Radioisotopi e radiofarmaci nella lotta contro il cancro e non solo

Nel mondo della medicina nucleare, l’utilizzo sempre più diffuso di radioisotopi medici e radiofarmaci sta rivoluzionando la diagnosi e il trattamento di malattie gravi come il cancro. Cosa sono esattamente questi misteriosi agenti, come hanno trasformato la diagnosi e il trattamento delle malattie e qual è la storia dietro questi strumenti vitali?

Conosciamo radioisotopi e radiofarmaci

Radioisotopi e radiofarmaci: impiego

I radioisotopi medici sono stati prodotti per la prima volta in un reattore di ricerca agli albori degli anni ’40. Uno dei primi successi fu l’iodio-131 (I-131), utilizzato per diagnosticare e trattare il cancro alla tiroide. Oggi, il molibdeno-99 (Mo-99), l’isotopo genitore del tecnezio-99m (Tc-99m), rappresenta uno dei radioisotopi medici più importanti. Quest’ultimo è impiegato in circa l’85% delle procedure di medicina nucleare nel mondo, per diagnosi di tumori e malattie cardiache, cerebrali e ossee.

Un altro protagonista degno di nota è il lutezio-177 (Lu-177), fondamentale per la produzione di radiofarmaci terapeutici. Utilizzato per curare dolori ossei e tumori alla prostata, allo stomaco e all’intestino, il Lu-177 rappresenta una svolta nella lotta contro il cancro.

Renata Mikołajczak, ricercatrice del Centro radioisotopico POLATOM di Otwock (Polonia) sottolinea che, attualmente, almeno venti nuovi farmaci basati su questo radioisotopo sono in fase di sviluppo in tutto il mondo.

«I recenti sviluppi nella radioterapia basata sul Lu-177 hanno trasformato radicalmente l’approccio alla gestione dei tumori neuroendocrini e della prostata, portando a risultati migliorati per i pazienti». A dichiararlo, Aruna Korde, scienziata radiofarmaceutica dell‘AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.

Veniamo alle caratteristiche di radioisotopi e radiofarmaci.

Radioisotopi: campi di applicazione

I radioisotopi sono elementi chimici instabili radioattivi che, legati a molecole specifiche nelle formulazioni farmaceutiche, emettono radiazioni facilmente tracciabili. Caratteristica indispensabile nel campo della medicina diagnostica.

Ma il loro potenziale va oltre: hanno anche un potere terapeutico.

Indirizzandoli direttamente al tessuto tumorale, specialmente nel caso di  cancro della prostata, della mammella o dell’intestino, sono infatti in grado di colpire le cellule malate.

Radiofarmaci: uso diagnostico e terapeutico

Quanto ai radiofarmaci diagnostici, essi rappresentano un’importante applicazione pratica dei radioisotopi in medicina. Somministrati ai pazienti per via orale, endovenosa o attraverso inalazione, durante il loro viaggio all’interno del corpo umano iniziano a emettere radiazioni gamma.

Successivamente, una fotocamera esterna non invasiva rileva i raggi gamma, producendo immagini dettagliate degli organi o dei tessuti interessati.

«I radioisotopi medici e i radiofarmaci possono salvare la vita quando sono preparati e somministrati in modo appropriato», aggiunge Melissa Denecke, direttrice della Divisione di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Questo sottolinea l’importanza di una corretta preparazione e somministrazione di tali strumenti, che possono fare la differenza tra la vita e la morte per molti pazienti.

A questo punto, una domanda sorge spontanea: dove vengono prodotti i radioisotopi?

Dietro le quinte della produzione di radioisotopi

Radioisotopi: venticinque Paesi sono attivamente coinvolti nella produzione

Attualmente, quaranta Paesi in tutto il mondo vantano reattori di ricerca in grado di produrre questi strumenti diagnostici. Di questi, circa venticinque sono attivamente coinvolti nella produzione di radioisotopi per scopi medici.

Attraverso la condivisione di conoscenze e competenze, l’AIEA aiuta a utilizzare i reattori di ricerca in modo efficiente e sicuro, garantendo un’approvvigionamento stabile di radioisotopi per scopi medici e industriali. Cosa non semplice, visto che le richieste sono tantissime. Come afferma Bernard Ponsard, responsabile del progetto radioisotopi del Centro belga di ricerca nucleare: «c’è ancora molta strada da fare per soddisfare la crescente domanda di radioisotopi basati su reattori di ricerca». E questa domanda non riguarda solo la medicina, ma anche l’industria e la ricerca scientifica.

«L’AIEA sta costruendo e alimentando una comunità di professionisti in tutto il mondo in grado di produrre radioisotopi e radiofarmaci sicuri e di alta qualità», rimarca Denecke. «Il nostro obiettivo finale è contribuire ad aumentare la produzione globale di questi strumenti essenziali per la medicina nucleare e colmare le lacune nell’accesso in alcune regioni, in modo che le persone vulnerabili affette da cancro e altre malattie potenzialmente letali possano ricevere le cure di cui hanno bisogno».

Necessità di ulteriori studi

Nonostante i successi, rimangono ancora delle lacune nella comprensione del comportamento biologico dei radiofarmaci terapeutici marcati con Lu-177.

Nel frattempo, il progetto di ricerca si propone di identificare e affrontare i fattori che potrebbero limitare l’efficacia di questi radioterapici. Ma cosa significa tutto questo in termini pratici?

In poche parole, il progetto prevede lo sviluppo e l’esecuzione di valutazioni precliniche approfondite dei radiofarmaci Lu-177, allo scopo di valutarne il potenziale nel colpire alcuni dei tumori più pericolosi. Inoltre, si propone di fornire linee guida essenziali per la radiomarcatura e per la valutazione di qualità, sicurezza ed efficacia dei radiofarmaci basati su Lu-177.

Sebbene ci siano ancora sfide da affrontare e domande da rispondere, la determinazione e la collaborazione della comunità scientifica stanno aprendo nuove strade verso un futuro senza cancro.

Autore: Simona Mazza Certelli