La chemio intelligente contro il tumore al seno

E’ stata definita “chemio intelligente” la nuova terapia con gli anticorpi coniugati messa a punto per il tumore al seno metastatico di tipo Her2-low; oppure di tipo triplo negativo ma sempre con un basso livello della proteina Her2.

La novità è tutta italiana. A spiegare questo approccio innovativo è stato infatti Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all’Università di Milano e direttore Divisione sviluppo nuovi farmaci e terapie innovative all’Istituto europeo di oncologia (Ieo), durante una conferenza stampa al congresso della Società americana di oncologia clinica (ASCO).

Lo studio sull’anticorpo coniugato trastuzumab-deruxtecan ha evidenziato che questo mix agisce come un cavallo di Troia nell’organismo. I due anticorpi monoclonali infatti si legano al farmaco della chemioterapia che li porta direttamente nella cellula tumorale.

Chemio intelligente non ancora approvata

La cosiddetta “chemio intelligente” basata sugli anticorpi coniugati è però ancora in fase sperimentale; infatti non ha ancora ricevuto l’approvazione ufficiale dalle agenzie regolatorie.

Far girare l’informazione su questa nuova possibilità, secondo il prof. Curigliano, sarà molto importante “per fare in modo che le tante pazienti che ne hanno l’indicazione possano accedere alla terapia, per ora nell’ambito delle sperimentazioni“.

L’uso degli anticorpi monoclonali anticancro

La cura con gli anticorpi monoclonali contro il cancro è un approccio usato soprattutto negli ultimi anni e favorisce una azione combinata tra le varie terapie.

Il compito degli anticorpi consiste in particolare nel riconoscere quelle proteine essenziali nella proliferazione delle cellule cancerose, legarsi ad esse ed impedire in questo modo la crescita del tumore. Funziona così ad esempio proprio con gli anticorpi monoclonali utilizzati per contrastare il tumore al seno, ma anche quello del colon retto e i tumori del distretto testa-collo.

Altri anticorpi invece inibiscono il processo di angiogenesi, ossia la formazione di quei nuovi vasi sanguigni che hanno la funzione di apportare nutrimento al tumore. Alcuni sono invece utilizzati come veicoli per introdurre e indirizzare farmaci chemioterapici o isotopi radioattivi direttamente al tumore; altri ancora agiscono come “esca” per il sistema immunitario umano, legandosi alla superficie delle cellule malate per provocarne la distruzione in modo naturale; infine ci sono gli anticorpi monoclonali che si comportano da inibitori dei checkpoint immunologici, come nelle nuove terapie per il tumore del polmone e il melanoma; questi ultimi hanno il compito di frenare l’attività immunitaria per esempio dopo l’eliminazione del patogeno, evitando così all’organismo di autodanneggiarsi.

Autore: Stefania Belmonte