L’Urlo di Munch? Il protagonista in realtà non sta urlando

Qualche anno fa, il British Museum ha svelato una sorprendente reinterpretazione di uno dei capolavori più riconoscibili dell’arte espressionista: “L’Urlo” di Edvard Munch. Secondo gli esperti del museo, la figura protagonista del quadro non sta emettendo un urlo, ma piuttosto reagisce al suono di un urlo.

Questa nuova interpretazione sfida una delle convinzioni artistiche più diffuse e invita gli appassionati d’arte a riconsiderare il significato dietro l’iconica opera

L’Urlo di Munch: una differente prospettiva su un capolavoro iconico

Dipinto intorno al 1893, l’Urlo di Munch è diventato un dipinto iconico

L’Urlo“, dipinto intorno al 1893, e tradizionalmente interpretato come un grido di disperazione, è stato utilizzato dai mass media per rappresentare eventi tragici e momenti di incredulità nella storia contemporanea.

Tuttavia, il British Museum ha proposto una nuova interpretazione dell’opera. A partire dall’11 aprile 2019, il museo londinese ha esposto una rara litografia in bianco e nero della stessa nell’ambito della mostra “Edvard Munch: Love and Angst. Questo esemplare ha permesso di approfondire l’interpretazione del dipinto grazie a un commento che lo stesso Munch ha lasciato sull’incisione: «Ho sentito il grande urlo attraverso la natura».

Nello specifico, l’artista norvegese ha descritto di essere stato ispirato da una passeggiata lungo le rive di un fiordo nei pressi di Oslo, durante la quale ha visto il cielo tingersi di rosso mentre una possente onda sonora avanzava verso di lui dal mare.

Giulia Bartrum del British Museum ha spiegato come la litografia in bianco e nero metta in evidenza l’idea di un’onda sonora che colpisce la figura protagonista del quadro. «È un essere umano che sta sentendo qualcosa, che provenga dalla sua stessa mente o meno», ha sottolineato l’esperta. «Percepisce la sensazione di una natura che urla tutta intorno a lui».

Ma chi era Munch?

Edvard Munch: vita e ossessioni

Nato nel 1863 a Loten, in Norvegia, Edvard Munch fu il secondo di cinque fratelli. La perdita della madre per tubercolosi, quando aveva solo cinque anni, segnò profondamente la sua vita e il suo immaginario artistico. Munch stesso parlava degli “spettri della morte” e dei “semi della follia” che sembravano perseguitarlo, imprimendo nella sua arte una tensione costante tra la morte e la vitalità.

Lo stile artistico

Quanto allo stile, Munch è spesso associato a due movimenti: il simbolismo e l’espressionismo.

Il primo, nato alla fine del XIX secolo, cercava di rappresentare verità universali attraverso simboli e immagini evocative piuttosto che descrizioni realistiche. Munch adottò questo approccio, usando colori e forme per esprimere emozioni profonde e stati d’animo interiori.

L’espressionismo, che prese piede nei primi anni del XX secolo, enfatizzava l’espressione soggettiva dell’artista e cercava di trasmettere emozioni intense piuttosto che una rappresentazione accurata della realtà. Munch è spesso considerato un precursore di questo movimento per la sua capacità di trasmettere angoscia, paura e solitudine attraverso il suo uso audace del colore e della composizione.

La dualità nell’arte

Munch era affascinato dall’immanente e dal fuggevole. Da un lato, era attratto da ciò che è destinato a perdurare, come la natura e l’anima umana; dall’altro, era affascinato dalla bellezza effimera di un momento, come un tramonto o il collo di un cigno. Questa dualità si rifletteva nelle sue opere, dove cercava di immortalare sia l’emozione fugace che la memoria duratura.

Insomma, considerava la sua pittura come un modo per esprimere le sue emozioni più profonde. Descriveva il suo lavoro come una raccolta di memorie e ricordi, un modo per dare forma visiva alle sue esperienze e ai suoi sentimenti. Questo è particolarmente evidente nel suo “Fregio della Vita“, una serie di opere che esplorano temi come l’amore, la morte e l’ansia.

Non solo l’Urlo di angoscia: inno alla bellezza

Le opere di Munch non sono sono permeate da un senso di angoscia e tormento, ma anche da una profonda bellezza e amore per la vita. In “Bambina malata“, ad esempio, cattura l’intensità emotiva del volto di una bambina malata, lavorando instancabilmente per ricreare l’emozione provata in quel momento. Questa attenzione al dettaglio e all’emozione è ciò che rende le sue opere così potenti e universali.

Il patrimonio artistico

Alla sua morte, l’artista ha lasciato alla città di Oslo un vasto patrimonio di quadri, disegni e incisioni, inclusi numerosi manoscritti che gli studiosi del Museo Munch stanno attualmente digitalizzando e traducendo dal norvegese all’inglese. Tra questi materiali si trovano anche i “Quaderni dell’anima”, come li definiva Munch stesso: annotazioni sparse che, come tessere di un mosaico, ricostruiscono pezzo dopo pezzo il credo estetico di un artista unico e complesso.

«Come i disegni anatomici di Leonardo illustrano le sezioni del corpo», scriveva, «così le mie riflessioni indagano i meccanismi dell’anima». Ma ritorniamo al tema centrale dell’argomento.

L’Urlo tetto da un’angolazione diversa

“L’Urlo” rimane una delle opere più enigmatiche e affascinanti dell’arte moderna. L’interpretazione del British Museum non solo aggiunge una dimensione ulteriore alla comprensione dell’opera, ma invita il pubblico a esplorare le profonde emozioni e le ossessioni che hanno segnato la vita e l’arte del pittore. La sua capacità di raffigurare l’angoscia umana e la bellezza fugace continua a risuonare, rendendo le sue opere eternamente rilevanti.

Milano Celebra Edvard Munch con una Grande Retrospettiva

Dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio 2025, Milano ospiterà una mostra dedicata a Edvard Munch. L’esposizione, organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, avrà luogo a Palazzo Reale e offrirà un’ampia retrospettiva sull’opera di Munch, a distanza di 40 anni dalla sua ultima esposizione nella città.

Patrocinata dal Comune di Milano e dalla Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, è prodotta in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo. Essa celebrerà il percorso umano e artistico dell’artista, attraverso una selezione di opere tra le più emblematiche della sua carriera, esplorando il suo profondo ritratto dell’angoscia e dell’inquietudine umana. Chi fosse interessato potrà visitare la mostra durante le date indicate e immergersi nel mondo emotivamente intenso e innovativo del genio norvegese.

Autore: Simona Mazza Certelli