La chemioterapia, chiamata anche chemioterapia antineoplastica, designa le cure farmacologiche utilizzate contro il cancro. La chemioterapia cos’è? Indica la somministrazione di farmaci antitumorali che vanno a interferire con la riproduzione delle cellule tumorali. Infatti questo tipo di cellule si replica molto più velocemente rispetto alle altre. Perciò la chemioterapia dei tumori funziona aggredendo le cellule tumorali mentre si stanno dividendo attraverso i farmaci chemioterapici. Questo meccanismo fa sì che la scelta di questo trattamento terapeutico sia adatta soprattutto contro i tumori che hanno una veloce crescita.
Tra i farmaci per chemioterapia più comunemente usati ci sono Alectinib, Brigatinib, Carboplatino, Ceritinib, Cisplatino, Etoposide, Gemcitabina, Osimertinib, Nintedanib, Pemetrexed, Taxolo, Taxotere, Trametinib, Vinorelbina.
Questo trattamento terapeutico è indicato anche per le vittime affette da patologie asbesto correlate, cioè dovute all’esposizione ad amianto. Infatti le fibre di asbesto, una volta inalate o ingerite, possono provocare fenomeni infiammatori e l’insorgenza di neoplasie, come il mesotelioma.
L’effetto cancerogeno dei minerali di asbesto è confermato anche dall’ultima monografia IARC. Inoltre approfondisce l’assistenza medica e legale spettante alle vittime di mesotelioma il libro dell’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, “Come curare e sconfiggere il mesotelioma e ottenere le tutele previdenziali e il risarcimento dei danni“.
L’ONA e l’Avv. Ezio Bonanni tutelano tutte le vittima di esposizione ad agenti cancerogeni. Per combattere i danni provocati dalle fibre killer, oltre ad effettuare la bonifica dei siti contaminati, bisogna avviare una diagnosi precoce e agire in maniera tempestiva, con le terapie più appropriate. Per questo motivo l’Avv. Bonanni ha voluto costituire il servizio di assistenza dello sportello amianto, strumento indispensabile per la prevenzione.
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Come funziona la chemioterapia come cura
La chemioterapia in cosa consiste? Le sostanze chemioterapiche utilizzate in oncologia impediscono la moltiplicazione cellulare. Infatti interferiscono con i meccanismi legati a questo processo, eliminando le cellule cancerose tramite l’azione citotossica.
Le cellule tumorali si riproducono molto più rapidamente di quelle normali. La chemioterapia è in grado di bloccare o rallentare lo sviluppo del cancro, fino a ridurne il volume. Per questo è un trattamento terapeutico particolarmente indicato per agire sui tumori che si diffondono rapidamente.
Tuttavia l’azione della chemioterapia ha conseguenze anche su alcuni tipi di cellule sane soggette a rapida replicazione. Queste per esempio sono le cellule dei bulbi piliferi, del sangue e quelle che rivestono le mucose dell’apparato digerente. Si spiegano così i più comuni effetti collaterali collegati alla chemioterapia.
La chemioterapia come funziona? Il trattamento chemioterapeutico può essere somministrato attraverso diverse metodologie:
- Con compresse o capsule per via orale;
- per via cutanea;
- per via endovenosa.
La scelta di sottoporre un paziente a chemioterapia può avere obiettivi differenti:
- eliminare definitivamente la malattia;
- ridurre il volume della massa tumorale prima di un’operazione chirurgica o prima della radioterapia;
- prevenire un’eventuale ricaduta dopo un intervento chirurgico o la radioterapia, eliminando cellule tumorali residue;
- prolungare la sopravvivenza o ritardare la progressione della malattia;
- alleviare i sintomi provocati dalla massa tumorale quando questa non si può asportare chirurgicamente;
- preparare l’organismo a un trapianto di midollo osseo o di cellule staminali.
Le diverse tipologie di chemioterapia
In base allo scopo perseguito dal trattamento terapeutico, esistono vari tipi di chemioterapia. La chemioterapia può essere distinta in:
- neoadiuvante, effettuata prima di un intervento chirurgico, con lo scopo di ridurre il volume della massa tumorale;
- adiuvante, attuata dopo l’operazione chirurgica per ridurre il rischio di recidiva, eliminando le eventuali cellule tumorali che si sono diffuse in altre zone del corpo;
- esclusiva, cioè somministrata come terapia chemioterapica unica e scelta quando il tumore non è più operabile;
- palliativa, utilizzata per contenere o ritardare la crescita del tumore e prolungare la sopravvivenza del paziente.
Inoltre la chemioterapia può essere di prima linea. Ciò vuol dire che il trattamento chemioterapico viene somministrato ai pazienti con malattia metastatica, che non hanno mai effettuato questa tipologia di terapia. Il trattamento successivo alla chemioterapia di prima linea è la terapia di mantenimento, che si somministra nei pazienti senza evidenza di progressione di malattia dopo il primo trattamento terapeutico.
Invece la chemioterapia di seconda linea è il trattamento successivo a quello di prima linea iniziato per la progressione della malattia, avvenuta durante o dopo aver eseguito la prima linea di terapia. A questo possono susseguirsi i trattamenti chemioterapici di terza linea, quarta linea e successive linee con la somministrazione di farmaci diversi.
Quanti cicli di chemioterapia si possono fare?
Come si fa la chemioterapia? La somministrazione dei farmaci chemioterapici avviene a cicli. Un ciclo di trattamento si compone di giorni in cui viene somministrato il farmaco chemioterapico e il successivo periodo di riposo. L’intervallo tra due cicli chemioterapia permette al corpo di riprendersi dagli effetti collaterali. Inoltre durante la pausa il paziente effettua gli esami del sangue per valutare la tossicità sui globuli bianchi, i globuli rossi e le piastrine.
La chemioterapia va eseguita in più cicli perché non tutte le cellule tumorali si replicano nello stesso momento. In questo modo si riescono a colpire anche le cellule in fase quiescente, ossia “a riposo”, durante il primo trattamento. La durata della terapia è variabile, ma generalmente dura da 3 a 6 mesi, con la somministrazione di cicli di trattamento da 3-4 a 6-8.
Un trattamento chemioterapico può essere composto da uno o più farmaci antitumorali, in combinazioni tra loro a seconda del tipo di tumore. L’associazione di sostanze diverse consente di aggredire le cellule tumorali colpendo contemporaneamente diversi meccanismi essenziali per la loro replicazione.
Questi schemi di chemioterapia sono chiamati comunemente con acronimi formati dalle iniziali dei medicinali utilizzati. Per esempio ci sono CMF (ciclofosfamide, metotrexato e fluorouracile) o FEC (fluorouracile, epirubicina e ciclofosfamide), usati abitualmente per la cura del tumore al seno, oppure FOLFOX (acido folico, fluorouracile e oxaliplatino) e CAPOX (capecitabina e oxaliplatino), per la cura dei tumori dell’intestino.
In associazione alla chemioterapia possono essere somministrati anche farmaci a bersaglio molecolare. Sono adoperati gli anticorpi monoclonali trastuzumab e pertuzumab nel trattamento dei tumori della mammella, che esprimono il recettore per HER2, oppure il cetuximab e il bevacizumab nella terapia del cancro del colon, o il rituximab nella cura dei linfomi.
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Quando è indicato il trattamento chemioterapico
I medici valutano l’opportunità di sottoporre un paziente a chemioterapia in base a diversi fattori:
- tipologia di tumore;
- sede in cui il tumore si è presentato la prima volta;
- aspetto delle cellule tumorali e il grado di severità del cancro;
- stadio di evoluzione del cancro, cioè la diffusione della malattia all’interno dell’organismo;
- condizioni generali di salute del paziente.
In base a queste valutazioni, i medici stabiliscono il tipo di chemioterapia da somministrare, il numero di cicli necessari e se la cura sia da associare a un intervento chirurgico, a cicli di radioterapia, a terapie ormonali, a terapie mirate o a varie combinazioni di questi trattamenti.
In alcune occasioni il medico curante può decidere di non sottoporre il paziente alla chemioterapia. Infatti, in quanto trattamento sistemico, cioè diffuso in tutto il corpo, comporta effetti collaterali da soppesare in relazione ai benefici attesi. La chemioterapia spesso non è consigliata in pazienti fragili per la concomitante presenza di comorbidità, o nei soggetti anziani, con età superiore a 75 anni. Inoltre, in questi casi la terapia deve comunque essere basata su farmaci con basso profilo di tossicità.
In più, i medici possono decidere di non sottoporre il paziente a questo tipo di cura se il tumore:
- risponde poco, per le sue caratteristiche, a questo genere di trattamento;
- è di piccole dimensioni e non si è diffuso ai linfonodi né nel sangue, perciò può essere rimosso completamente con un intervento chirurgico.
Gli effetti collaterali chemioterapia
Dato il meccanismo con cui agiscono i farmaci chemioterapeutici, sottoporsi alla chemioterapia può comportare diversi effetti collaterali. Agendo sulla fase di riproduzione delle cellule, con la chemioterapia conseguenze si abbattono anche su alcuni tipi di cellule sane soggette a rapida replicazione, come quelle dei bulbi piliferi, del sangue e delle mucose dello stomaco. Per questo si possono verificare la caduta di capelli, anemia e calo delle difese immunitarie, nausea, vomito, diarrea o stipsi, infiammazione o infezione della bocca.
I danni chemioterapia variano in base al tipo, alla dose, alla modalità di somministrazione e alle condizioni del paziente. Tuttavia, grazie ai progressi della ricerca, l’impatto dei farmaci antitumorali sul benessere e la qualità della vita del paziente è stato ridotto notevolmente. Inoltre la maggior parte degli effetti indesiderati è di breve durata, spesso si attenuano e svaniscono con la fine del trattamento. In più, per la chemioterapia danni possono essere contrastati da farmaci e terapie di supporto.
Tra gli effetti collaterali più comuni ci sono senso di affaticamento (fatigue), disturbi digestivi, alterazione del gusto, perdita di appetito, infezioni, sanguinamenti, disturbi alla pelle e alle unghie. Talvolta la chemioterapia può provocare una neuropatia periferica, che si manifesta con alterazioni della sensibilità e formicolii alle estremità. Generalmente questo disturbo scompare dopo diversi mesi dalla fine del trattamento.
Inoltre la cura può compromettere provvisoriamente l’udito transitorio e la fertilità, e causare la formazione di trombi. Infine, possono manifestarsi i danni della chemioterapia in forma transitoria, come problemi di tipo cognitivo (chemo brain), l’alterazioni della memoria e difficoltà a concentrarsi.
Esami a cui sottoporre i pazienti per la cura chemioterapica
Prima di sottoporre un paziente a chemioterapia, viene eseguita una visita accurata. Si misurano peso e altezza per calcolare la dose esatta di farmaci da somministrare. I medici prescrivono anche una serie di esami del sangue e altri accertamenti diagnostici. Lo scopo è stimare il numero di globuli rossi, bianchi e piastrine, e verificare la funzionalità di altri organi.
Una volta terminato il trattamento, il paziente dovrà ripetere gli esami del sangue. Da questo può emergere un livello troppo basso di globuli bianchi (leucopenia) o di piastrine, oppure il sospetto che il fegato o i reni stiano soffrendo per le cure chemioterapiche. I risultati possono indurre i medici ad allungare gli intervalli tra un trattamento e l’altro o ad abbassare le dosi dei farmaci.
Gli accertamenti eseguiti nel corso del trattamento possono, però, anche mostrare una scarsa risposta della massa tumorale, che non si riduce di volume nonostante la terapia. Questo può spingere i medici a utilizzare un’altra combinazione di farmaci che possa rivelarsi più utile.
Infine, per valutare l’efficacia della chemioterapia, la vittima dovrà effettuare un TC con mezzo di contrasto o PET ogni 2-3 cicli. Tuttavia, la PET non è indicata in pazienti con diabete scompensato perché la precisione dell’esame è inferiore. Se gli esami strumentali mostrano una stabilità o una riduzione nel numero e nelle dimensioni delle lesioni, si prosegue con gli stessi farmaci fino a un massimo di chemioterapia 4 cicli.
Quando il cancro risponde al trattamento chemioterapico, ma una parte delle cellule tumorali sopravvive, si ha una remissione parziale. Invece, la remissione completa si ha quando non ci sono più tracce di tumore rilevabili con i mezzi diagnostici a disposizione. Si ha la guarigione del paziente solo quando si verifica una remissione totale, che si potrae e mantiene per diversi anni.
Servizi di assistenza medica e legale per le vittime
L’ONA offre assistenza medica gratuita per ottenere una diagnosi precoce e la sorveglianza sanitaria a chi ha contratto neoplasie a causa dell’esposizione a fattori di rischio, come l’amianto. Inoltre fornisce assistenza legale gratuita per salvaguardare i diritti delle vittime di patologie asbesto correlate. Grazie ad un pool di avvocati, diretti dall’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, le vittime vengono guidate in tutte le fasi dell’iter legale, al fine di ottenere il risarcimento dei danni e il riconoscimento di tutti i benefici previsti.
In più, grazie al reparto di responsabilità medica, l’ONA si occupa di tutelare legalmente anche tutte le vittime di malasanità, assicurando la responsabilità medica.