Pluris).

    Applicando questo criterio, anche a seguito delle risultanze contenute nella relazione finale della Commissione di Inchiesta della Camera dei Deputati del 7 Febbraio 2018, sono stati ottenuti numersosi riconoscimenti di causa di servizio e di qualità di vittime del dovere, nonché risarcimenti dei danni subiti (Cons. Stato, 29 febbraio 2016, n. 837, in De Jure).

    L’Avv. Ezio Bonanni ha ottenuto il riconoscimento di vittime del dovere anche per coloro che hanno svolto servizio presso il poligono di tiro di Quirra, con riferimento alla serie di morti sospette e insorgenze di tumori su militari e pastori residenti nell’area del poligono sardo.

    Vittime del Dovere da uranio impoverito

    Possono ottenere lo status di vittime del dovere i dipendenti pubblici e militari che hanno contratto infermità permanenti e invalidanti o hanno perso la vita a seguito di missioni o contatti con materiali composti da uranio impoverito.

    La legge 302 del 1990, la legge 407 del 1998 e la legge 206 del 2006 hanno esteso infatti lo status di vittime del dovere, dalle vittime del terrorismo e di causa di servizio, anche alle vittime dell’amianto e dell’uranio impoverito. Tra i diversi fattori di rischio, oltre all’uranio impoverito e all’amianto, ci sono anche il gas radon e i vaccini militari.

    I diritti delle Vittime del Dovere

    Le Vittime del Dovere da uranio impoverito hanno diritto al riconoscimento dei benefici contributivi, del prepensionamento, di un risarcimento danni e di altri benefici che elenchiamo qui di seguito:

    • risarcimento del danno, patrimoniale (il danno emergente e quello per lucro cessante) e non patrimoniale (biologico, morale ed esistenziale);
    • equiparazione alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata;
    • una speciale elargizione;
    • assegno mensile vitalizio per l’importo di €500,00, in luogo del minor importo di €258,23, per effetto della equiparazione alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata (vitalizio vittime del dovere);
    • speciale assegno vitalizio, per l’importo di €1.033,00, con decorrenza dal 02/05/1992;
    • incremento della retribuzione pensionabile di una quota del 7,5%, ai fini della pensione e dell’indennità di fine rapporto, o altro trattamento equipollente;
    • aumento figurativo di 10 anni di versamenti contributivi ai fini della pensione e della buona uscita;
    • esenzione dall’IRPEF delle prestazioni;
    • esenzione dall’imposta di bollo per tutti gli atti connessi alla liquidazione dei benefici;
    • diritto al collocamento obbligatorio con precedenza rispetto ad altra categoria di soggetti e con preferenza a parità di titoli;
    • borse di studio esenti da imposizione fiscale;
    • esenzione dalla spesa sanitaria e farmaceutica, estesa anche ai medicinali di fascia C e anche in favore dei familiari;
    • assistenza psicologica a carico dello Stato.

    I diritti degli eredi delle Vittime del Dovere

    Nel caso in cui il lavoratore vittima del dovere dovesse morire a causa di patologie correlate all’uranio impoverito, le somme maturate spetteranno ai parenti più vicini.

    • speciale elargizione di euro 200.000,00 una tantum divisa tra gli eredi legittimi;
    • assegno vitalizio di euro 500, con l’equiparazione alle vittime del terrorismo per ognuno dei familiari;
    • speciale assegno vitalizio di euro 1033,00 mensili per ognuno dei familiari.

    Recentemente la sentenza di Cassazione 7409/2023 ha precisato che in caso di richiesta di speciale elargizione l’onere della prova è a carico dell’Amministrazione, al contrario di quanto accade per il risarcimento dei danni.

    Il militare interessato a percepire la speciale elargizione di cui al D.P.R. n. 90 del 2010, richiamato art. 1079 non è tenuto a dimostrare l’esistenza di un nesso eziologico fra esposizione all’uranio impoverito (o ad altri metalli pesanti) e neoplasia“.

    Riconoscimento diritti degli orfani di vittima del dovere

    I figli della vittima di dovere che, al momento del decesso del familiare, non risultavano a carico fiscale, vedono, in alcuni casi, negati i propri diritti. Infatti alcune domande vengono rigettate dai Ministeri, come quello della Difesa, se la prestazione è già erogata al congiunto vedovo.

    Questa tesi si basa sull’art. 6 della L. 466/1980 e su SS.UU. 22753/2018. L’Avvocato Bonanni contrasta questa posizione, ottenendo conferma dalle Corti di merito in diverse occasioni.
    Infatti la Legge 466 fa riferimento alla sola speciale elargizione. A tal proposito, la Corte di Appello di Genova, in funzione di Magistratura del lavoro, n. 575/2019 ha ritenuto, infatti, non applicabile questo articolo 6 di L. 466/1980. Inoltre, per quanto riguarda SS.UU. 22753/2018, la pronuncia si applica ai fratelli e alle sorelle della vittima. Quindi non si adotta nei confronti degli orfani.

    Di recente anche la Corte di Cassazione si è espressa in merito, nell’Ordinanza Civile Sez. 6 N. 15224 del 2021. Ha precisato, però, di non aver assunto ancora una posizione riguardo la problematica.