Tumori e Cancerogeni professionali

I tumori e l’insorgenza del cancro sono tra le principali cause di mortalità tra uomini e donne. Con il termine cancro si fa riferimento ad una condizione patologica, o neoplasia, che si manifesta con la proliferazione incontrollata di alcune cellule. Queste cellule hanno la capacità di invadere i tessuti circostanti compromenttendone le funzioni. Secondo la comunità scientifica l’insorgenza del cancro è dovuta principalmente ad un fattore genetico. Tuttavia, in alcune circostanze la neoplasia può nascere a causa dell’esposizione a cancerogeni nei luoghi di vita e di lavoro.

 

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Cosa sono i tumori professionali

I tumori professionali sono una realtà critica dei Paesi industrializzati. Rappresentano la prima causa di morte nei soggetti medio giovani (45-64 anni) e la seconda, dopo le malattie cardiovascolari, nell’Unione Europea.

Questi tumori non si differenziano dagli altri tipi di tumore. Sono malattie che si presentano in alcuni lavoratori poiché insorgono in seguito all’esposizione di cancerogeni presenti nell’ambiente circostante. La loro diagnosi è eziologica, cioè scientificamente provata, e si basa sull’ammissibilità che la continua esposizione all’agente cancerogeno sia sufficiente a causare la patologia.

Lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha identificato 102 agenti cancerogeni certi per l’uomo, di cui 44 cancerogeni professionali. Questi vengono suddivisi in:

  • 32 agenti chimici o fisici o miscele per i quali l’esposizione è prettamente occupazionale;
  • 12 processi industriali o professioni.

Cancerogeni “professionali”

I cancerogeni professionali sono sostanze chimiche, agenti fisici, biologici, o processi produttivi che possono causare un aumento significativo di tumori professionali. Sulla base del meccanismo di azione, si distinguono cancerogeni genotossici (o mutageni) e cancerogeni epigenetici. Mentre i primi sono in grado di provocare danni a livello del DNA delle singole cellule, generando modifiche ereditabili dalle cellule figlie, i cancerogeni epigenetici non danno luogo a mutazioni. Essi causano degli squilibri omeostatici tissutali che causano la formazione della neoplasia.

I cancerogeni epigenetici sono responsabili dell’aumento dell’incidenza dei tumori negli ultimi 30 anni. Inoltre, uno studio recente pubblicato su Jama Onclogy mette in evidenza come nonostante siano diminuite le abitudini tabagiche, è aumentato del 33% il numero di casi del tumore al polmone dal 2005 al 2015.

Principali cancerogeni chimici professionali

I principali cancerogeni chimici professionali vengono classificati in cancerogeni chimici organici e cancerogeni chimici inorganici. Tra questi, è opportuno menzionare:

  • il benzene: una sostanza chimica organica incolore. É un idrocarburo aromatico contenuto in alcuni solventi e nel fumo di sigaretta. Il benzene è presente anche nei gas di scarico di veicoli a motore alimentati a benzina. Il cancerogeno è responsabili dell’aumento del rischio di leucemia;
  • le diossine: sono sostanze formate da idrocarburi aromatici legati ad atomi di cloro. Si formano durante la prima fase di combustione dei rifiuti solidi urbani e ospedalieri. Queste sostanze aumentano il rischio di sviluppare il cancro al sistema immunitario e agli organi riproduttori;
  • i pesticidi: sono sostanze utilizzate in agricoltura, come i fitofarmaci ed i fertilizzanti sintetici. Questi sembrerebbero aumentare il rischio di tumore al sangue, al polmone, al pancreas, colon-retto, prostata, cervello e melanoma;
  • il cloruro di vinile: una sostanza organica che trova largo uso nell’industria della plastica, nel settore delle costruzioni e in quello automobilistico. Il materiale è utilizzato come isolante elettrico e per la costruzione di vari oggetti. L’esposizione a questa sostanza causa un aumento del tumore al fegato;
  • gli idrocarburi aromatici policiclici: sono sostanze organiche che si trovano nel fumo di sigaretta, nei cibi cotti alla griglia, nei gas di scarico delle auto e nei fumi generati dalla combustione del legno. Oltre al tumore del polmone, gli idrocarburi aromatici policiclici aumentano lo sviluppo di tumori della pelle e dell’apparato urinario.

Altre sostanze potenzialmente cancerogene sono alcuni metalli, tra cui l’arsenico, il berillio, il cadmio, il cromo, il piombo, il nichel e l’uranio.

Fibre di Amianto: il cancerogeno del terzo millennio

L’amianto è un minerale fibroso estratto dalle rocce. Presenta ottime proprietà fisiche come la resistenza al calore, all’usura, all’aggressione di sostanze chimiche, etc. La fibra killer ha trovato largo utilizzo nell’industria dell’edilizia, nei trasporti (aeronautica, ferroviara, navale e automobilistica), nell’industria chimica e metallurgica. Solo nel 1992, con l’applicazione della legge n. 257 – “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto“, è stata vietata l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di prodotti contenenti amianto.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, dichiara che in Italia, ogni anno, vengono diagnosticate circa 7.000 morti per esposizione all’amianto. Sul territorio italiano ci sono ancora 58milioni di mq di coperture in cemento-amianto e oltre 40milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto. Inoltre, l’ONA denuncia anche la presenza di amianto in almeno 2.400 scuole e circa 250 ospedali.

La cancerogenicità delle fibre di amianto è dovuta alla morfologia delle fibre. Le sottilissime e rigide fibre di amianto possono penetrare facilmente le membrane pleuriche, scatenando un’infiammazione cronica.

Tutela legale per le vittima di cancerogeni

Secondo uno studio europeo, i lavoratori esposti a cancerogeni in Italia, sono circa 4.200.000 su 21.8 milioni di lavoratori complessivi. Per tutti coloro che sviluppano particolari forme di tumore professionale, la legge prevede un risarcimento in forma economica o di natura assistenziale.

Il team di legali e medici specialisti, coordinati dall’Avv. Bonanni, possono aiutare i lavoratori esposti ad agenti cancerogeni professionali o i loro familiari ad ottenere le dovute prestazioni, già con una prima consulenza gratuita. Lo studio legale si contraddistingue per l’esperienza, serietà e professionalità di tutti componenti del team, selezionati dall’Avvocato Ezio Bonanni, pioniere, in Italia, delle cause per malattia professionale e risarcimento danni.

Riconoscimento della malattia professionale

Per ottenere il riconoscimento della malattia professionale, il lavoratore o i suoi familiari, hanno a disposizione 3 anni e 150 giorni dalla diagnosi per denunciare la malattia. Una volta recapitata la richiesta all’INAIL – Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, l’istituto accerterà l’effettiva esistenza della patologia e la sua origine professionale.

Malattie tabellate e non

Le malattie professionali dell’INAIL sono suddivise in due gruppi: le malattie tabellate e le malattie non tabellate.

Le malattie si dicono tabellate quando sono incluse in apposite tabelle legislative. Esse raccolgono in due gruppi differenti le malattie: per il settore dell’industria (85 malattie riconosciute) e per l’agricoltura (24 malattie riconosciute).

Per ogni malattia, è stato specificato anche il periodo massimo di indennizzabilità, ovvero il periodo entro il quale bisogna denunciare la malattia all’INPS. Per tutte queste malattie esiste una “presunzione legale di origine“. Ciò significa che il lavoratore dovrà solo dimostrare di aver effettuato la mansione, di esser stato esposto ad un fattore di rischio e aver denunciato la malattia entro i termini di indennizzo previsti.

Le malattie non tabellate, invece, sono tutte quelle malattie professionali non inserite nelle tabelle predisposte ex lege. Il lavoratore, in questo caso, avrà l’onere di dimostrare l’origine professionale della malattia, ovvero dimostrare che la malattia è scaturita da un fattore di rischio presente sul luogo di lavoro.

Nel caso dell’esposizione ad asbesto, studi scientifici hanno dimostrato la correlazione con altre neoplasie, oltre quelle riconosciute dall’INAIL, come

  • tumore al cervello;
  • cancro alla colecisti;
  • neoplasia al pancreas;
  • tumore alla prostata;
  • cancro al rene;
  • neoplasia alla tiroide;
  • carcinoma alla vagina-vulva;
  • tumori amianto emolinfopoietici;
  • cancro alla vescica;
  • cancro alla mammella.

Inoltre ci sono anche le patologie degenerative da amianto non tumorali, tra cui la miocardiopatia, il morbo di Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica, la fibromialgia e vari problemi cardiovascolari.

Risarcimento danni INAIL

Il riconoscimento dell’origine professionale della malattia, attribuisce al lavoratore o ai suoi familiari il diritto di ottenere un indennizzo dall’Istituto. L’indennizzo erogato generalmente consiste in una prestazione economica che dipende dall’entità del danno biologico subito dal lavoratore.

Quando l’esposizione ad un fattore di rischio causa un inabilità superiore al 6%, l’INAIL prevede una prestazione economica erogata in un’unica soluzione, del valore di 10.000€. Quando l’esposizione ad un fattore di rischio causa, invece, un inabilità superiore al 15%, l’Istituto Nazionale prevede una prestazione sotto forma di rendita mensile.

La rendita INAIL spetta:

  • al coniuge;
  • a figli legittimi, naturali, riconosciuti o riconoscibili, adottivi fino a 18 anni e ai figli a carico fino al 21esimo anno di età che frequentano la scuola media superiore e che non hanno un lavoro retribuito;
  • ai figli a carico fino al 26esimo anno di età, che frequentano l’università e che non hanno un lavoro retribuito;
  • ai figli a carico con oltre 26 anni di età se totalmente inabili.

In assenza di coniuge e figli, la rendita INAIL spetta ai genitori e/o ai fratelli e sorelle della vittima se a carico e conviventi.

Malattie asbesto correlate

Per le malattie asbesto correlate, la liquidazione del danno biologico da parte dell’INAIL si basa sulle Tabelle elaborate dal Tribunale di Milano che tengono conto del grado invalidante del lavoratore e della sua età. In questo modo si ottengono parametri oggettivi e chiari per la quantificazione del danno subito.

Inoltre, i lavoratori affetti da patologie asbesto correlate hanno accesso al prepensionamento e ad un indennizzo economico ulteriore erogato dal Fondo Vittime Amianto.

Responsabilità civile del datore di lavoro

Quando il datore di lavoro non rispetta le cautele imposte dalla legge (Decreto Legislativo 81/2008) per tutelare la salute e la sicurezza dei propri dipendenti sul luogo di lavoro, il lavoratore o i suoi familiari possono richiedere un risarcimento danni.

L’ammontare del danno differenziale dovuto dal datore di lavoro, ristora in tutte le voci di danno spettanti al lavoratore e conseguenti la malattia professionale. Il valore della prestazione economica si ottiene sottraendo le liquidazioni INAIL dalla somma di tutte le voci di danno spettanti al danneggiato (danno biologico, morale, esistenziale, patrimoniale). Ancora una volta, in caso di decesso della vittima, i suoi familiari ed eredi possono pretendere il risarcimento economico.

ONA e tutela legale per le vittime di cancerogeni

Le vittime di cancro e i loro familiari, possono ottenere il riconoscimento dei propri diritti rivolgendosi all’ONA. L’Osservatorio Nazionale Amianto, associazione APS specializzata nella tutela delle vittime amianto, insieme all’Avv. Ezio Bonanni, forniscono una prima consulenza medica e legale gratuita per decidere insieme la strategia migliore.

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