Lo stress riduce l’efficacia delle cure antitumorali: lo studio che lo dimostra

Dai risultati della ricerca i pazienti con ansia, stress e depressione rispondono del 20% in meno alle cure per il tumore

È ormai ampiamente dimostrato che lo stress, l’ansia e la depressione possono compromettere seriamente la salute. E addirittura rendere meno efficaci le cure contro il tumore. Secondo lo studio condotto dal Netherlands Cancer Institute di Amsterdam, Paesi Bassi, e pubblicato su ‘Nature Medicine’ il cancro sfrutta le emozioni negative per proteggersi dagli attacchi del sistema immunitario.
Gli esperti si sono incontrati a Napoli per la nona edizione dell’evento internazionale Immunotherapy e Melanoma Bridge e gli scienziati si sono confrontati sui risultati della ricerca. L’evento si è concluso il 2 dicembre e ha ospitato anche l’autore del lavoro Christian U. Blank. Il presidente del convegno, Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli ha dichiarato: “lo studio dei colleghi olandesi conferma chiaramente l’esistenza di uno stretto legame tra lo stato emotivo e psicologico di un paziente con tumore e la risposta immunitaria, anche quando ‘potenziata’ da specifici trattamenti immunoterapici. Lo stress può favorire la crescita e la resilienza del tumore, sia attraverso la produzione di una serie di ormoni (per esempio il cortisolo) che lo ‘nutrono’, sia promuovendo la creazione di un microambiente vantaggioso per la proliferazione di metastasi, sia ‘indebolendo’ e ‘corrompendo’ le cellule del sistema immunitario”.

L’importanza del supporto psicologico

Un aiuto psicologico all’inizio di un percorso di cura per il cancro può aiutare la persona su tre fronti. A rafforzarla psicologicamente migliorando, di conseguenza la qualità della sua vita, riduce il nutrimento del tumore e tutela la risposta ai trattamenti immunoterapici.

Purtroppo la depressione, l’ansia e lo stress sono ampiamenti diffusi nei malati di cancro. Per il duro percorso che devono affrontare, una battaglia per la vita, con la paura che possano perdere tutto. E il dolore delle persone accanto a loro. Spesso si sentono un peso, non riescono a fare le cose da soli e i loro cari, le famiglie devono essere presenti. E questo è un gesto ammirevole ma anche un travaglio per queste persone che vedono, improvvisamente, la loro vita cambiare, il loro corpo che si trasforma. In casi gravi dopo gli interventi rimangono profonde cicatrici indelebili.
Perché un cancro lascia un segno. Sul corpo, nel cuore e nella mente. Questa malattia li cambierà per sempre. E se si sopravvive grazie alle cure bisogna avere una grande forza per affrontare il mondo con occhi diversi, con lo sguardo di chi, orgoglioso o superstite, ce l’ha fatta. È una spirale dalla quale alcune volte non si esce, per questo è essenziale che ci sia un sostegno, soprattutto nei soggetti più fragili. Ci si sente soli e non capiti. O si sviluppano meccanismi di difesa per rimuovere o negare il dolore subito mettendosi la maschera del sorriso per celare un dolore insopportabile. E ci saranno momenti migliori ma anche crolli. È difficile stare vicino a queste persone. Ma la loro forza, tenacia e sensibilità è un esempio per tutti quelli che lottano ogni giorno. Pensare: lui, lei ce l’hanno fatta.

I risultati dello studio

Sono 90 i pazienti analizzati nel “progetto Prado” che ha di fatto promosso l’immunoterapia prima dell’intervento chirurgico (neoadiuvante) nei pazienti con melanoma. All’inizio della ricerca tutti i partecipanti hanno completato un questionario per valutare la qualità della vita e il loro stato psicologico. Questo per individuare coloro che presentavano un disagio emotivo già prima della terapia a base di inibitori dei checkpoint immunitari, cioè dei farmaci mirati ai ‘freni’ che impediscono al sistema immunitario di attaccare efficacemente il tumore.

I pazienti sono stati poi seguiti per circa 28 mesi. “Dai nostri risultati – riferisce Blank – è emerso che il disagio emotivo può influenzare negativamente la risposta immunitaria contro il tumore. I pazienti con disagio emotivo presente prima del trattamento immunoterapico neoadiuvante hanno mostrato una ridotta risposta alla terapia rispetto ai pazienti senza segni evidenti di stress, ansia o depressione: 46% contro il 65%”, 20 punti percentuali in meno. Non solo: il disagio emotivo è risultato collegato a un rischio più alto di recidiva a 2 anni (91% contro 74%) e a maggiori metastasi a 2 anni (95% contro il 78%)”.

La serenità e l’amore per sé stessi sono la prima cura

La cura dell’anima è una delle più complesse, un difficile cammino alla ricerca di una “serenità individuale” che è diversa a seconda delle esigenze del soggetto. Stare bene con sé stessi è la prima cura per non ammalarsi. Infatti, parlando proprio di tumore, a volte, come abbiamo già visto nell’intervista sui disturbi psicosomatici fatta al professor Massimo Biondi psichiatra della Sapienza, alcune patologie possono divenire invalidanti a causa dello stress, somatizzazioni che diventano croniche e vere e proprie patologie organiche. Qui troverete l’articolo e la mia intervista al professore.

“Non sono quello che mi è successo, sono quello che ho scelto di essere” Carl Gustav Jung

Autore: Ilaria Cicconi