Lifting e mini-lifting: continuiamo a parlare di chirurgia con il dottor Mauro Leonardis

Prosegue l’intervista sulla chirurgia. Oggi parleremo di lifting e mini-lifting. Quello che mi avete chiesto!

La chirurgia estetica nasce dove c’è un disagio. La paziente non è mai obbligata a fare un intervento, che ovviamente risulta essere di non necessità. Infatti, è l’unica branca della medicina dove la diagnosi è fatta dal paziente a cui non piace una parte del suo corpo o del viso. Sta al medico invece dare la corretta indicazione circa l’intervento richiesto.

Il lifting e il mini-lifting

A che età fare un lifting? Sembra che farlo in tarda età sia sconsigliato. Che differenza c’è tra mini-lifting e il lifting?  Ci sono medici che chiamano ” mini lifting ” un ringiovanimento ottenuto tramite una serie di iniezioni (acido ialuronico o microiniezioni di botulino).

“Mi fa piacere che stia cambiando la mentalità generale, anche dei chirurghi. Il lifting è un ringiovanimento totale del viso. Dividiamo il volto in tre parti: terzo inferiore, che è costituito da collo e arco mandibolare, terzo medio che è la parte del viso che va dalla bocca ad una linea orizzontale passante per gli occhi e terzo superiore, che è costituito dalla parte temporale e dalla fronte. Quando facciamo il lifting andiamo a trattare tutte e tre queste parti del viso mentre con il mini-lifting, trattiamo solo una o due di queste parti.

Quindi, quando parliamo di mini-lifting del terzo inferiore, ad esempio, ci riferiamo al lifting del collo e della mandibola. Questo non ha niente a che vedere con tutto ciò che è medicina estetica, ovvero filler, botulino e tutto il resto”.

L’età “giusta” per fare il lifting

“Io vengo dalla scuola brasiliana perché ho fatto la mia formazione dopo la laurea per sei anni in Brasile. Parliamo comunque di vent’anni fa, infatti sono tornato in Italia all’inizio degli anni 2000.

Le donne in Brasile si sottopongono molto presto al lifting (intorno ai 35, 45 anni a seconda dai casi e dal livello di invecchiamento). Il vantaggio è che, quando il lifting lo si fa prima le rughe non si sono ancora ben formate ed il risultato dura di più nel tempo, anche l’aspetto giovanile della persona rimane per più tempo.

Quindi non è raro in Brasile e nel Sud-America trovare delle donne che hanno fatto il lifting intorno ai 40 anni e che a 60 anni ne hanno ancora l’aspetto della quarantenne e in alcuni casi anche della trentenne.

Un buon lifting fatto intorno ai 40 dura circa 15 anni o anche qualcosina in più. Se facciamo il lifting intorno ai 55, 60 anni ha una durata di circa 10 anni prima che si ritorni allo stato di partenza.

Qui in Europa, rispetto al Brasile, si fa di tutto e di più per non arrivare al lifting o per arrivarci più tardi possibile.

E questo è anche un po’ il motivo per cui spesso i risultati non sono ottimali”.

Dopo un lifting la paziente può vedersi stravolta?

“Prima c’erano tecniche che lasciavano cicatrici e stigmate evidenti. Io lavoro sempre davanti ai capelli. Andando ad incidere nella parte precapillare si lavorano molto meglio le aree da ringiovanire. Inoltre, questa tecnica ci dà la possibilità di dimettere le pazienti anche dopo un’ora”.

La chirurgia plastica non è un’arma per migliorare mentalmente

Gli interventi di chirurgia plastica vanno fatti per la propria persona. Non bisogna farsi influenzare da un marito o da un compagno né in senso positivo né negativo.

Se una paziente viene da me perché il marito l’ha lasciata per una donna più giovane ed è convinta che, se si rifarà il seno o un altro tipo di intervento, ricomincerà a stare, bene non risolverà certo il problema.

Capitano spesso queste situazioni, cioè delle pazienti che si sono lasciate da poco con il marito e vogliono fare un intervento con queste motivazioni.

In quei casi non va fatto nulla.

La chirurgia plastica ed estetica non è un’arma per migliorare mentalmente. Se c’è un difetto e si decide di sottoporsi ad intervento di chirurgia estetica la persona deve stare bene anche mentalmente per affrontare un intervento che comporta un post-operatorio in cui ci possono esserci dolori e fastidi”.

Parliamo adesso delle controindicazioni. Il lifting può comportare anche gravi problemi come una paresi?

Il discorso della paresi facciale è una problematica di un lifting fatto male. Il nervo dell’espressione facciale passa sotto il muscolo chiamato SMAS che sta sotto la pelle.

Ci sono vari gradi di profondità del lifting.

Il lifting si compone di uno scollamento sottocutaneo (sopra lo SMAS) ed eventualmente di uno scollamento sotto lo SMAS. Se c’è un cedimento del muscolo si preferisce tirarlo e appoggiare sopra la pelle per evitare di tirarla troppo e avere risultati innaturali.

L’effetto “faccia finta” si ha quando si tira solo la pelle e non si tratta anche il muscolo in un caso di cedimento profondo dei tessuti. Bisogna cercare di capire dove sta il cedimento e se questo è profondo.

Se invece la paziente è più giovane e non ha grosse problematiche va solamente tirata la pelle. Per quanto riguarda il discorso della lesione del nervo facciale e della conseguente paralisi, posso dire che lavorare sotto il muscolo è delicato e bisogna saperlo fare”.

Le tecniche “pericolose”

“Esistono delle tecniche che, spesso, vengono dagli Stati Uniti, “abbastanza pericolose”. Lì torna un po’ in gioco il principio che mi porto dalla scuola di chirurgia plastica brasiliana dove si dice che l’ottimo è il nemico del buono. Cioè, preferisco utilizzare una tecnica meno efficace ma che su cento pazienti non mi procurerà neanche un problema. Quindi prima di tutto la sicurezza della persona.

Non andrei mai ad utilizzare determinate tecniche dove c’è un minimo rischio che possa andare a danneggiare il nervo”.

Nel prossimo articolo il dottor Leonardis risponderà alle vostre domande sulla blefaroplastica, liposuzione, filler e botulino.

Autore: Ilaria Cicconi