Disturbo Ossessivo Compulsivo: quando il pensiero assedia la mente

Cos’è il Disturbo Ossessivo Compulsivo e come si cura. Intervista a due giovani che soffrono di DOC

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.
Le cosiddette ossessioni, dal termine latino “obsideo“assediare” sono pensieri, immagini e impulsi che si innescano nella mente in maniera intrusiva. Senza che il soggetto se ne accorga diventa vittima dei suoi pensieri che, spesso, non hanno un senso e per placare l’ansia inizia a compiere determinate azioni e rituali (compulsioni).
Le ossessioni possono essere di diverso tipo: paura dello sporco, fobia del contatto fisico, paura della contaminazione, pensieri e dubbi su azioni (chiudere il gas, sportelli ecc..) ordine eccessivo. Queste, hanno un carattere di incoercibilità e di estraneità perché è difficile liberarsene e si impongono contro la volontà del soggetto.

Le ossessioni e le compulsioni possono essere così forti da rendere invalidante la vita della persona che, improvvisamente si ritrova “intrappolata” in una rete di pensieri e cerca disperatamente una via di fuga. Come un labirinto senza uscita inizia a vagare inquieta e pensa che i rituali possano placare l’angoscia. Ma è una cosa momentanea. Perché le ossessioni ritornano e per uscirne, in casi gravi, è necessaria una grande forza di volontà oltre che un supporto psicologico e psichiatrico. Questo perché il DOC può compromettere gravemente la vita del soggetto: lavorativa, sentimentale e sociale.

Ancor peggio se l’ossessione riguarda il pensiero: ad esempio un uomo che è eterosessuale può avere il dubbio di essere omosessuale anche se non lo è oppure ci sono soggetti che hanno paura di fare del male a qualcuno o che altri possano fargli del male. Sono spesso spaventati dalle relazioni affettive, le vedono come intrusive, invadenti e persecutorie. Non si fidano e non si affidano. Per questo a volte è difficile risolvere il problema tramite la psicoterapia.  

Le compulsioni nel disturbo ossessivo compulsivo

Si attuano spesso, in seguito a questi pensieri intrusivi, le compulsioni. Cioè comportamenti ripetitivi che il soggetto mette in atto perché non riesce a sottrarsi dall’ossessione di svolgere determinati rituali o dai pensieri stessi.

Le compulsioni più frequenti sono: contare ripetutamente gli oggetti, lavarsi le mani e il corpo con la consapevolezza di essere puliti, controllare il gas, la macchina o altro (che nasce dal pensiero ossessivo di fugare i dubbi innescati nella mente). Ma ci sono anche compulsioni mentali come ripetere frasi, numeri, parole, fare liste, preghiere.

Quali sono i criteri per diagnosticare il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

Prima si pensava che il DOC fosse un disturbo d’ansia. Invece, dal 2013, nel DSM-V il Disturbo Ossessivo Compulsivo rientra in una nuova categoria che comprende anche il disturbo da dismorfismo corporeo, da escoriazione, da accumulo e la tricotillomania.

Secondo il DSM-V, manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, per essere diagnosticato è necessario che l’individuo soddisfi i seguenti criteri:

1)la presenza di ossessioni o compulsioni o entrambe

2)le ossessioni e le compulsioni sono causa di grave perdita di tempo durante la giornata e minano il normale funzionamento sociale, relazionale e psicologico dell’individuo

3) i sintomi ossessivo-compulsivi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di altra condizione medica

4)il disturbo non è meglio giustificato da sintomi di altri disturbi mentali

Il caso di P. un giovane ragazzo che ha sofferto di DOC per un breve periodo

P. ci racconta come sono iniziate le sue ossessioni:
Ero a letto. Avevo spento la luce.
Cercavo di dormire. Ma il pensiero che il gas potesse essere rimasto aperto e provocare danni era più forte di me. Dovevo alzarmi. Così mi alzai a controllare. Era chiuso. Tornai a letto e spensi la luce. Provai a dormire ma niente… il pensiero era troppo forte e circuiva la mia mente. Così mi rialzai e controllai nuovamente
”.

“A volte passavo intere notti così. Era insopportabile. Dormivo pochissimo ed ero stremato. Sono riuscito, attraverso il controllo del pensiero a risolvere questo problema. Mi sono imposto su me stesso. È difficile ma a volte bisogna farsi violenza per evitare che il male ci domini e abbia il controllo della nostra mente e del corpo”.

Non voleva che un pensiero invasivo avesse il controllo sulla sua mente e ha iniziato ad imporsi perché chi soffre di Disturbo Ossessivo Compulsivo è consapevole che le sue ossessioni non sono reali.

“Così ho iniziato a controllare i miei pensieri – continua P- Mi sentivo male, non respiravo, l’ansia, mi soffocava. Ma la controllai pensando di essere incatenato a quel letto. Per me stesso e per uscirne. Sono stato sveglio tutta la notte con questo pensiero ma non mi sono alzato. Il giorno successivo la stessa cosa. Continuavo a star male e piangevo in quel letto. Ma io dovevo combattere contro questa ossessione e ogni giorno soffrivo un po’ meno fino a quando, dopo 15 giorni, non ho più sentito questa esigenza di controllo. Sono guarito. Con la mia forza di volontà”.

P è riuscito con la sua forza di volontà a superare un evento così invalidante ma ci sono casi molto molto gravi in cui, purtroppo, senza l’aiuto di specialisti e psicofarmaci non si riesce ad uscirne.

Infatti, il DOC è un disturbo psichiatrico e può essere così violento da portare la persona ad annullarsi completamente e a non vivere più. Purtroppo, spesso le persone che ne soffrono hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri e se lo fanno sono rigidi, informali, controllano il loro modo di parlare e sono intolleranti ai comportamenti degli altri. Possono essere molto rigidi sia con sé stessi sia con gli altri e fortemente critici.

Il caso di L: il disagio profondo e le ossessioni legate a un trauma infantile

“Mi lavavo continuamente le mani e avevo paura dei rapporti sessuali, paura di essere contaminato dalle malattie e dallo sporco. Non capivo il perché e facevo la doccia continuamente. La mia pelle si era rovinata. Avevo paura di uscire.
Perché il contatto con ogni cosa sporca era insopportabile per me. Mi sono recato da uno specialista per risolvere questo problema e mi sono reso conto che era un problema molto più profondo, non era solo un’ossessione, ma si nascondeva dietro questo. Grazie al mio percorso ho capito che questa paura derivava dalla sensazione di sporco che mi portavo dentro trasmessa dai miei genitori. In particolare, dopo che mio padre aveva tradito mia madre”.

Quando L. ha capito che il problema era dovuto a questo l’ha affrontato con determinazione ed è migliorato molto. Si è curato anche con psicofarmaci per un lungo periodo. “È stato difficile e doloroso. Un percorso veramente devastante ma liberatorio.”
In questo caso il Disturbo Ossessivo Compulsivo nasconde, invece, una paura molto profonda che deriva dal passato.

Come si cura il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)

La psicoterapia più indicata per la cura del DOC è quella cognitivo- comportamentale o la psicodinamica. Nel trattamento farmacologico per curare il DOC si utilizzano vari farmaci come antidepressivi che possono aiutare, a lungo termine e ad alte dosi, a controllare e diminuire le ossessioni. Ad esempio la Sertralina (Zoloft), la clomipramina (Anafranil), la fluvoxamina (Luvox), la fluoxetina (Prozac), la Paroxetina ( Paxil), e il Citalopram (Celexa).

La consapevolezza

Alcuni psichiatri sostengono che disturbi di questo tipo non possono essere assolutamente curati senza l’ausilio di farmaci. Il soggetto è consapevole che questi pensieri non sono reali. Se non lo fosse non si parlerebbe più di un disturbo ossessivo ma di patologie più gravi come una psicosi.

Il pensiero e il cambiamento

Per concludere ritengo che il pensiero sia ciò che determina il cambiamento nell’essere umano. Le ossessioni possono provocare gravi danni se non curate adeguatamente e se non c’è, di fondo, una grande forza di volontà da parte del soggetto a superare questo problema.

Ma quanto è importante saper pensare bene?
Cercare di creare in sé stessi un canale di comunicazione, ascoltarsi, accettarsi e accettare anche il dolore e la sofferenza perché è da lì che nasce la consapevolezza e la forza e, di conseguenza, il cambiamento. Sforzarsi a cambiare e distogliere il pensiero può portare alla guarigione.
Ci sono altri tipi di disturbi come quello d’ansia, depressione che sono fortemente influenzati dalla capacità di pensiero.

Per quanto questo mondo sia pieno di atrocità, dolore, malattie e sofferenza l’unica cosa che si può fare per renderlo migliore, nel nostro piccolo, è essere migliori. E lo si può anche attraverso il pensiero. E non parlo di pensare positivo ma dell’essere razionale. Capire che c’è anche qualcosa di buono nella propria vita che può essere usato per far sì che quel buio non sia più così oscuro. Per far sì che si accenda ancora la speranza nel cuore e nell’anima delle persone che soffrono. Ed è questa la cosa più importante: la speranza. Perché come diceva anche Leonardo Sciascianon è la speranza l’ultima a morire, ma il morire è l’ultima speranza”.

Autore: Ilaria Cicconi