I tumori del sistema nervoso centrale colpiscono, in Italia, 20 bambini su un milione
I ricercatori delle Università di Pavia e di Sassari hanno sviluppato una nuova terapia sperimentale in cellule di tumore astrocitario. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale Cells, l’articolo intitolato “Enhanced delivery of Rose bengal by amino acids starvation and exosomes inhibition in human astrocytoma cells to potentiate anticancer photodynamic therapy effects” è il risultato di anni di lavoro inerenti alla strategia terapeutica antitumorale nota come “terapia fotodinamica”.
La “nuova terapia fotodinamica” per i tumori del sistema nervoso centrale
La nuova terapia consiste nello sfruttare le proprietà biochimiche di alcuni composti di emettere energia in seguito a particolari stimolazioni visive. Queste, all’interno delle cellule che hanno incamerato i composti fotosensibili, producono alcune specie reattive all’ossigeno tossiche per le stesse cellule.
Il composto di sintesi Rosa Bengala
Il composto di sintesi Rosa bengala ha proprietà spettrali e anti fluorescenza e caratteristiche terapeutiche oncologiche nei melanomi e per il trattamento di patologie oftalmologiche come i disturbi congiuntivali e palpebrali. È stato efficace sui modelli cellulari di tumori astrocitari. Ma le cellule erano in grado di resistere al trattamento limitandone l’accesso e liberandosene attraverso un meccanismo di rilascio. Così, i ricercatori, hanno trovato un duplice modo per superare questo ostacolo:
1)“costringere” le cellule tumorali ad acquisire dall’ambiente esterno quanto più possibile in termini di molecole terapeutiche, attraverso una “dieta” povera di amino acidi e sfruttando la necessità della cellula tumorale di una maggiore funzionalità metabolica rispetto a una cellula normale
2)bloccando farmacologicamente i meccanismi di rilascio extracellulare del composto Rosa bengala e favorendo quindi la sua permanenza all’interno della cellula
Il tumore astrocitario
È un tumore del sistema nervoso centrale compreso in un gruppo di tumori denominati gliomi. Il sistema nervoso centrale è composto da neuroni e da cellule della glia (o cellule di supporto). Gli astrociti sono uno dei quattro tipi di cellule e prendono il nome proprio dalla loro forma “a stella”. Le altre tre sono gli ologodendrociti, le cellule ependimali e quelle della microglia.
Gli astrociti sono le cellule più abbondanti e forniscono, inoltre, nutrimento ai neuroni intervenendo, così, nella riparazione del tessuto nervoso. Se una cellula gliale sana si trasforma in una tumorale si moltiplica. Purtroppo, lo fa velocemente e dà origine ad un glioma. Se la cellula attaccata dal tumore è un astrocita il tumore si definisce astrocitario.
Diffusione secondo Istituto Superiore di Sanità
Tra i gliomi, l’astrocitoma è il tumore più diffuso e copre circa un terzo di tutti i tumori cerebrali primari. Cioè quelli non causati da metastasi provenienti da tumori diversi localizzati in altre parti del corpo. Purtroppo, sono i tumori più frequenti in età pediatrica, poiché rappresentano circa il 25% di tutti i tumori che colpiscono i bambini. In questi il confine con il tessuto cerebrale sano è molto sfumato, non c’è un limite netto e si possono trovare cellule tumorali anche a distanza dalla lesione principale.
I disturbi (sintomi) associati alla presenza di un astrocitoma possono essere vari ed ingannevoli. I principali fattori che possono influenzarne la comparsa e la varietà sono la sede del tumore, la grandezza e la rapidità di crescita.
In Italia, in base ai dati AIRTUM (Associazione italiana registri tumori) sono colpiti dai tumori del sistema nervoso centrale circa 20 bambini su un milione. Il numero di nuove diagnosi di tumori cerebrali in Italia è di 350-400 all’anno e all’incirca un tumore del sistema nervoso centrale su 4 è un astrocitoma. L’incidenza è leggermente più alta tra i maschi che tra le femmine ed è più alta nella fascia di età 1-4 anni.
La ricerca della nuova cura sperimentale
Sergio Comincini direttore del laboratorio di Oncogenomica Funzionale presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia: “Con questo lavoro multidisciplinare – afferma Comincini– abbiamo evidenziato un importante punto debole della cellula tumorale, ovvero la sua voracità metabolica che la obbliga in certe situazioni a captare dall’esterno molecole e potenziali nutriliti per consentire un crescente fabbisogno energetico e proliferativo. In queste condizioni, composti terapeutici potrebbero essere facilitati nel loro ingresso e nella loro funzionalità biochimica, bloccando simultaneamente anche i meccanismi di detossificazione che la cellula tumorale è purtroppo in grado di attuare, migliorando quindi complessivamente l’efficacia terapeutica”.
“La dimostrazione funzionale della strategia è stata infatti quella di essere riusciti ad introdurre efficacemente e con bassi dosaggi farmacologici un composto come il Rosa bengala difficilmente assorbibile dalle cellule tumorali, sufficienti tuttavia per poter attivare il trattamento sperimentale basato sulla terapia fotodinamica. Crediamo, infine, che la strategia sviluppata possa essere favorevolmente impiegata con altri composti terapeutici in diversi contenti oncologici”, conclude Comincini.
La ricerca è stata sviluppata con il finanziamento e le nuove strutture MIUR Dipartimento di Eccellenza 2018-2022 (Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, Università di Pavia).