Cos’è questo male interiore che affligge l’anima. Ne parleremo con il dottor Francesco Minelli, psicologo psicoterapeuta specializzato in psicoterapia psicodinamica
Uno sguardo perso nel nulla, la sensazione che nessun evento (felice, triste, importante) possa colmare quel senso di vuoto che “paralizza” l’animo, come fosse privo di emozioni e reazioni verso la vita, il mondo, sé stessi e gli altri. Questo senso di “vuoto interiore” può essere dovuto ad un momento particolare della vita (eventi dolorosi, traumi) ma ci sono persone che convivono con questo male come se nulla possa scalfire la staticità della loro vita. Cercano in ogni modo emozioni forti e travolgenti ma è difficile che riescano a trovarle e, in alcuni casi, le inseguono negli altri per farle proprie. Ecco perché alcuni soggetti che sentono la loro vita vuota, inutile e statica si circondano di quanto più diverso da loro, cioè di persone che hanno la capacità di vivere a pieno le emozioni positive e negative per potersi poi guardare con gli occhi dell’altro.
Vuoto interiore: un episodio scatenato dal dolore
Di seguito condivido con voi un mio scritto del 2018. Era un periodo molto triste della mia vita, iniziai a scrivere e fu proprio la scrittura a darmi la forza per superare le difficoltà e quel senso di vuoto e angoscia che accompagnava le mie notti. Presi, poi, delle decisioni che mi portarono ad essere la persona che sono ora. Vivere la vita a pieno, la felicità, la tristezza è sempre stata una mia caratteristica e passare un momento così buio è stato come trovarsi di fronte alla morte. Ma ne sono uscita in pochi mesi. Con la forza di volontà e l’amore per la scrittura. Di seguito il mio scritto di allora per dirvi che si possono superare questi momenti. È difficile ma vivere a pieno la vita, per quanto possa essere travolgente, è un’emozione che non ha prezzo e ci insegna sempre qualcosa nel bene e nel male.
Il vuoto della “morte“
“Una tenue luce violacea che riflette sul muro bianco della mia casa, l’unica accesa ora che vorrei il buio. Da qui si vedono le scale. Non c’è dolore in questo silenzio, non urla né grida. È il silenzio della morte. Tombale, abissale, vuoto. Una morte priva di speranza, nella quale non si può cadere, né volare, solo rimanere lì con i piedi coperti di sabbia umida. E la notte. Che ogni sera si prende gioco di me regalandomi disperazione o vuoto. Una morte che contagia, che risucchia ogni energia in ogni pensiero, un’angoscia che sfinisce, che si placa per poi ritornare improvvisamente e soffocare ciò che di buono hai costruito in sua assenza”.
Parleremo del vuoto interiore con il dottor Francesco Minelli psicologo psicoterapeuta
1) Cosa si intende per “vuoto interiore” e quali sono i sintomi?
Il “vuoto interiore” è una condizione psicologica caratterizzata dalla percezione di una profonda mancanza di significato e di un senso di incompletezza. Chi lo sperimenta avverte un senso di assenza, come se mancasse qualcosa di fondamentale nella propria vita, ma spesso senza riuscire a definirne chiaramente la natura.
I sintomi più comuni includono:
– Una costante sensazione di insoddisfazione, indipendentemente dagli eventi esterni;
– Apatia e difficoltà a provare emozioni intense, sia positive che negative;
– Tendenza all’isolamento e alla disconnessione emotiva dagli altri;
– Ansia e angoscia legate all’incapacità di trovare un senso di realizzazione;
– Ricorso a strategie compensatorie, come dipendenze (da sostanze, gioco, lavoro, relazioni disfunzionali) o comportamenti compulsivi (shopping, iperattività, eccessiva esposizione ai social media).
Questa condizione può variare di intensità e durata, e in alcuni casi diventa invalidante, impedendo alla persona di vivere appieno la propria esistenza.
2) Quali sono le cause scatenanti?
Le origini del vuoto interiore sono complesse e possono derivare da una combinazione di fattori psicologici, relazionali ed esistenziali. Tra le cause più frequenti troviamo:
Esperienze infantili: una mancanza di attaccamento sicuro con le figure di riferimento nei primi anni di vita può generare un senso di insicurezza profonda e difficoltà a sviluppare un’identità solida.
Trascuratezza affettiva o ipercriticismo: crescere in un ambiente privo di affetto autentico o con aspettative irrealistiche può portare a una costante sensazione di inadeguatezza.
Eventi traumatici: lutti, separazioni, abbandoni, abusi o fallimenti significativi possono innescare il senso di vuoto, specialmente se non adeguatamente elaborati.
Crisi esistenziali: il vuoto può emergere in momenti di riflessione sulla propria vita, specialmente quando i valori e gli obiettivi perseguiti non sembrano più soddisfacenti.
Aspettative della società: il materialismo, la competizione e la ricerca costante di successo possono indurre un senso di alienazione e di mancanza di autenticità nelle relazioni umane.
3) Il “vuoto interiore” è sempre associato a patologie psichiatriche o può essere anche dovuto a un momento particolare (evento traumatico, lutto, patologie fisiche)?
Il vuoto interiore non è necessariamente indice di una patologia psichiatrica, anche se può essere un sintomo di disturbi specifici come:
Depressione maggiore: il senso di vuoto è spesso accompagnato da perdita di energia, mancanza di motivazione e pensieri negativi ricorrenti.
Disturbo borderline di personalità: uno dei criteri diagnostici di questo disturbo è proprio un persistente senso di vuoto e instabilità emotiva.
Disturbo post-traumatico da stress (PTSD): dopo esperienze traumatiche, alcune persone possono sviluppare un senso di dissociazione emotiva che si traduce in vuoto interiore.
Tuttavia, questa sensazione può manifestarsi anche in assenza di un disturbo clinico, in risposta a eventi difficili della vita come un lutto, una malattia grave o un cambiamento significativo. In questi casi, il vuoto è una reazione transitoria che, se affrontata con strumenti adeguati, può essere superata.
4) Come si può (se possibile) curare e “colmare” questa sensazione di vuoto?
Il trattamento del vuoto interiore richiede un lavoro terapeutico individualizzato e specifico. La Psicoterapia psicodinamica, ad esempio, permette di esplorare le radici profonde del vuoto, identificando e lavorando sulle esperienze passate che hanno contribuito alla sua formazione e stabilizzazione. In ogni caso è possibile lavorare anche su questi punti:
La Costruzione di relazioni autentiche e profonde: investire in relazioni significative può aiutare a colmare il vuoto e a sviluppare un senso di connessione con gli altri.
Attività creative e pratiche contemplative: la meditazione, la scrittura, l’arte e la musica possono offrire uno spazio di espressione e riflessione interiore.
Attività che danno senso e scopo: impegnarsi in progetti che riflettano i propri valori e desideri autentici aiuta a creare un senso di direzione e soddisfazione.
Per chi desidera approfondire ulteriormente questo tema, ho realizzato un video sul mio canale YouTube nel quale approfondisco tutti questi temi in maniera precisa e spiego qual è la soluzione per guarire davvero da questa sensazione così invalidante.