Quando il lavoro diventa dipendenza

Quali sono i segnali per capire se stiamo sviluppando una dipendenza dal lavoro, quali sono le cause e come uscirne. Ne parleremo con il dott. Francesco Minelli psicologo psicoterapeuta

Secondo il rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico in Italia oltre il 74% dei lavoratori supera la soglia di ore lavorative fissata che, per l’Unione europea è di un massimo di 48 a settimana. Inoltre, secondo l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica, 2011, 2016), oltre il 18% dei lavoratori italiani supera le 50 ore lavorative settimanali e alcuni di loro lavorano sette giorni su sette. Le ragioni per cui si oltrepassa il limite possono essere molteplici, di natura economica, promozioni o aumenti di salario; tuttavia, esiste anche una vera e propria dipendenza da lavoro che può colpire chiunque e le cause sono individuali.
Quando si parla di dipendenza si tratta di un bisogno eccessivo e spesso compulsivo che può creare al soggetto gravi disagi e arrivare a compromettere altre aree della vita (personali, sociali).

Le componenti applicate alla dipendenza

Secondo Griffiths tutte le dipendenze sembrano comprendere sei componenti fondamentali. Le sei componenti applicate alla dipendenza da lavoro sono:

-salienza (il lavoro è la cosa più importante nella vita di un individuo),

-modificazione dell’umore (il lavoro viene utilizzato per modificare gli stati d’animo),

-tolleranza (sono necessarie quantità crescenti di lavoro nel tempo per ottenere effetti di modificazione dell’umore),

-sintomi di astinenza (ad esempio, irrequietezza e sbalzi d’umore quando non si è in grado di lavorare),

-conflitto con le relazioni e altre attività legate al lavoro

-ricaduta (una tendenza a ritornare al lavoro ad alta frequenza/intensità dopo un periodo di lavoro normale ore) (Griffiths, 1996, 2005).

La dipendenza dal lavoro

Per uscire da questa dipendenza è necessario, come in quasi tutte le patologie psicologiche, capirne le cause, sciogliere il “laccio della compulsione” e affidarsi, se la forma è grave, ad un esperto per poter riprendere in mano la propria vita e bloccare il circolo vizioso e ossessivo che non ha altra cura se non la forza di volontà nel capire e guarire.

Parleremo di questo con il dottor Francesco Minelli, psicologo psicoterapeuta


Francesco Minelli psicologo psicoterapeuta

1) In cosa consiste la dipendenza dal lavoro?

“Il fenomeno della dipendenza dal lavoro è complesso e va oltre la semplice dedizione al proprio lavoro. Si tratta di un tipo di comportamento ossessivo-compulsivo in cui la persona non riesce a distaccarsi e a dedicare la maggior parte del tempo al lavoro piuttosto che ad altre attività.

Non c’è nessun equilibrio tra vita lavorativa e relazionale.

Quando una persona pratica questo comportamento può sperimentare un ciclo di gratificazione (di solito breve), seguito da sensi di colpa e ansia. Inoltre, questa dipendenza può manifestarsi anche come una ricerca costante di riconoscimento e validazione nel corso della propria carriera professionale”.

3) Quali sono i segnali per capire se una persona è dipendente dal lavoro?

“I segnali più comuni includono la preoccupazione costante per le attività lavorative anche al di fuori dell’orario di lavoro, la difficoltà nel concedersi pause e vacanze, la difficoltà a relazionarsi senza pensare al lavoro, l’isolamento sociale dovuto all’incessante impegno professionale e la trascuratezza di attività e relazioni personali. Inoltre, come ho anticipato prima, se vivi questa dipendenza tendi a sviluppare un bisogno costante di autovalutazione correlato alle prestazioni professionali (meglio e più fai a livello lavorativo, più ti senti bene)”.

3) Perché si diventa dipendenti dal lavoro? Forse per fuggire a problemi più seri che non si riescono ad affrontare o per dimostrare a se stessi il proprio valore?

“Possono essere moltissimi i fattori che causano dipendenza da lavoro. Un po’ come succede per tutte le dipendenze, anche in questo caso alla base tendono ad esserci sofferenze più o meno profonde: il bisogno di sentirsi gratificati e approvati, la paura di fallire, la necessità di corrispondere ad un ideale oppure l’incapacità di affrontare altri problemi personali da cui si fugge.

Spesso alla base di questa dipendenza c’è anche una certa dose di perfezionismo che si impara in casa dai propri genitori.  In altri casi, il lavoro può diventare un “posto sicuro” nel quale poter esercitare un certo grado di controllo così da evitare di scontrarsi con il proprio senso di impotenza”.

4) C’è relazione tra dipendenza e personalità?

“Sì, come ho sottolineato prima, esiste una connessione significativa tra la dipendenza da lavoro e certi tratti di personalità: individui con caratteristiche ossessive, ansiose o perfezioniste sono più inclini a sviluppare questa dipendenza. In ogni caso, piuttosto che identificare certi tratti di personalità credo sia più opportuno andare ad esplorare le cause più profonde di questi tratti, cioè la singola sofferenza dell’individuo”.

5) Quali problemi comporta questa dipendenza?

“La dipendenza da lavoro può avere molti effetti negativi, quali stress acuto e persistente, la sindrome del burnout, problemi di salute fisica e mentale, problemi relazionali e una costante diminuzione della qualità di vita.

Il lavoro eccessivo può essere un modo per evitare la crescita in altre aree, portando così l’individuo a non poter fare esperienze significative in altri campi, come ad esempio quello relazionale”.

6) Come si può risolvere?

“Il miglior modo per risolvere questa dipendenza è come sempre la Psicoterapia. Attraverso il percorso con lo psicoterapeuta, infatti, è possibile acquisire una maggiore consapevolezza del problema e delle sue cause più profonde.

Come per qualsiasi dipendenza, inoltre, è fondamentale creare confini chiari, in questo caso tra lavoro e vita privata o personale. Un ottimo modo è anche quello di sviluppare strategie di gestione dello stress e la riscoperta del proprio tempo attraverso il recupero di interessi personali, così come utilizzare il supporto sociale per facilitare questi passi.

L’obiettivo è sicuramente quello di ristabilire un equilibrio sano tra vita personale e professionale”.

A volte ci motiviamo pensando a quello che vogliamo diventare. A volte ci motiviamo pensando a chi non vogliamo mai più essere. Shane Niemeyer



Autore: Ilaria Cicconi