Venerdì 12 gennaio, presso la Libreria Anomala-centro di documentazione anarchica a Roma, zona San Lorenzo, Marilina Veca presenterà il suo ultimo lavoro dal titolo “Uranio Impoverito: la terra è tutta un lutto”.
Lo scritto, incentrato sulla delicata tematica, fornisce una visiona chiara e articolata delle implicazioni legate al materiale radioattivo, sia per la salute, sia per l’ambiente, sottolineando la necessità di farne emergere la reale portata e le responsabilità connesse.
All’incontro prenderà parte anche l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), una figura di spicco nel settore, che da anni si dedica con passione e impegno alle questioni dell’amianto e del DU. Esperto nella tutela delle vittime e nella ricerca della giustizia per coloro che hanno subito danni a causa dell’esposizione ad amianto e uranio impoverito, la sua partecipazione all’incontro promette un contributo significativo, fornendo una prospettiva legale approfondita e articolata su questi temi delicati e fondamentali per la salute e per l’ambiente.
Chi è Marilina Veca? Conosciamo l’autrice di “Uranio impoverito: la Terra è tutta un lutto”
Uranio impoverito. Marilina Veca è una giornalista, scrittrice e figura impegnata nel panorama internazionale, con una formazione accademica in Lettere ottenuta presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Specializzatasi in paleografia latina, archivistica e diplomatica presso l’Archivio Segreto Vaticano, ha portato avanti una carriera ricca di esperienze, lavorando nel settore delle relazioni internazionali e contribuendo all’organizzazione di conferenze di rilievo internazionale.
Fra gli scenari internazionali, si è occupata negli ultimi 24 anni in modo specifico della ex-Jugoslavia, in particolare di Serbia e Kosovo. 24 marzo 1999 – 24 marzo 2023: ventiquattro sono passati dall’inizio dei bombardamenti e della selvaggia aggressione della NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia.
Uranio impoverito: effetti
Perché l’uranio impoverito si utilizza su larga scala? Quali sono i suoi effetti, considerando il contesto economico e militare in cui viene impiegato, nonché le conseguenze sulla salute dei militari e delle popolazioni civili?
«L’uranio impoverito è prodotto su larga scala ed è considerato anche “economico”: il suo utilizzo è favorito dal suo basso costo e dalla sua relativa abbondanza, dovuta al fatto che da più di 40 anni si accumula nei depositi di materiale di scarto dopo l’arricchimento richiesto dai reattori nucleari.
L’ applicazione militare si basa sul fatto che l’uranio è un metallo molto denso e, proprio per questo, è utilizzato per rendere le corazzature dei carri armati particolarmente resistenti e per costruire munizioni anticarro più penetranti, al posto del più costoso e meno efficiente tungsteno.
Ad esempio, la versione Heavy Armor dei blindati americani è dotata di una corazza di uranio impoverito inglobata nell’acciaio, per rendere il veicolo molto più resistente ai colpi provenienti dall’esterno».
E la storia continua
«Dal momento che l’uranio è piroforico, all’impatto col bersaglio le particelle, che si staccano dal corpo del proiettile, si incendiano spontaneamente al contatto con l’aria, aumentando l’effetto distruttivo. Esplosioni di test e studi sul campo hanno mostrato che la maggior parte della polvere prodotta dagli impatti, costituita dal proiettile e in maggior proporzione dal bersaglio stesso, finisce per depositarsi entro un raggio di 50 metri dal bersaglio. Il problema con questo tipo di proiettili non è la radioattività, che è molto debole, ma il fatto che l’inalazione delle particelle disperse nell’esplosione e il raggiungimento dei siti più profondi del sistema bronco-polmonare causano danni alla salute, per i militari e ancor più per le popolazioni civili.
Circa 300 tonnellate di munizioni all’uranio impoverito sono state esplose durante la prima Guerra del Golfo da parte dell’esercito statunitense, principalmente da cannoni i cui proiettili contenevano ognuno 270 grammi di uranio impoverito. In seguito è stato ampiamente usato anche nelle guerre che hanno portato alla disintegrazione della Jugoslavia: soltanto in Bosnia 2,75 tonnellate».
I numeri di una guerra subdola e non dichiarata
Dalle sue parole emerge chiaramente la pericolosità dell’uranio impoverito. Considerando il balletto dei numeri e le dichiarazioni del Ministro della Salute Grillo, che ha annunciato 500 morti e 8.000 malati, vittime di questa guerra subdola e non dichiarata, come valuta la gestione e la trasparenza riguardo alle reali dimensioni del problema? E, in modo più provocatorio, quanto crede che le cifre ufficiali riflettano veramente l’entità delle conseguenze sulla salute legate all’esposizione all’uranio impoverito?
«Posso solo dire che sono sicuramente di più…»
Tutti zitti…
Nel 2001 Carla Del Ponte, allora Pubblico Accusatore presso il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia, affermò che l’uso di armi all’uranio impoverito da parte della NATO avrebbe potuto essere considerato un crimine di guerra. E perché Carla Del Ponte, nelle sue funzioni di pubblico ministero del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia, quindi certamente non una guerrigliera anti-Nato ma una figura appartenente al sistema di potere, si sentì in obbligo di affermare che l’uso di armi all’uranio impoverito da parte della NATO poteva verosimilmente essere considerato un crimine di guerra? Come finì la storia?
L’affermazione ebbe l’effetto di una bomba tanto che, poco dopo, a seguito di uno studio commissionato dal predecessore della Del Ponte, Louise Arbour , fu ridimensionata e depotenziata dalla considerazione che non esiste un trattato ufficiale sul bando delle armi all’uranio impoverito, né leggi internazionali che le vietino espressamente. L’impiego militare dell’uranio impoverito, pur avendo conseguenze catastrofiche sulla popolazione civile e sull’ecosistema rientra, almeno finora, nell’impiego di armi convenzionali».
Storia di ordinaria omertà?
E allora perché l’omertà, le menzogne sul suo uso, il diniego ai risarcimenti per i morti e i malati, il silenzio sulle patologie fra i civili, il mistero sulla contaminazione del territorio?
«Anche nell’opinione pubblica il termine “uranio” tende a perdere il suo significato puramente tecnico ed evoca eventi spaventosi, misteriosi, apocalittici e nello stesso tempo mai chiariti, confusi in una nebulosa volutamente inestricabile.
Una storia che dura ormai da decenni che sconvolge e distrugge la vita di civili ignari dei pericoli cui sono esposti in nome dell’unico vero interesse, il profitto. Che sia diretta o indiretta, che sia monetizzata e finalizzata al profitto, favorendo sbocchi di mercato, ad esempio con il controllo dell’estrazione di particolari materie prime, è una perfetta arma ‘sporca’: usata per rinforzare le corazze e rendere i proiettili più perforanti, s’incendia e disperde milioni di microparticelle e di polveri letali».