Servizio Sanitario Nazionale: una crisi senza precedenti

Codice Rosso per il SSN, liste di attesa infinite e rinunce alle cure. I 14 punti del nuovo Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale

Il privato avanza e la sanità pubblica è vicina a un punto di non ritorno afferma Nino Gambellotta, presidente della fondazione Gimbe che ha lanciato l’allarme di un Servizio Sanitario Nazionale in “Codice Rosso”.

La fondazione, attraverso la diffusione e l’applicazione di attività indipendenti di ricerca, ha lo scopo di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico equo e universalistico.
La sanità pubblica dovrebbe essere un pilastro per l’Italia, in quanto repubblica democratica. Il diritto alla tutela della salute è un principio fondamentale della nostra Costituzione.
Purtroppo, come sostiene il presidente dell’associazione Gimbe: “il livello di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita economica del Paese. La perdita di un SSN universalistico porterà ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti”.

La pandemia ha indebolito il SSN

La crisi di sostenibilità del SSN – dichiara Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – sta raggiungendo il punto di non ritorno tra l’indifferenza di tutti i Governi. Questi, negli ultimi 15 anni, oltre a tagliare o non investire in sanità, sono stati incapaci di attuare riforme coraggiose per garantire il diritto alla tutela della salute“.

Il risultato è che oggi i pazienti “vivono le conseguenze di un SSN ormai in codice rosso per la coesistenza di varie malattie. Queste sono: imponente sottofinanziamento, carenza di personale per assenza di investimenti, mancata programmazione e crescente demotivazione, incapacità di ridurre le diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e inesorabile avanzata del privato. Un SSN gravemente malato che costringe i pazienti ad attese infinite, migrazione sanitaria, spese ingenti, sino alla rinuncia alle cure”.

I dati dell’Istat

Secondo una recente audizione dell’Istat la quota di persone che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie è passata dal 6,3% nel 2019 al 9,6% nel 2020 sino all’l’11,1% nel 2021. E se nel 2022 le stime attesterebbero un recupero con una riduzione al 7%, l’ostacolo principale rimangono le lunghe liste di attesa (4,2%) rispetto alle rinunce per motivi economici (3,2%).

Nel 2021, inoltre, la spesa sanitaria in Italia ha raggiunto i 168 miliardi di euro. Di cui 127 di spesa pubblica (75,6%), 36,5 (21,8%) a carico delle famiglie e 4,5 (2,7%) sostenuti da fondi sanitari e assicurazioni. La chiave di lettura, commenta Cartabellotta, “è chiarissima: la politica si è sbarazzata di una consistente quota di spesa pubblica per la sanità, scaricando oneri iniqui sui bilanci delle famiglie”.

Quanto alle diseguaglianze territoriali, il gap Nord-Sud è “ormai incolmabile, e rende la ‘questione meridionale’ in sanità una priorità sociale ed economica”. Infatti, guardando ai punteggi Lea nel decennio 2010-2019, tra le prime 10 Regioni solo due sono del centro (Umbria e Marche) e nessuna del sud. Nel 2020 solo 11 Regioni risultano adempienti ai Lea, di cui solo la Puglia al Sud.

Le diseguaglianze

Il 31 marzo a Bologna, durante la 15° Conferenza Nazionale, è stato presentato il “Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale”. Il diritto alla tutela della salute sta diventando un privilegio per pochi e, purtroppo a rimetterci sono sempre le persone fragili ed economicamente svantaggiate.

Intanto, avanza il privato, per chi può permetterselo. Per gli altri sventurati, la salute resta in balia dell’incertezza e di professionisti che, oramai, vanno scomparendo sul fronte etico, morale e di competenza.  È necessario investire sul personale sanitario con risorse vincolate, programmare adeguatamente il fabbisogno di tutti i professionisti sanitari. Inoltre, riformare i processi di valutazione e valorizzazione delle competenze secondo un approccio multi-professionale.

Il Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale

  • LA SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE. Mettere la salute e il benessere delle persone al centro di tutte le decisioni politiche. Non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali, oltre che di istruzione, formazione e ricerca (Health in All Policies).
  • PREVENZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE. Diffondere la cultura e potenziare gli investimenti per la prevenzione e la promozione della salute. Attuare l’approccio integrato One Health, perché la salute delle persone, degli animali, delle piante e dell’ambiente sono strettamente interdipendenti.
  • GOVERNANCE STATO-REGIONI. Potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni per ridurre diseguaglianze. Garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute su tutto il territorio nazionale.
  • FINANZIAMENTO PUBBLICO. Aumentare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e stabile, allineandolo entro il 2030 alla media dei paesi europei. Questo, al fine di garantire l’erogazione uniforme dei LEA, l’accesso equo alle innovazioni e il rilancio delle politiche del personale sanitario.
  • LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA. Garantire l’aggiornamento continuo dei LEA per rendere rapidamente accessibili le innovazioni e potenziare gli strumenti per monitorare le Regioni.
  • PROGRAMMAZIONE, ORGANIZZAZIONE E INTEGRAZIONE DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-SANITARI. Programmare l’offerta di servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute e renderla disponibile tramite reti integrate, che condividono percorsi assistenziali, tecnologie e risorse umane. Con lo scopo di al ridurre la frammentazione dell’assistenza, superare la dicotomia ospedale-territorio e integrare assistenza sanitaria e sociale. 
  • PERSONALE SANITARIO. Rilanciare le politiche sul capitale umano in sanità al fine di valorizzare e (ri)motivare la colonna portante del SSN. Investire sul personale sanitario, programmare adeguatamente il fabbisogno di tutti i professionisti sanitari. Riformare i processi di valutazione e valorizzazione delle competenze secondo un approccio multi-professionale.
  • SPRECHI E INEFFICIENZE. Ridurre sprechi e inefficienze che si annidano a livello politico, organizzativo e professionale. Riallocare le risorse in servizi essenziali e innovazioni, aumentando il valore della spesa sanitaria.
  • RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO. Normare l’integrazione pubblico-privato secondo i reali bisogni di salute della popolazione. Disciplinare la libera professione, al fine di ridurre le diseguaglianze d’accesso ai servizi sanitari e arginare l’espansione della sanità privata accreditata.
  • SANITÀ INTEGRATIVA. Riordinare la normativa sui fondi sanitari al fine di renderli esclusivamente integrativi arginando diseguaglianze, fenomeni di privatizzazione, erosione di risorse pubbliche e derive consumistiche.
  • TICKET E DETRAZIONI FISCALI. Rimodulare ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie, secondo princìpi di equità sociale ed evidenze scientifiche. Per ridurre lo spreco di denaro pubblico e il consumismo sanitario.
  • TRASFORMAZIONE DIGITALE. Promuovere cultura e competenze digitali nella popolazione e tra professionisti della sanità e caregiver. Rimuovere gli ostacoli infrastrutturali, tecnologici e organizzativi, al fine di minimizzare le diseguaglianze e migliorare l’accessibilità ai servizi e l’efficienza in sanità. 
  • INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE. Potenziare l’informazione istituzionale basata sulle evidenze scientifiche e migliorare l’alfabetizzazione sanitaria delle persone. Al fine di favorire decisioni informate sulla salute, ridurre il consumismo sanitario e contrastare le fake news.
  • RICERCA. Destinare alla ricerca clinica indipendente e alla ricerca sui servizi sanitari almeno il 2% del finanziamento pubblico per la sanità. Questo al fine di produrre evidenze scientifiche per informare scelte e investimenti del SSN.

Cosa ne sarà del Sistema Sanitario Nazionale?

Ora, resta solo sperare che questi propositi vengano attuati e che la politica investa seriamente sulla salute e sulla sanità. È in gioco la salute e il progresso dello Stato, economico, sociale e culturale.
E, di conseguenza, la vita di tutti noi. Perché la salute collettiva è un bene individuale.

Autore: Ilaria Cicconi