Nel campo della salute mentale, un recente studio condotto dalla University of Pittsburgh School of Medicine e dagli assistenti sociali UPMC ha svelato che i profumi possono diventare una preziosa risorsa nel trattamento della depressione.La scoperta non solo offre una nuova prospettiva sulla potenza dei sensi nell’influenzare il nostro benessere mentale, ma suggerisce anche un’applicazione pratica nel contesto clinico
Profumi familiari: un portale verso la felicità
Secondo i risultati della ricerca, annusare dei profumi familiari può innescare la memoria di specifici eventi che abbiamo sperimentato in passato.
Lo scrittore siciliano Andrea Camillieri, definendo la felicità come una “folgorazione” sosteneva di averla sperimentata in modo fugace e inspiegabile e di aver raggiunto uno stato di armonia con l’universo.
«Una volta, quando ero in campagna, mi è entrata la fragranza della citronella nelle narici e nei polmoni», raccontava. Questo semplice profumo, richiamando alla memoria odori legati all’infanzia, aveva scatenato in lui un’esplosione di gioia e benessere, tanto da sentirsi spinto a cantare ad alta voce.
Gli studiosi di Pittsburgh avranno letto il grande Camilleri?
Bella domanda. Sta di fatto che la loro ricerca ha confermato che gli odori sono più efficaci delle parole nel richiamare alla mente eventi specifici.
A partire da questa constatazione, hanno utilizzato i profumi come strumenti per riconfigurare i modelli di pensiero negativi.
Piuttosto che affrontare la depressione esclusivamente attraverso la terapia verbale o la farmacologia, gli odori insomma potrebbero essere incorporati come parte integrante di un approccio terapeutico più olistico.
Prima di addentrarci nello studio, utile spendere qualche riga sulla depressione.
Depressione: focus sulla patologia
La depressione è una malattia mentale complessa e debilitante che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Si manifesta con sintomi persistenti di tristezza, perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane, stanchezza, irritabilità, cambiamenti nell’appetito e nel sonno, sentimenti di inutilità o colpa e, nei casi più gravi, pensieri suicidi. Questi sintomi possono variare in intensità e durata da persona a persona.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la depressione colpisce oltre 264 milioni di persone in tutto il mondo. Questo disturbo mentale può influenzare individui di tutte le età, ma solitamente si manifesta per la prima volta durante l’età adulta giovane o l’adolescenza. Tuttavia, la depressione può anche colpire gli anziani, e i sintomi possono essere differenti rispetto a quelli riscontrati nelle persone più giovani.
Esistono vari fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare la depressione, tra cui predisposizione genetica, squilibri chimici nel cervello, eventi stressanti o traumatici nella vita, problemi di salute fisica e determinati fattori ambientali e sociali. Inoltre, l’adolescenza e la fase post-partum sono considerate periodi critici in cui le persone possono essere particolarmente vulnerabili alla depressione, a causa dei cambiamenti fisici, emotivi e sociali che si verificano durante queste fasi della vita.
Trattamenti standard e terapia olfattiva
Il trattamento della depressione può coinvolgere una combinazione di terapie psicologiche, farmacologiche e interventi di supporto sociale. Tuttavia, molte persone non ricevono la diagnosi e il trattamento adeguati, a causa della stigmatizzazione associata alla malattia mentale, della mancanza di accesso a servizi sanitari adeguati o della mancanza di consapevolezza dei sintomi da parte dei pazienti stessi.
In questo contesto, la scoperta che i profumi potrebbero offrire un nuovo approccio terapeutico per affrontare la depressione assume un significato particolarmente rilevante. Offrendo un modo non invasivo e potenzialmente efficace per affrontare i sintomi della malattia, questa ricerca potrebbe rappresentare una svolta importante nel campo della salute mentale e offrire speranza a milioni di persone che lottano con la depressione in tutto il mondo.
L’intuizione degli studiosi
La neuroscienziata Kymberly Young, si è concentrata sull’importanza dell’amigdala, quella parte primitiva del cervello responsabile non solo delle risposte di “combatti o fuggi“, ma anche dell’attenzione e della concentrazione su eventi clou.
Young non poteva ignorare le molteplici prove che indicavano una connessione significativa tra la depressione e la difficoltà nel richiamare specifici ricordi autobiografici. Allo stesso tempo, era consapevole delle esperienze di persone senza depressione, il cui incontro con un odore familiare poteva scatenare ricordi vividi e profondamente radicati, quasi tangibili nella loro realtà.
Secondo Young, il fenomeno poteva essere dovuto all’interazione diretta tra gli odori e l’amigdala, tramite le intricate connessioni nervose del bulbo olfattivo.
Da qui l’intuizione.
Se gli odori possono innescare ricordi così potenti e realistici, potrebbero anche essere utilizzati come una sorta di chiave per sbloccare i ricordi autobiografici nelle persone depresse. In altre parole, potrebbero diventare una leva terapeutica per risvegliare e riconsolidare i legami emotivi che la depressione sembra aver offuscato.
«È stato sorprendente per me che nessuno abbia pensato prima di osservare il richiamo della memoria negli individui depressi utilizzando segnali olfattivi». Questo il commento dell’autrice senior dello studio e professoressa associato di psichiatria alla Pitt. Ma veniamo all’esperimento.
Un laboratorio pieno di profumi “sblocca ricordo”
Immaginate una sala da laboratorio intrisa di profumi familiari, un vero e proprio giardino di esperienze sensoriali in cui il passato si fonde con il presente, offrendo una prospettiva unica sulla mente umana. Questo è esattamente ciò che la dottoressa Kymberly Young ha creato nel suo studio all’avanguardia, dove ha sfidato le convenzioni scientifiche e ha portato la ricerca sulla depressione in un territorio affascinante e inesplorato.
Accantonando costose e complesse apparecchiature di scansione cerebrale; Young ha deciso di abbracciare un approccio più low-tech, ma altrettanto potente. Ha presentato ai suoi partecipanti una serie di fiale di vetro opaco, ognuna contenente un potente profumo familiare. Dalle fresche note di arancia al robusto aroma del caffè macinato, fino al pungente odore del lucido da scarpe e persino al noto Vicks VapoRub, ogni fiala ha agito come un portale verso il passato, un catalizzatore per i ricordi sopiti.
Dopo aver invitato i partecipanti a immergersi in queste fragranze familiari, Young ha chiesto loro di fare un viaggio nella memoria e di rievocare un ricordo specifico, sia esso positivo o negativo. E ciò che ha scoperto ha sorpreso persino lei stessa.
La chiave d’accesso al ricordo
I risultati hanno dimostrato che l’olfatto era un veicolo incredibilmente potente per l’accesso ai ricordi, soprattutto per le persone affette da depressione. Contrariamente alle aspettative, i partecipanti depressi che ricevevano segnali olfattivi avevano una maggiore probabilità di richiamare ricordi specifici rispetto a quelli che ricevevano segnali verbali. Ad esempio, mentre coloro che hanno ricevuto un suggerimento verbale potevano ricordare di essere stati in un bar, coloro che hanno annusato una fragranza specifica potevano ricordare dettagli più precisi, come essere stati in quel bar esattamente il venerdì precedente.
Questa scoperta non solo ha confermato l’ipotesi della dottoressa Young, ma ha anche aperto nuove prospettive sulla comprensione dei meccanismi della memoria e della depressione. Il fatto che un semplice odore possa essere un potente stimolo per risvegliare i ricordi sepolti e spesso inaccessibili offre una nuova speranza per il trattamento e la gestione della malattia mentale.
Utilizzando le fragranze come terapia, offre infatti alle persone depresse un modo tangibile e coinvolgente per ricollegarsi al proprio passato e al proprio sé autentico.
Infine, un aspetto affascinante emerso dalla ricerca è che i partecipanti avevano maggiori probabilità di ricordare eventi positivi quando esposti a segnali olfattivi. Questo suggerisce un potenziale importante anche come strumento per promuovere un orientamento mentale più positivo e ottimista.
Fasi successive
Ovviamente, è importante notare che questo studio è solo l’inizio di un nuovo capitolo nell’esplorazione del potenziale terapeutico dei profumi. Ci sono ancora molte domande da esplorare e molti dettagli da affinare prima che gli odori possano diventare una pratica clinica standard. Ad esempio, quale tipo di profumi sono più efficaci? Esistono rischi o effetti collaterali da considerare?
Ma la dottoressa Young non intende fermarsi qui. Sta già pianificando studi più avanzati, utilizzando tecniche di imaging cerebrale più sofisticate, per dimostrare in modo inequivocabile che i profumi possono attivare l’amigdala dei soggetti depressi in modo più efficace rispetto ai segnali verbali. Questo passo avanti potrebbe offrire ulteriori prove concrete del potenziale terapeutico dei profumi nel trattamento della depressione, portando la ricerca un passo avanti verso una pratica clinica più informata e mirata.
«Se miglioriamo la memoria, possiamo migliorare la risoluzione dei problemi, la regolazione delle emozioni e altri problemi funzionali che spesso sperimentano gli individui depressi», ha concluso Young.
Fonti
Kymberly Young et al, Recall of Autobioographic Memories Following Odor vs Verbal Cues Among Adults With Major Depressive Disorder, JAMA Network Open (2024)