RICONOSCIUTI DIRITTI AL FIGLIO DI UNA VITTIMA DEL DOVERE

Dopo anni di battaglie giudiziarie con orgoglio vorrei parlare di una storica vittoria in Cassazione a tutela del figlio del colonnello Raffaele Acquafredda, ufficiale dell’Esercito Italiano, morto nel 2012 a soli 50 anni per un tumore al rene causato da uranio impoverito, amianto e altre sostanze tossiche.

La Corte di Cassazione ha affermato un principio di giustizia e civiltà giuridica: ai fini del riconoscimento dei benefici per le vittime del dovere, ciò che conta è la condizione effettiva del familiare superstite al momento del decesso della vittima, non il reddito maturato successivamente.

Nel caso specifico, era stato escluso dagli indennizzi il figlio della vittima del dovere, con la motivazione che non fosse più fiscalmente a carico, avendo iniziato a lavorare dopo la perdita del padre. Una posizione che ho ritenuto fin dall’inizio profondamente ingiusta e che abbiamo combattuto in ogni grado.

UNA SENTENZA STORICA CHE SEGNA UN PUNTO FERMO PER LA GIUSTIZIA

Abbiamo dimostrato che, al momento del decesso del padre, il giovane era ancora studente universitario e che ha iniziato a lavorare per necessità. Il rigetto iniziale era stato confermato anche in appello, ma con questa sentenza definitiva, la Corte ha accolto il nostro ricorso, riconoscendo i diritti negati.

Questo costituisce un precedente importante per tutte le famiglie delle vittime del dovere, spesso costrette ad affrontare un sistema burocratico e normativo che aggiunge sofferenza alla tragedia.

La decisione fa giurisprudenza e rappresenta un passo avanti nella tutela dei diritti umani e nella corretta applicazione della legge.

Il colonnello Acquafredda ha partecipato a missioni internazionali in aree ad altissima contaminazione ambientale, tra cui Sarajevo e il Kosovo, nel pieno della crisi balcanica. Ha servito lo Stato con dedizione, ed è morto a causa dell’esposizione a materiali altamente tossici. La sua famiglia merita giustizia, e continuerò a difenderne i diritti.

ANDIAMO AVANTI

Oltre a questo procedimento in Cassazione, sono ancora in corso:

un ricorso al TAR per il risarcimento dei danni fisici subiti dal colonnello;
un’azione civile per i danni morali e materiali patiti dai familiari.

Continuerò a lottare affinché nessun altro venga lasciato solo davanti al peso dell’ingiustizia. Perché la vita e la salute di chi serve lo Stato non possono essere sacrificate nel silenzio.

Autore: Ezio Bonanni