Allergie alimentari: approvato un nuovo farmaco

Approvato dalla Fda un farmaco per ridurre i rischi legati alle allergie alimentari

L’agenzia per il farmaco degli USA (Food and Drug Administration) ha approvato l’omalizumab per il trattamento delle allergie alimentari gravi mediate dalle immoglubiline. La molecola è già impiegata per l’asma e altre allergie, ora gli studi clinici hanno dimostrato che è in grado di ridurre i rischi legati alle allergie alimentari.
Una scoperta importante dato che il 4% della popolazione adulta e l’8% dei bambini soffre di queste problematiche.

L’omalizumab è un anticorpo monoclonale già utilizzato per altre allergie nei pazienti positivi ai test allergici che non traggono beneficio dai corticosteroidi e l’orticaria cronica spontanea. L’omalizumab aiuta ridurre le conseguenze allergiche di un’esposizione accidentale. Infatti, alcune allergie alimentari si manifestano velocemente e possono provocare problemi anche molto gravi: gonfiore, difficoltà respiratorie, prurito, orticaria e shock anafilattico. Per questo, anche se il farmaco non cura, è un grande passo avanti per la prevenzione e la limitazione degli effetti collaterali.

Lo studio

Testato su 3 adulti e 177 bambini di età compresa tra uno e 17 anni gravemente allergici alle arachidi e ad almeno altri due alimenti, il farmaco -dopo circa quattro mesi di trattamento, riporta il sito Alimenti e Salute – è stato in grado di prevenire reazioni allergiche gravi nel 67% dei casi in cui i partecipanti allo studio hanno consumato l’equivalente di due o tre arachidi. Una percentuale considerevole se si considera che solo 7% tra chi ha ricevuto il placebo. Non solo, Omalizumab è risultato efficace anche nell’aumentare la tolleranza dei partecipanti ad altri alimenti a cui erano allergici, tra cui anacardi, latte e uova. In generale, dopo il trattamento, 8 allergici su 10 sono stati in grado di assumere almeno piccole quantità dell’allergene prima che scatenasse gravi reazioni.

Cos’è un’allergia alimentare

L’allergia alimentare è una reazione del sistema immunitario nei confronti di un alimento o di un suo componente. Influisce notevolmente sulla qualità della vita dei soggetti e di chi gli sta vicino perché coloro che soffrono di gravi allergie sono obbligati a eliminare sistematicamente l’allergene coinvolto dalla loro dieta e la costante vigilanza per evitare l’alimento crea ansia e turbamenti, in particolare nei bambini e negli adolescenti. Le allergie possono insorgere con qualsiasi alimento ma i più comuni sono il latte vaccino, le uova, le arachidi, i crostacei, la frutta secca e la soia.

I sintomi più comuni dell’allergia alimentare includono:

-formicolio o prurito in bocca

-orticaria, prurito

-gonfiore delle labbra, del viso, della lingua, della gola o di altre parti del corpo

-difficoltà a respirare (dispnea), congestione nasale

-dolore addominale, diarrea, nausea o vomito

-vertigini, stordimento o svenimento

I casi più gravi

Purtroppo, nei casi più gravi, si possono scatenare reazioni pericolose come lo shock anafilattico caratterizzato da gonfiore alla gola e difficoltà a respirare o chiusura delle vie aeree, tachicardia e vertigini.
Per questo è importante evitare gli alimenti a cui si è allergici e adottare determinati comportamenti per prevenire gli effetti collaterali migliorando, così, la qualità della vita:

-leggere con attenzione le etichette degli alimenti

-indossare un braccialetto o una medaglietta di allerta medica, che indichi di quale allergia si soffre (utile nel caso in cui non si sia in grado di comunicare le proprie allergie)

-portare con sé un autoiniettore di epinefrina (adrenalina), se si è a rischio di una reazione allergica grave e se è stato prescritto dal medico curante

-informare il personale di bar e ristoranti della propria allergia, chiedere che il cibo ordinato non contenga alimenti a cui si è allergici e che non venga in contatto con superfici e pentole che lo abbiano contenuto. Non temere il giudizio del cameriere o dello chef, i ristoratori sono disponibili ad aiutare in caso di esigenze particolari

-portare con sé il cibo necessario, quando si trascorre l’intera giornata fuori casa

-rendere nota la propria allergia, quando si è invitati a casa di amici o parenti o a una festa

Le cause e gli esami da eseguire per diagnosticare un’allergia

Le cause per cui determinate persone soffrono di allergia alimentare non sono ancora note. Quando compaiono disturbi associati a una allergia alimentare è opportuno consultare al più presto il proprio medico curante. Dopo una visita, il medico potrà prescrivere la terapia e consigliare il percorso più adeguato per accertare il tipo di allergia.

Gli esami più comunemente utilizzati per scoprire le allergie sono:

-prick test, si punge ripetutamente la pelle della persona (solitamente sull’avambraccio) con una lancetta apposita e in corrispondenza di ogni puntura si applicano gocce di sostanze diverse in grado di provocare reazioni in chi è allergico ad esse (sostanze allergizzanti). Trascorso qualche minuto, se compare un rigonfiamento rosso e caldo significa che si è allergici alla sostanza testata

-rast test (o test di radio-allergo-assorbimento), misura la quantità di immunoglobuline IgE specifiche per una determinata sostanza e serve a confermare l’allergia alla sostanza testata. L’esame è eseguito tramite un semplice prelievo di sangue

-prick by prick, viene eseguito allo stesso modo del prick test, ma si utilizza direttamente l’alimento fresco al posto delle gocce preparate. È un test di approfondimento, eseguito quando il risultato del prick test è dubbio. Il medico potrebbe anche proporre una dieta “di eliminazione”, ossia un regime alimentare in cui gli alimenti verso cui si potrebbe essere allergici sono eliminati per un periodo di tempo e poi reintrodotti gradualmente, per verificare l’eventuale comparsa di disturbi e poterli collegare ad uno specifico alimento

Fonti: Ministero della Salute, ISS

Autore: Ilaria Cicconi