La caduta del paziente durante il ricovero o in una struttura sanitaria è un evento che può avere gravi conseguenze, sia dal punto di vista clinico che legale. Le cadute possono verificarsi in ospedali, case di cura o altre strutture assistenziali, e possono causare danni significativi, soprattutto nei pazienti anziani o con problemi di mobilità. La caduta di un paziente, oltre a rappresentare un rischio per la sua salute, può anche comportare una responsabilità medica.
La responsabilità medica per le cadute del paziente è un tema regolamentato dalla normativa vigente, in particolare dalla Legge Gelli-Bianco (Legge n. 24/2017), che ha introdotto importanti novità in materia di sicurezza e gestione del rischio clinico nelle strutture sanitarie.
Questo testo ha lo scopo di spiegare, in modo semplice e dettagliato, come funziona la responsabilità medica in caso di caduta di un paziente, chi è responsabile della prevenzione delle cadute e cosa fare per ottenere un risarcimento in caso di danni.
Le strutture sanitarie infatti sono tenute a valutare costantemente il rischio di caduta dei pazienti e a implementare tutte le misure necessarie per prevenirle. Se una caduta avviene a causa di negligenza o mancanza di prevenzione, il paziente ha diritto a richiedere un risarcimento.
In questa guida vediamo punto per punto di chi è la responsabilità, cosa dice la Legge Gelli sulle cadute del paziente e quando si ha diritto al risarcimento dei danni subiti.
La Legge Gelli-Bianco e la caduta del paziente durante il ricovero
La Legge Gelli-Bianco, approvata nel 2017, ha profondamente modificato il quadro giuridico della responsabilità medica in Italia. Questa normativa mira a migliorare la sicurezza del paziente e a ridurre gli eventi avversi nelle strutture sanitarie, come le cadute, rafforzando il principio della responsabilità contrattuale delle strutture sanitarie e introducendo nuove regole per la gestione del rischio clinico.
Cosa dice la Legge Gelli sulla caduta del paziente?
Secondo la Legge Gelli, le strutture sanitarie hanno l’obbligo di garantire standard di sicurezza elevati per i pazienti e di adottare tutte le misure preventive necessarie per ridurre il rischio di cadute. La legge stabilisce che le strutture sanitarie, come ospedali o case di cura, sono responsabili della gestione del rischio clinico e, di conseguenza, anche delle cadute dei pazienti, se queste sono prevedibili e prevenibili.
La responsabilità della struttura sanitaria è di tipo contrattuale: ciò significa che, nel caso in cui un paziente subisca una caduta durante il ricovero, la struttura deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile per prevenire l’evento. Se non riesce a provare di aver adottato adeguate misure preventive, può essere considerata responsabile e obbligata a risarcire i danni subiti dal paziente.
Cosa impone la legge alle strutture sanitarie
In particolare, la legge Gelli impone alle strutture sanitarie di:
- Valutare il rischio di caduta di ogni paziente.
- Implementare protocolli per la prevenzione delle cadute.
- Monitorare continuamente i pazienti più a rischio.
- Garantire che il personale sanitario sia adeguatamente formato e preparato a gestire tali rischi.
Molto spesso, in assenza di personale per il monitoraggio, la prevenzione delle cadute si traduce nel divieto totale di muoversi da letto anche per i pazienti che sarebbero in grado di muoversi se opportunamente aiutati, a scapito della mobilità e della salute psicologica.
L’onere della prova secondo la Legge Gelli
Una delle principali innovazioni della Legge Gelli riguarda l’inversione dell’onere della prova: mentre prima era il paziente a dover dimostrare che la struttura non aveva fatto abbastanza per prevenire la caduta, oggi è la struttura sanitaria che deve provare di aver messo in atto tutte le misure necessarie per evitare l’evento avverso.
Questo significa che, se un paziente cade durante il ricovero, la struttura sanitaria sarà ritenuta responsabile a meno che non dimostri di aver adottato tutte le misure preventive richieste.
La valutazione del rischio di caduta del paziente
Una parte cruciale della prevenzione delle cadute nelle strutture sanitarie è la valutazione del rischio di caduta del paziente. Ogni paziente ha un diverso livello di rischio, e spetta al personale sanitario effettuare una valutazione accurata e continua per identificare coloro che sono più vulnerabili.
Fattori di rischio per le cadute: quali sono?
Esistono diversi fattori che possono aumentare il rischio di caduta di un paziente. Questi fattori devono essere attentamente considerati dal personale medico e infermieristico quando si valuta il rischio di caduta. Alcuni dei principali fattori di rischio includono:
- Età avanzata: gli anziani sono particolarmente vulnerabili alle cadute, soprattutto a causa della riduzione della forza muscolare, dell’equilibrio e della vista.
- Mobilità ridotta: i pazienti con problemi di deambulazione o mobilità limitata sono a rischio maggiore.
- Uso di farmaci: alcuni farmaci, come sedativi, tranquillanti o farmaci per la pressione sanguigna, possono aumentare il rischio di caduta, provocando vertigini o alterazioni dell’equilibrio.
- Condizioni neurologiche: patologie come la demenza, il Parkinson o altri disturbi neurologici possono compromettere l’equilibrio e aumentare la probabilità di cadute.
- Ambienti non sicuri: la presenza di ostacoli, pavimenti scivolosi o letti troppo alti può rappresentare un rischio per i pazienti, soprattutto se questi non sono in grado di muoversi autonomamente.
Strumenti per la valutazione del rischio: quali sono?
Esistono diversi strumenti e protocolli utilizzati nelle strutture sanitarie per valutare il rischio di caduta dei pazienti. Alcuni dei più comuni includono:
- Scala di Morse: un questionario che prende in considerazione fattori come la storia di cadute precedenti, l’uso di ausili per la deambulazione, il livello di coscienza e il tipo di terapia farmacologica.
- Scala STRATIFY: un altro strumento che valuta il rischio di caduta basato su fattori quali la presenza di confusione, la mobilità, il trasferimento e la continenza.
- Scala Hendrich II: una scala che include variabili come sesso, condizioni mediche, farmaci assunti e fattori di instabilità posturale.
Dopo aver valutato il rischio di caduta, il personale sanitario dovrebbe adottare misure preventive specifiche per ogni paziente, che possono includere l’uso di barriere protettive, la presenza di ausili per la deambulazione o un’attenzione costante durante i trasferimenti tra letto e sedia.
Chi è responsabile della prevenzione delle cadute?
La responsabilità di prevenire le cadute del paziente nelle strutture sanitarie è distribuita tra diversi attori:
- La struttura sanitaria: l’ospedale o la casa di cura è il principale responsabile della sicurezza del paziente. Deve implementare protocolli chiari e garantire che il personale sia formato adeguatamente per prevenire le cadute. Le strutture devono essere progettate in modo sicuro e dotate di tutti gli strumenti necessari per aiutare i pazienti a ridurre il rischio di caduta.
- Il personale medico: i medici hanno il compito di valutare le condizioni cliniche del paziente e di prescrivere eventuali farmaci o terapie che potrebbero influire sul rischio di caduta.
- Il personale infermieristico: gli infermieri svolgono un ruolo cruciale nella sorveglianza dei pazienti e nella gestione del rischio di caduta. Sono spesso i primi a identificare i segnali di rischio e a intervenire per prevenire un incidente.
- Il paziente e i familiari: anche il paziente, quando possibile, e i suoi familiari possono essere coinvolti nel processo di prevenzione delle cadute. I familiari possono collaborare con il personale sanitario segnalando cambiamenti nelle condizioni del paziente o rischi potenziali.
La segnalazione di una caduta e le conseguenze legali
Se un paziente cade durante il ricovero o mentre è assistito in una struttura sanitaria, l’evento deve essere immediatamente segnalato al personale sanitario. La struttura ha l’obbligo di effettuare una valutazione immediata delle condizioni del paziente e di fornire tutte le cure necessarie per trattare eventuali lesioni.
Documentazione dell’incidente
La documentazione della caduta è un passaggio fondamentale. Ogni incidente deve essere registrato in un rapporto scritto che descrive le circostanze dell’evento, le condizioni del paziente prima e dopo la caduta, eventuali lesioni riportate e le misure adottate per prevenire ulteriori cadute.
Questo rapporto può essere fondamentale in caso di azioni legali. Se il paziente o i familiari decidono di chiedere un risarcimento, la documentazione dell’incidente sarà utilizzata per determinare la responsabilità della struttura e del personale.
Segnalazione all’ASL e all’Ordine dei Medici
In alcuni casi, soprattutto se la caduta ha provocato danni gravi, il paziente o i suoi familiari possono decidere di segnalare l’incidente all’ASL o all’Ordine dei Medici. Questi enti hanno il compito di valutare la condotta della struttura e del personale sanitario e di avviare eventuali procedimenti disciplinari o sanzioni.
Risarcimento danni per la caduta del paziente
Se la caduta del paziente ha provocato danni fisici o psicologici, il paziente ha diritto a chiedere un risarcimento. Per ottenere il risarcimento, è necessario dimostrare che la caduta è stata causata da negligenza o da una carenza delle misure preventive da parte della struttura sanitaria.
I principali danni che possono essere risarciti includono:
- Danno biologico: lesioni o fratture causate dalla caduta.
- Danno morale: sofferenza psicologica e stress causato dall’evento.
- Danno patrimoniale: spese mediche aggiuntive, perdita di reddito o altre conseguenze economiche legate alla caduta.
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