Finalmente la sentenza per la contaminazione da PFAS più estesa a livello mondiale nei confronti dei vertici della Miteni
“Chi inquina paga” questo principio fondamentale introdotto in ambito comunitario dalla Direttiva 35/2004 – impone al soggetto che fa correre un rischio di inquinamento all’ambiente di sostenere i costi della prevenzione o della riparazione. Su questo si è pronunciata la Corte d’Assise di Vicenza che giovedì 26 giugno 2025 ha condannato a 141 anni di pene complessive 11 dei 15 ex manager appartenenti alle diverse gestioni della Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors Group per inquinamento consapevole da composti perfluoroalchilici in tre province del Veneto.
Un processo storico che ha fatto luce su quanto già da tempo si temeva. L’estensione per l’inquinamento da PFAS ha compromesso le falde acquifere nelle province di Vicenza, Padova e Verona toccando la vita di circa 350mila cittadini.
Il caso
Nel 2013 il Ministero dell’Ambiente aveva informato la Regione Veneto sulla presenza dei Pfas nelle acque di diversi comuni e nel 2014 arrivò anche la denuncia di Legambiente per inquinamento delle falde. Sono stati risarciti oltre 220 parti civili ed enti pubblici. 58 milioni di euro al Ministero dell’Ambiente, 6,5 milioni alla Regione Veneto e 844mila euro all’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e protezione Ambientale del Veneto). Anche le mamme che dal principio avevano lottato per questa terribile situazione hanno ricevuto indennizzi dai 15 ai 20mila euro.
La sentenza ha escluso il risarcimento ai lavoratori dell’ex azienda, le motivazioni della decisione verranno chiarite con il deposito della sentenza.
Il ruolo dell’ARPAV
Fondamentale in questa indagine il ruolo dell’ARPAV che ha analizzato 50mila campionamenti per lo studio del flusso e della contaminazione conducendo, così, un’indagine ambientale su diversi fronti per valutare l’inquinamento da PFAS.
“Per quanto riguarda la messa in sicurezza del sito Miteni, Arpav è tutt’ora coinvolta nel procedimento ai sensi del Titolo V alla Parte IV del D. Lgs.152/06, ambito nel quale fornisce il proprio supporto tecnico scientifico agli enti territoriali, anche avvalendosi della collaborazione di Ispra, in un quadro piuttosto complesso per la specificità e vulnerabilità del contesto idrogeologico del sito e per la peculiarità della classe di sostanze inquinanti, che sono ancora in fase di studio a livello internazionale e per le quali non sempre sono definiti, a livello nazionale, parametri chimico-fisici e tossicologici, né valori di riferimento e/o valori limite nelle diverse matrici ambientali.
Arpav prosegue altresì con il campionamento, a frequenza mensile, di alcuni piezometri collocati all’esterno del sito ex Miteni ed impiegati per il monitoraggio ambientale a valle del barrieramento idraulico in essere, nonché dello scarico dell’impianto Taf per il trattamento delle acque inquinate emunte”. Fonte ISPRA
La sentenza è stata oggetto di discussione in tutto il mondo
Molti giornali, in particolare in Francia ( Le Monde, la tv pubblica France televisions, la rete internazionale anche in lingua inglese France24) hanno parlato della sentenza della Corte d’Assise di Vicenza e dell’inquinamento da PFAS nell’acqua potabile.
Condannati 3 manager giapponesi che erano ai vertici della multinazionale Mitsubishi non si sono presentati come gli altri imputati giapponesi al processo.
Negli Stati Uniti Donald Trump fa marcia indietro nella lotta agli inquinanti. Lee Zeldin, dell’agenzia governativa per la protezione dell’ambiente, senatore appena nominato da Trump aveva precedentemente dichiarato “I PFAS saranno in cima alle mie priorità”.
L’inchiesta sulla piattaforma americana ProPublica ha evidenziato che i tagli dell’Epa alla ricerca (15 milioni di dollari) comprometteranno la capacità dell’Agenzia di continuare le ricerche e gli studi su questi inquinanti.
Cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi
I PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) sono composti chimici utilizzati in vari settori, in particolare quello industriale. Se smaltiti nell’ambiente, attraverso l’acqua, penetrano nelle falde acquifere contaminando i cibi e le acque divenendo pericolosissimi per tutti gli esseri viventi, compresi gli umani. La loro impermeabilità all’acqua e all’olio li rende fruibili nell’ambito del rivestimento delle pentole, nel settore tessile, quello elettronico, nell’edilizia, nella produzione di carte e imballaggi oleorepellenti ecc.. Sono resistenti ai processi naturali di degradazione, a causa della loro elevata persistenza ambientale, tanto da essere nominati “forever chemicals”.
Quando si accumulano nell’organismo possono provocare vari tipi di tumori ma anche altre patologie compromettendo la crescita e la fertilità fino a diventare letali.
Se volete approfondire l’argomento vi invito a leggere la mia intervista a Giuseppe Ungherese di Legambiente sul Giornale dell’Ambiente.