Dal mese di gennaio 2024 le donne in Italia potranno ricorrere alla procreazione assistita pagando semplicemente un ticket. Ad annunciarlo è stato il ministro della salute, Orazio Schillaci. “Dopo sei anni di attesa, abbiamo messo fine ad un’iniquità che non era più tollerabile” – ha detto durante il convegno “Natalità: work in progress” promosso dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo).
Ma per il sostegno alla natalità “c’è bisogno anche del contributo del personale sanitario, in particolare di ginecologi, ostetriche e anche di medici di medicina generale e di tutte le figure che, grazie al rapporto fiduciario con le proprie assistite, possono promuovere conoscenza e consapevolezza“.
Procreazione assistita, i numeri in Italia
In Italia, nel 2020, sono state 65.705, di cui la maggior parte (57.656) con gameti della coppia e una minoranza (8.049) con gameti donati.
I trattamenti si sono svolti in 332 centri attivi, di cui 101 pubblici, 20 privati convenzionati e 211 privati.
Sono 11.305 i bambini nati vivi: 9.158 con gameti della coppia e 2.147 con gameti donati. Tale numero è pari al 2,8% del totale bambini nati nel 2020 (404.892 nati vivi, Fonte: ISTAT).
I dati sono quelli della Relazione sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita – anno 2022 e rappresentano la totalità dei trattamenti, eseguiti con tutte le tecniche.
Sono tre le tecniche in uso in Italia e si distinguono in I, II e III livello in base alla complessità e al grado di invasività. Le tecniche di I livello sono semplici e poco invasive: la fecondazione si realizza all’interno dell’apparato genitale femminile. Le tecniche di II e III livello, invece, sono più complesse e invasive e prevedono la fecondazione in vitro.
L’impegno del ministro: centri più a misura di coppia
L’impegno che si è assunto il ministro Schillaci è arduo ma non impossibile. E’ quello di rendere il più possibile i centri di procreazione assistita e i centri nascita sempre più a misura di coppia.
Nonché rendere il percorso nascita sempre più sicuro, quindi offrendo – afferma Schillaci – “tutte le indagini necessarie a un adeguato screening prenatale materno e fetale; rendendo sempre più sicuri, ma sempre più a misura di ‘coppia’, i punti nascita, offrendo parto-analgesia a chi lo richiede; generalizzando la pratica del rooming-in e introducendo l’assistenza domiciliare nel puerperio in maniera più estesa e omogenea“.