Almeno 7mila persone sono morte nell’ultimo anno a causa dell’amianto
Si è svolto sabato scorso a Castellammare di Stabia il convegno “Amianto e Sicurezza sul lavoro” nella Sala ‘Spazio Solidale’ della Chiesa di Santissima Maria del Carmine. L’obiettivo dell’evento era quello di informare tutti i lavoratori del cantiere navale sui rischi dell’amianto e della loro pregressa esposizione. Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni ha la illustrato la situazione degli esposti ad amianto in tutti i settori e, in particolare nei cantieri. “Almeno 7mila persone sono morte nell’ultimo anno a causa dell’amianto, e circa 600 nella sola Campania. A essere maggiormente a rischio in particolare sono i lavoratori impiegati nei cantieri navali, uno dei settori in cui si registra il maggior numero di casi di mesotelioma, e sono molti di più di quelli registrati dall’INAIL (1.318), che arrivano solo fino al 2018”.
I lavoratori esposti ad amianto hanno in media sette anni di vita in meno rispetto agli altri. E, nonostante debbano affrontare indicibili sofferenze, non riescono neanche a veder riconosciuti i propri diritti. Servono, infatti, lunghissimi procedimenti giudiziari per ottenere i benefici previdenziali e i risarcimenti danni. Tuttavia, non è il diritto penale che può risolvere il problema amianto. Il problema si risolve con la bonifica e messa in sicurezza. E con l’azione politica.
L’importanza del monitoraggio della patologia oncologica
Mario Fusco, responsabile Registro Tumori ASL Napoli 3 Sud ha poi evidenziato: “il Registro Tumori di Popolazione, che in Campania copre l’intero territorio regionale, è uno strumento di fondamentale importanza per il monitoraggio della patologia oncologica sul territorio, ivi compresi i tumori professionali.
Questi ultimi, e particolarmente i mesoteliomi, sono monitorati con particolare attenzione considerato che sono maggiormente concentrati in aree produttive riconosciute a maggior rischio, tra cui l’Area Stabiese per le attività di cantieristica navale ivi dislocate”. Nel corso del convegno/assemblea pubblica, sono intervenuti, tra gli altri, il sen. Sandro Ruotolo, giornalista, e componente della segreteria nazionale del PD, Giuseppe Vacchiano, professore di medicina legale dell’università del Sannio.
L’amianto nei cantieri navali
Nei cantieri navali l’amianto è stato usato per le sue proprietà di isolante termoacustico, con particolare riferimento a paratie e porte tagliafuoco, cabine e alloggi, soffitti dei locali garage, pavimenti, sale macchine (tubazioni, guarnizioni, caldaie e collettori di scarico).
L’amianto era utilizzato sia spruzzato, sia legato come cemento-amianto, sia sotto forma di pannelli (in primis marinite), sia come costituente dei materassini per l’isolamento delle tubazioni, per le quali si impiegavano anche corde, nastri, ecc.; da fogli di amianto pressato venivano inoltre ricavate le guarnizioni per l’accoppiamento di tubazioni e condotte.
Un largo impiego nella cantieristica navale che però si è ridimensionato nel tempo, a partire dagli anni ’60, fino alla scomparsa nel corso dei primi anni ’80, almeno nella grande cantieristica.
L’amianto era presente anche nei piccoli cantieri navali
In alcuni piccoli cantieri, infatti, l’uso dell’amianto può essersi protratto anche fino alla fine del decennio, ma, in tal caso, le lavorazioni avvenivano con ritmi e discontinuità tali da escludere ogni possibilità di esposizione. Tutto ciò riguarda le costruzioni navali, ma nei cantieri si eseguono anche e massicciamente trasformazioni, riparazioni e demolizioni. A volte le diverse produzioni coesistono, altre sono realizzate singolarmente.
La bonifica dell’amianto nei cantieri e sulle navi
Mentre per le costruzioni può essere fissata una data certa di dismissione dell’amianto, variabile, anche se non di molto, da cantiere a cantiere, per le ristrutturazioni e riparazioni (oltreché per le demolizioni) è evidente che anche in epoca relativamente recente e magari attuale può essersi avuto o aversi a che fare con navi contenenti più o meno consistenti quantità di amianto.
Di qui la difficoltà, che talora si incontra, di fissare con sufficiente precisione la data in cui la presenza dell’esposizione è venuta meno in questa seconda categoria di lavorazioni. A parte la certezza che, a far data dal 1991, le fasi produttive sono state comunque condotte “in sicurezza”, in forza del rispetto del ricordato D.Lgs. 277/1991.
Quali lavoratori a rischio nei cantieri?
L’esposizione stessa ha certamente interessato i coibentatori-scoibentatori, quasi esclusivamente dipendenti da ditte terze. Questi, eseguivano il loro compito con continuità, trasferendosi da un’unità all’altra e da un cantiere all’altro. Ha potuto però interessare varie categorie di allestitori (carpentieri di bordo, saldatori, tubisti, elettricisti, impiantisti, e via discorrendo, secondo una nomenclatura variabile da cantiere a cantiere e da periodo a periodo) e gli altri lavoratori (come i pompieri) che accedono a bordo per periodi prevalenti o, meglio ancora, esclusivi. E questo sia sulle navi che sui grandi blocchi prefabbricati.
L’amianto uccide ancora
Proprio Castellammare ha ospitato le infrastrutture portuali per la cantieristica navale di Fincantieri e molti sono i lavoratori che si sono ammalati a causa dell’esposizione ad amianto.
Ma non solo, dall’Eternit di Bagnoli per l’industria del cemento-amianto, all’Italsider per il settore metallurgico. Dalla SOFER di Pozzuoli all’AVIS di Castellammare di Stabia. Dalla Firema di Caserta a Grandi officine delle ex Ferrovie dello Stato di Santa Maria La Bruna per la produzione e manutenzione di rotabili ferroviari.
Le bonifiche sono state effettuate troppo tardi, non tempestivamente. I lavoratori non sono stati né tutelati né “considerati” dato che nel 2023 si muore ancora di amianto. La legge dovrebbe tutelare i lavoratori. Non basta un risarcimento (quando c’è). Il mesotelioma è un tumore e porta la morte. L’amianto uccide ancora.
Fonte: Rivista degli infortuni e delle malattie professionali. Mappa storica della esposizione all’amianto nell’industria italiana. U. Verdel, A. Iotti, G. Castellet Y Ballarà