Muore di mesotelioma: terapie inutili

Muore di mesotelioma: le terapie sono inutili per Brenno Colliva.

Brenno Colliva muore di mesotelioma tra atroci dolori

Brenno Colliva nasce a Carpi di Modena il 16 ottobre 1939. Prima di iniziare la sua carriera nel commercio, lavora per circa 15 anni presso la storica azienda Angelo Po, che ancora oggi progetta e costruisce cucine industriali e attrezzature per la ristorazione. Lavora come operaio specializzato addetto al taglio e alla fregiatura ed è qui che entra in contatto con l’amianto, utilizzato nella costruzione delle macchine per mantenere il calore.  Le conseguenze di una lunga esposizione al materiale killer esplodono nel 2014, quando gli diagnosticano un mesotelioma.

Ero stata assente da casa per motivi di lavoro e quando sono tornata dopo un paio di mesi mio marito era dimagrito di 20 chili. Era verde in viso, si addormentava ovunque, era sempre stanco e aveva un fastidiosa tosse secca”, racconta la compagna di una vita. “Il medico di base gli aveva dato dei farmaci per la tosse senza neanche visitarlo, ma io ho subito capito che c’era qualcosa di più grave. L’ho portato dal mio medico che ha immediatamente rilevato un problema polmonare e ordinato una lastra”.

Il decorso clinico e le terapie del mesotelioma errate

Brenno è ricoverato urgentemente all’ospedale di Bassano del Grappa, dove viene confermato un versamento pleurico e l’ispessimento pleurico. Una toracoscopia, il 17 novembre 2014, rileva il mesotelioma, la terribile malattia da amianto.

Dalle analisi non si riesce a capire di quale tipo di mesotelioma si tratti. “L’ospedale di Bassano mi ha dato i vetrini il 6 febbraio 2015, nonostante le mie pressanti richieste”, racconta la signora. “Nel frattempo i medici del reparto di oncologia ci avevano convinto ad iniziare il protocollo della chemioterapia”. La prima seduta è fissata il 18 dicembre, con terribili conseguenze per gli effetti collaterali.

Mio marito stava così male che ho tentato di boicottare la seconda seduta ma lui era fiducioso nonostante tutto e aveva paura di intraprendere un percorso diverso. Così l’ho assecondato ma è stata una catastrofe. Il suo corpo si era talmente indebolito che si preso anche una bronchite che ha ritardato la terza seduta prevista. Ma poi abbiamo fatto anche la terza che l’ha distrutto completamente. Il protocollo ne prevedeva addirittura sei, io ero furibonda con i medici e ho dovuto puntare i piedi affinché, prima di proseguire, verificassero la sue condizioni con una tac”.

La diagnosi e la terribile scoperta a Marzo 2015

La diagnosi dell’esame del marzo del 2015 è scoraggiante: la pleura ha subito un ulteriore ispessimento, il tumore ha intaccato alcuni linfonodi e il diaframma. Nel frattempo i coniugi Colliva si erano messi in contatto con il dottor Fontana dell’ospedale dell’angelo di Mestre. Vista la situazione così grave, decidono di tentare un intervento chirurgico pleurectomia estesa dx e plastica diaframmatica in mesotelioma destro. Il 22 aprile è ricoverato all’Ospedale dell’Angelo di Mestre, dove rimane fino al 23 maggio. Si torna a casa con nuove speranze, ma solo un mese dopo si ripiomba nel terrore. Brenno lamenta mal di schiena da diversi giorni e dopo una lastra emergono fratture lombari e cervicali: il tumore era passato alle ossa. Il 5 luglio è nuovamente ricoverato ma nel nosocomio impiegano una settimana per effettuare una tac.

L’intervento del Prof. Luciano Mutti oncologo ONA

Mio marito aveva dolori atroci e in ospedale lo hanno lasciato soffrire come una bestia. Alla fine, ho pagato privatamente un’ambulanza e l’ho fatto trasferire a Mestre per poterlo farlo curare dal dottor Mutti oncologo. Il quadro della situazione era molto grave: secondo Mutti, è stato sbagliato sottoporre mio marito alla chemioterapia, così come è stato sbagliato sottoporlo all’intervento chirurgico, spiega la signora.

Le cure si rivelarono dannose, oltreché inutili. All’ospedale di Mestre effettuano un’altra tac. Nel frattempo le metastasi della pleura si sono diffuse un po’ ovunque. “In sostanza la chemio non aveva fatto altro che accelerare la malattia. Ma proprio non ce l’ho fatta a dirgli la verità, che stava morendo”. Dopo aver rilevato le metastasi alla pleura, si tenta un percorso di radioterapia almeno per attenuare i dolori lancinanti. Il 31 luglio Brenno torna a casa, ma ormai non c’è più speranza.

“È stato un incubo, un’odissea di dolore e sofferenza. Ho riorganizzato casa per soddisfare le sue esigenze ma lui era spesso vittima di dolori strazianti, per fortuna potevo contare sul Dott.Giampaolo Negri il nostro medico condotto. Non dimenticherò mai la disperazione che trasmetteva; il giorno 8 agosto mi chiese cosa ne pensavo se lui morisse, gli dissi che il nostro motto era di non mollare mai, ma con gli occhi lucidi mi alzò una mano per accarezzarmi ma non ce la faceva. Tutte le notti c’erano problemi con le vene, l’ossigeno, i dolori atroci, i bagni di sudore, aveva attacchi di panico quando mi spostavo per andare in bagno. Ma la cosa più dolorosa è successa domenica 9 agosto”.

Arrivano in visita il figlio la sorella e il nipote di Carpi, la situazione sembrava stazionaria ma verso le ore 21.00 il signor Brenno va in apnea. I parenti si impauriscono e la figlia è colta da un’attacco d’asma per la paura.

La dottoressa del 118: “non posso farci niente”.

Ho chiamato il 118 e quando sono arrivati, davanti a tutti la dottoressa del Pronto Soccorso di Bassano del Grappa disse senza nessun contegno davanti a tale situazione che non poteva farci niente e che dovevo aspettare che se ne andasse così. Non si è nemmeno preoccupata di misurare i parametri né tanto meno di accertarsi se era cosciente e se ne andarono. Anche i suoi parenti andarono via, così mi sono trovata con mia figlia nella disperazione. Per fortuna avevo un caro amico di famiglia che non si è spaventato, mia figlia continuava a dirmi mamma fai qualcosa muoio anch’io con lui”.

La signora chiama di nuovo il 118 ma “mi dissero di chiamare la Guardia Medica, la quale mi propose di venire a somministrare il Toradol, io rifiutai e mi sono avvicinata al mio marito sfinita ma disperata chiedendo: “Brenno amore come faccio ad aiutarti se non so nemmeno se tu mi senti, se mi senti apri gli occhi”. Lui ha aperto gli occhi, a quel punto il mio pensiero era tirarlo fuori dall’apnea, iniziai a chiamare il mondo ma l’unico che mi ha aiutato è stato il Dott. Mutti. Quando sono riuscita a riportalo in una situazione stabile mi ha detto: “Grazie amore mi hai salvato la vita”. Mio marito non aveva paura di morire, aveva l’orrore di lasciare la sua famiglia che tanto amava in questa realtà piena di pochezza umana, professionale e civile”.

“Lo hanno lasciato per nove giorni senza nemmeno la terapia del dolore, fino a quando sono intervenuta io”.

Il 10 agosto ho chiamato la dottoressa che doveva seguirlo a casa intimandole di arrivare entro un’ora. E per la prima volta mio marito non ha avuto timore di dire apertamente: “Guardi la mia famiglia cosa è costretta a vivere. Faccia quello che le ha chiesto mia moglie l’unica persona che aveva visto tutto dall’inizio con limpidezza”. I tentativi di strapparlo alla morte si riveleranno purtroppo inutili. Brenno muore l’11 agosto 2015: ha appoggiato la testa sulla mano della compagna e si è addormentato per sempre.

La compagna di una vita chiede giustizia contro la malasanità

La compagna non si dà per vinta ed è convinta che si debba porre fine a questa situazione, che riguarda un po’ tutti i malati di mesotelioma. Per questo ha dato vita, insieme ai famigliari di altre vittime di mesotelioma e tumore pleura, alla sezione ONA – Malasanità, e si avvia a conferire mandato all’Avv. Ezio Bonanni per chiedere il risarcimento di tutti i danni, per lei e per la figlia.

L’Avvocato Bonanni: “Occorrono più fondi e più trasparenza”

Occorrono efficaci iniziative per favorire la ricerca. Non solo più fondi, ma anche distribuiti in modo più trasparente, e strumenti tecnico-giuridici, come la detrazione fiscale degli importi destinati alla ricerca e sperimentazione in materia di cure per il mesotelioma. Ciò anche in favore delle stesse case farmaceutiche. Infatti, in molti casi queste evitano la sperimentazione dei farmaci perché ritengono che ci siano pochi pazienti che possano essere interessati”, spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente ONA, che conclude: Questa è una logica che va corretta e uno degli strumenti può essere la leva fiscale, insieme alla sperimentazione sostenuta da enti pubblici di ricerca”.

Cosa è il mesotelioma, la malattia che lo ha ucciso

Il mesotelioma è il tumore delle cellule del mesotelio, un tessuto presente nelle membrane sierose degli organi interni che li protegge grazie alla produzione di un particolare liquido lubrificante. Il mesotelio assume diversi nomi a seconda dell’area in cui è localizzato: pleura nel torace, peritoneo nell’addome e pericardio nello spazio attorno al cuore e tunica vaginale del testicolo nei testicoli.

Assistenza medica e legale: mesotelioma e malasanità

In caso di diagnosi di mesotelioma o di esposizione ad amianto, l’Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avv. Ezio Bonanni offrono servizi di assistenza gratuita. Contatta l’ONA attraverso lo Sportello Amianto Online per ottenere assistenza medica gratuita (anche per versamento pleurico terapia) e lo studio legale dell’Avv. Ezio Bonanni per la consulenza legale gratuita e la tutela dei tuoi diritti.

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