Sostanze chimiche e cancro al seno: una lista predittiva

Sono oltre novecento le sostanze chimiche comunemente presenti nei prodotti di consumo e nell’ambiente che ci circonda.

Molte possono contribuire allo sviluppo del cancro al seno.

Per fortuna, la ricerca ha scoperto un metodo rapido in grado di riconoscere il loro potenziale cancerogeno.

A spiegarlo, uno studio condotto dal Silent Spring Institute di Newton (Massachusetts)

Sostanze chimiche: un rischio per la salute delle donne

Navigare attraverso la vasta gamma di sostanze chimiche sintetiche sul mercato, con molte altre in costante sviluppo, è una sfida per le agenzie regolatorie e le aziende che le impiegano. 

Fortunatamente, gli scienziati stanno escogitato un metodo rapido per testare se una sostanza chimica può, potenzialmente, provocare il cancro al seno.

In che modo? Basandosi su tratti specifici delle sostanze stesse.

La scoperta potrebbe rappresentare una svolta nella comprensione delle correlazioni tra esposti chimici e il rischio di cancro al seno. 

Esploriamo insieme i dettagli di questo avvincente studio che potrebbe cambiare il modo in cui valutiamo e regolamentiamo le sostanze chimiche nella nostra vita.

Cancro al seno in crescita tra le giovani donne: a cosa si deve? 

Il cancro al seno continua a emergere come una sfida mondiale. Secondo l‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), «il tumore al seno è il cancro più comune tra le donne in tutto il mondo. Nel 2020, si stima che ci siano stati circa 2,3 milioni di nuovi casi di tumore al seno e più di 685.000 decessi dovuti a questa malattia».

Tuttavia, l’osservazione di un trend in aumento tra le giovani donne, ha sollevato interrogativi significativi.

A intrigare gli studiosi, è soprattutto la constatazione che tale aumento non può essere completamente attribuito a fattori genetici.

«Abbiamo bisogno di nuovi strumenti per identificare le esposizioni ambientali che potrebbero contribuire a questa tendenza, in modo da poter sviluppare strategie di prevenzione e ridurre il peso della malattia». Così esordisce Jennifer Kay, ricercatrice del Silent Spring Institute.

«Il nuovo studio fornisce una tabella di marcia per gli enti regolatori e i produttori, in grado di segnalare rapidamente le sostanze chimiche che potrebbero contribuire al cancro al seno. In questo modo si può di prevenirne l’uso nei prodotti di consumo e trovare alternative più sicure», prosegue la dott.ssa.

Ed è lei l’ autrice principale di uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives, intitolato “Applicazione del quadro delle caratteristiche chiave per identificare potenziali agenti cancerogeni al seno utilizzando dati in vivo, in vitro e in silico disponibili al pubblico”. Per chi non lo sapesse, il silico descrive la modellizzazione, la simulazione e la visualizzazione di processi biologici e medici nei computer.

Segnali ormonali

Ma veniamo alla ricerca. Kay e il suo team hanno scandagliato i database internazionali e governativi più autorevoli degli Stati Uniti, come l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), il Programma nazionale di tossicologia, l’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) e il National Cancer Institute. 

Obiettivo? Svelare il volto nascosto delle sostanze chimiche responsabili di tumori mammari negli animali. 

Il loro focus, tuttavia, è andato ben oltre la semplice raccolta dati. 

Attraverso il sofisticato programma ToxCast dell’EPA (lanciato nel 2007) , il team ha cercato di identificare tutte quelle sostanze chimiche in grado di alterare gli ormoni del corpo e gli interferenti endocrini, così da comprendere i fattori che potrebbero favorire il cancro al seno. 

Un’ attenzione particolare è stata data alle sostanze che agiscono sul recettore degli estrogeni, una chiave di volta presente nelle cellule mammarie, e quelle che incitano la produzione di estrogeni o progesterone. Tutti fattori di rischio ormai noti per il cancro al seno.

Il risultato? 

I ricercatori hanno stilato una lista di ben 921 sostanze chimiche, potenzialmente responsabili dello sviluppo del tumore mammario. 

Occhio alle sostanze di uso domestico 

Sorprendentemente, il 90% di queste sostanze si annida tra le nostre vite quotidiane, nei prodotti di consumo, negli alimenti e nelle bevande, nei pesticidi, nei farmaci e nei luoghi di lavoro.

Scavando più a fondo, l’analisi ha svelato che 278 tra queste sostanze, causano tumori mammari negli animali. Un dato che scuote le fondamenta della nostra comprensione sulle sottili influenze ambientali che possono scatenare il caos nel delicato equilibrio delle cellule mammarie.

Perché sono così dannose?

Più della metà di queste sostanze (ben 420), indurrebbe le cellule a produrre quantità sproporzionate di estrogeni o progesterone, mentre circa un terzo attiverebbe il recettore degli estrogeni. Fattori che aumentano il loro rischio cancerogeno.

Per tali motivi, la dottoressa Kay e il suo team ci invitano a considerare le implicazioni di queste sostanze chimiche onnipresenti nella nostra vita.

«Il cancro al seno è una malattia ormonale, quindi il fatto che così tante sostanze chimiche possano alterare gli estrogeni e il progesterone è preoccupante», sottolinea la studiosa.

Proseguendo nella ricerca, non solo la lista di sostanze sospettate si allunga, ma il loro profilo di pericolosità si intensifica.

«Storicamente, le sostanze chimiche che causano tumori al seno negli animali erano considerate il miglior indicatore della possibilità che potessero causare il cancro al seno negli esseri umani».

Ad affermarlo, il coautore Ruthann Rudel, direttore della ricerca del Silent Spring. «Ma gli studi sugli animali sono costosi e richiedono molto tempo, motivo per cui così tante sostanze chimiche non sono state testate. I nostri risultati mostrano che lo screening delle sostanze chimiche per questi tratti ormonali potrebbe essere una strategia efficace per individuare potenziali agenti cancerogeni al seno».

Evoluzioni degli studi 

Sostanze chimiche: le tinture per capelli possono provocare il cancro al seno

Il nesso tra sostanze chimiche e aumento dell’incidenza dei tumori al seno, è oggetto di studio da decenni.

In passato, la ricerca aveva già delineato una mappa dettagliata di agenti cancerogeni quali pesticidi, tinture per capelli e altre sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera..

I collegamenti, emersi da numerosi studi condotti su persone, avevano confermato il nesso intreccio tra l’esposizione quotidiana e il rischio di sviluppare il cancro al seno.

Tuttavia, l’osservazione di queste associazioni letali ha richiesto e richiede tuttora una paziente attesa da parte degli scienziati.

Si devono infatti monitorare centinaia o migliaia di individui esposti a sostanze chimiche nel corso degli anni, per poi valutare chi sviluppa il cancro al seno molti anni dopo l’esposizione.

Una tabella altamente predittiva sulle sostanze cancerogene

Dalle evidenze raccolte dopo anni di studi, la scienza sta delineando una tabella di marcia per la sicurezza, una sorta di linea guida sulle sostanze chimiche presenti nei nostri ambienti. 

Una guida che ci spinge a chiedere cambiamenti significativi nella nostra esposizione quotidiana, sottolineando l’importanza di una consapevolezza crescente e di scelte informate per la nostra salute futura.

Del resto, dall’inizio della vita, durante la gravidanza, fino alla pubertà, le sostanze chimiche che alterano gli ormoni possono plasmare lo sviluppo del seno in modi che, come suggerito da studi recenti, potrebbero innescare un aumento del rischio di cancro al seno in futuro.

«Non è fattibile, né è etico, aspettare così a lungo», tuona Rudel. «Ed è un altro motivo per cui abbiamo bisogno di strumenti migliori per prevedere quali sostanze chimiche potrebbero causare il cancro al seno in modo da poter evitare tali esposizioni».

E qui, la novità…

La lista “salvifica”

Lo studio rivoluzionario del Silent Spring Institute, con la sua rilevante lista di oltre 900 sostanze potenzialmente correlate al cancro al seno, compresi più di 30 pesticidi già approvati dall’EPA (nonostante legami evidenti con i tumori mammari), solleva interrogativi profondi sulla nostra attuale metodologia di approvazione.

Questo autunno, l’EPA ha varato un nuovo piano strategico, un passo importante per assicurare che i pesticidi siano valutati attentamente per i loro impatti sugli ormoni. 

Gli autori dello studio Silent Spring, sperano che il loro elenco esaustivo di sostanze chimiche rilevanti per il cancro al seno, comprendente centinaia di interferenti endocrini, possa fornire una mappa chiara per informare e plasmare questa nuova strategia dell’EPA. Una guida preziosa per migliorare le normative e proteggere in modo più efficace il pubblico da esposizioni dannose.

Note

Altri coautori del nuovo studio includono Megan Schwarzman dell’UC Berkeley e Julia Brody del Silent Spring Institute.

Fonte

Applicazione del quadro delle caratteristiche chiave per identificare potenziali agenti cancerogeni al seno utilizzando dati in vivo, in vitro e in silico, Environmental Health Perspectives (2024).

Materiale fornito dal Silent Spring Institute

Autore: Simona Mazza Certelli