Silice e polveri sottili: i rischi per la salute e le tutele legali

FACTS: L’ESPOSIZIONE A POLVERI SOTTILI E SILICE CRISTALLINA È TRA LE PRINCIPALI CAUSE DI MALATTIE PROFESSIONALI RESPIRATORIE. QUESTE SOSTANZE, INVISIBILI A OCCHIO NUDO, PENETRANO IN PROFONDITÀ NEI POLMONI E POSSONO PROVOCARE PATOLOGIE GRAVI COME SILICOSI, BRONCOPNEUMOPATIE E TUMORI. L’INAIL RICONOSCE L’ESPOSIZIONE PROFESSIONALE ALLA SILICE COME MALATTIA TABELLATA, CON TUTELE SPECIFICHE PER I LAVORATORI ESPOSTI.

Silice e polveri sottili: cosa sono e perché sono pericolose

Con il termine polveri sottili si indicano le particelle solide o liquide sospese nell’aria, con diametro inferiore a 10 micron (PM10) o a 2,5 micron (PM2.5). Le più piccole, dette nanoparticelle, possono addirittura superare le barriere cellulari e raggiungere il sangue, diffondendosi in tutto l’organismo.

Queste particelle provengono da molteplici fonti: traffico veicolare, combustione di carburanti, attività industriali, edilizia e agricoltura intensiva. Una frazione particolarmente pericolosa è rappresentata dalla silice cristallina respirabile, una sostanza naturale contenuta in materiali come sabbia, granito, cemento e ceramiche. Quando viene frantumata, levigata o perforata, libera nell’aria polveri sottili che, se inalate, possono accumularsi nei polmoni e provocare danni irreversibili.

Il problema non è solo ambientale ma anche sanitario: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito le polveri fini tra i principali fattori di rischio per la salute pubblica, responsabili di milioni di morti premature ogni anno nel mondo.

Silice cristallina: dove si trova e quali lavoratori sono a rischio

La silice è una delle sostanze più diffuse in natura. Si trova in rocce, sabbie, terre refrattarie e in numerosi materiali da costruzione. È un componente essenziale di vetro, ceramica, cemento e calcestruzzo, ma diventa pericolosa solo quando si trasforma in polvere respirabile durante processi lavorativi.

I settori più a rischio includono l’edilizia, le cave, le fonderie, la lavorazione del marmo e delle pietre, la ceramica, l’industria del vetro, la metallurgia e la sabbiatura industriale. Anche il settore odontotecnico e la produzione di componenti elettronici possono comportare esposizioni significative.

I lavoratori che manipolano o tagliano materiali contenenti silice senza adeguata protezione respiratoria rischiano di sviluppare nel tempo patologie croniche come silicosi, bronchiti ostruttive e carcinoma polmonare.

Effetti sulla salute: dalla silicosi al cancro del polmone

L’inalazione prolungata di polveri di silice provoca un’infiammazione cronica del tessuto polmonare che porta, nel tempo, alla formazione di cicatrici fibrose. Questa condizione, nota come silicosi, è una malattia professionale irreversibile che riduce progressivamente la capacità respiratoria.

I sintomi iniziali includono tosse secca, affanno e stanchezza, ma con il passare degli anni possono evolvere in insufficienza respiratoria cronica e ipertensione polmonare. Nei casi più gravi, la silicosi può predisporre allo sviluppo di tubercolosi e cancro del polmone, tanto che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato la silice cristallina respirabile come cancerogeno di gruppo 1, ossia sicuramente cancerogeno per l’uomo.

Le polveri sottili ambientali (PM2.5 e PM10), anche se non specificamente legate alla silice, aggravano il quadro: penetrano fino agli alveoli polmonari, aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, ictus, diabete e disturbi cognitivi.

Quadro normativo e limiti di esposizione

In Italia, la tutela dei lavoratori esposti a polveri sottili e silice è regolata dal D.Lgs. 81/2008, che impone agli datori di lavoro di valutare e ridurre l’esposizione agli agenti chimici pericolosi. Il Titolo IX del decreto, in particolare, stabilisce i valori limite di esposizione professionale e le misure di prevenzione collettiva e individuale.

Dal 2020, la Direttiva europea 2017/2398, recepita in Italia, ha inserito la silice cristallina respirabile tra gli agenti cancerogeni professionali, fissando un limite di esposizione di 0,1 mg/m³. Le aziende devono quindi adottare sistemi di aspirazione, ventilazione localizzata e dispositivi di protezione individuale, oltre a garantire la sorveglianza sanitaria periodica dei lavoratori esposti.

Le ARPA regionali e l’INAIL effettuano controlli ambientali e ispezioni nei luoghi di lavoro, con la possibilità di sanzioni per le imprese che non rispettano i limiti o omettono la valutazione del rischio.

Riconoscimento come malattia professionale e codice INAIL

La silicosi e le patologie respiratorie correlate all’esposizione a polveri di silice sono inserite nella Lista I delle malattie professionali INAIL, cioè quelle per le quali è riconosciuto il nesso diretto di causalità con l’attività lavorativa. Il riferimento normativo è il D.M. 10 giugno 2014, che aggiorna l’elenco delle malattie tabellate.

Il codice INAIL di riferimento per la silicosi è 5.01.02, rientrante tra le malattie dell’apparato respiratorio da polveri minerali. Il riconoscimento consente al lavoratore di ottenere indennizzi economici, rendite vitalizie e assistenza sanitaria.

Per avviare la procedura di riconoscimento, il lavoratore deve presentare una denuncia di malattia professionale all’INAIL, allegando la documentazione medica e la prova dell’esposizione occupazionale. L’ente procede con accertamenti sanitari e ambientali per confermare il nesso causale.

Aspetti legali e responsabilità del datore di lavoro

Dal punto di vista giuridico, la mancata protezione dei lavoratori esposti a polveri sottili e silice può configurare responsabilità penale e civile per il datore di lavoro. In base agli articoli 589 e 590 del Codice Penale, le lesioni o i decessi derivanti da esposizione professionale evitabile possono integrare il reato di omicidio colposo o lesioni personali colpose aggravate.

Sul piano civile, il lavoratore può chiedere il risarcimento del danno biologico e morale al datore di lavoro, oltre alle prestazioni INAIL. Nei casi di inadempienza sistematica, anche la società può essere chiamata a rispondere ai sensi del D.Lgs. 231/2001, che estende la responsabilità amministrativa agli enti per reati in materia di salute e sicurezza.

Le sentenze della Corte di Cassazione hanno più volte ribadito che la conoscenza dei rischi derivanti dalla silice è consolidata da decenni, e che la mancata adozione di misure preventive costituisce colpa grave. Pertanto, la formazione dei lavoratori, la sorveglianza sanitaria e l’adozione di DPI adeguati non sono opzioni, ma obblighi inderogabili.

Sorveglianza sanitaria e prevenzione

La prevenzione resta la prima forma di tutela. I lavoratori esposti devono essere sottoposti a visite mediche periodiche, esami radiografici e test della funzionalità respiratoria. L’uso di maschere filtranti FFP3, l’aspirazione localizzata delle polveri e la bagnatura dei materiali durante le lavorazioni riducono sensibilmente l’esposizione.

È fondamentale che il medico competente mantenga una cartella sanitaria individuale aggiornata, in cui registrare i livelli di esposizione e le eventuali alterazioni riscontrate. In presenza di segni precoci di malattia, il lavoratore deve essere allontanato temporaneamente dall’esposizione e avviato a controlli specialistici.

L’INAIL, in collaborazione con le Regioni, promuove progetti di prevenzione specifici nel comparto edilizio e minerario, dove la diffusione delle polveri di silice respirabile è più elevata.

Silice, rischi e tutele legali

AspettoDescrizioneRiferimento normativo
Agente di rischioSilice cristallina respirabileDirettiva UE 2017/2398
Valore limite0,1 mg/m³D.Lgs. 81/2008, Titolo IX
Malattia professionaleSilicosi, bronchite cronica, cancro polmonareD.M. 10/06/2014, INAIL cod. 5.01.02
Obbligo del datore di lavoroValutazione del rischio, DPI, sorveglianza sanitariaD.Lgs. 81/2008
Responsabilità penaleLesioni o omicidio colposo per esposizione evitabileArtt. 589–590 c.p.

Il ruolo della giurisprudenza e della consapevolezza sociale

Negli ultimi anni, la giurisprudenza italiana ha assunto un ruolo cruciale nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori colpiti da patologie da esposizione a polveri sottili. Le decisioni dei tribunali hanno ribadito che l’obbligo di protezione del datore di lavoro non si limita all’adozione di misure minime, ma include la costante valutazione del rischio e l’aggiornamento delle procedure di sicurezza in base ai progressi scientifici.

Anche sul piano sociale, cresce la consapevolezza che la silice e le polveri fini non riguardano solo i luoghi di lavoro, ma l’ambiente urbano in cui viviamo. Le politiche europee sulla qualità dell’aria e le recenti cause legali contro le amministrazioni inadempienti dimostrano che la tutela della salute respiratoria è una questione pubblica e collettiva.

Faq su silice e polveri sottili

Cos’è la silice cristallina? È un minerale presente in sabbia, pietre e cemento che diventa pericoloso quando si frantuma e viene inalato sotto forma di polvere.
Quali malattie può causare? Silicosi, broncopatie croniche e tumore del polmone.
È riconosciuta come malattia professionale? Sì, dall’INAIL, con codice 5.01.02.
Chi è più a rischio? Lavoratori dell’edilizia, cave, fonderie, ceramiche e lavorazioni di pietre.
Cosa deve fare il datore di lavoro? Valutare il rischio, ridurre l’esposizione e garantire la sorveglianza sanitaria.
Esistono responsabilità penali? Sì, nei casi di mancata prevenzione o morte da esposizione, si configura reato di lesioni o omicidio colposo.

Amianto asbesto: assistenza medica e tutela legale

Chiama il numero verde, contattaci su Whatsapp o compila il form per ricevere assistenza gratuita.

ambiente e salute

ambiente e salute