Malaria, nuove speranze da un monoclonale

Grazie all’infusione di un anticorpo monoclonale, il rischio infezione per la malaria scende dell’88,2%. Il dato emerge da una sperimentazione condotta in Mali e i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Basta una singola infusione per ridurre il rischio in una percentuale così elevata. La sperimentazione ha riguardato 330 persone, ed ha visto la somministrazione dell’anticorpo in diversi dosaggi; poi il monitoraggio dei pazienti è seguito per i sei mesi successivi. Chi ha ricevuto il dosaggio più alto (40mg per kg), ha visto scendere il proprio rischio di contrarre l’infezione in modo significativo, rispetto a chi aveva ricevuto il placebo. Anche con il dosaggio più basso (10mg per kg) però la riduzione del rischio è stata buona: circa il 75%. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, tutti di lieve entità, e quello più osservato è stato il mal di testa.

I risultati dello studio suggeriscono che un monoclonale può potenzialmente affiancare altre misure per proteggere dalla malaria stagionale i viaggiatori e i gruppi più vulnerabili come i lattanti, i bambini e le donne in gravidanza ed aiutare a eliminare la malaria da aree geografiche definite“. Lo ha detto Anthony Fauci, direttore dello statunitense National Institute of Allergy and Infectious Diseases, che ha finanziato la sperimentazione.

Malaria, nel 2020 oltre 600mila morti: 80% sono bambini

La malaria continua a mietere vittime nel mondo, ed in particolare in Africa. E’ qui infatti che avviene la maggioranza dei contagi e si verifica la maggior parte dei decessi. Quattro Paesi africani hanno rappresentato circa la metà dei decessi su scala globale del 2020. Si tratta di Nigeria (31,9%), Repubblica Democratica del Congo (13,2%), Repubblica Unita di Tanzania (4,1%) e Mozambico (3,8%).

Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), i casi sono in aumento. La stima del 2020 è stata di 241 milioni di infezioni e 627.000 morti (80% di età inferiore a 5 anni); nel 2019 invece era di 229 milioni di infezioni e oltre 400mila morti per malaria, di cui il 76% bambini.

Le morti avvengono soprattuto nei minori dei 5 anni di età, perché a quell’età l’immunità adattiva non è ancora sviluppata. A rischio anche le donne in gravidanza “per le peculiarità immunitarie legate al loro stato sono più suscettibili a presentare la malattia in forma acuta, con anemie gravi e crescite fetali compromesse quando non addirittura la morte della madre e/o del feto“. Lo spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss).

La malaria in Europa torna con i viaggiatori internazionali

In Europa i dati relativi al 2019 (pubblicati ad aprile 2021 nell’Annual Epidemiological Report) parlano di 8.641 casi di malaria in 29 Paesi. Il 99,8% dei casi sono risultati associati a viaggi in aree endemiche.

Il maggior numero di casi di malaria si è verificato in Francia, seguita da Regno Unito e Germania. Solo 9 i casi registrati come infezione locale: due rispettivamente in Germania, Grecia, Spagna, Francia ed uno nei Paesi Bassi.

In Italia la malattia, fino alla metà del secolo scorso, era endemica in alcune zone, soprattutto in quelle paludose dell’agro pontino. Ora che la malattia è stata debellata, è consigliata la vaccinazione antimalarica per i viaggiatori che si dirigono nelle zone endemiche.

Come avviene l’infezione e come prevenirla

La malaria è causata dalla trasmissione di protozoi parassiti del genere Plasmodium. A fare da vettori sono le zanzare Anopheles (femmine infette). La malaria è diffusa principalmente in zone tropicali e subtropicali.

L’OMS indica tre principali strumenti di prevenzione:

  • Controllo vettoriale: i due interventi principali si attuano con le reti trattate con insetticidi (ITN) e con l’irrorazione residua interna (IRS). Tuttavia si registrano sempre più spesso fenomeni di resistenza delle zanzare agli insetticidi, che mettono a rischio la prevenzione.

  • Chemioterapie preventive: si usano farmaci, da soli o in combinazione, per prevenire le infezioni e le loro conseguenze. Si sottopongono ad un ciclo completo i più vulnerabili: neonati, bambini minori di 5 anni e donne in gravidanza, a prescindere da una precedente infezione. Esistono vari tipi di trattamento: ci sono la chemioprevenzione perenne e quella stagionale; il trattamento preventivo intermittente in gravidanza (IPTp) e per bambini in età scolare (IPTsc); la chemioprevenzione della malaria post-dimissione (PDMC) e la somministrazione di massa di farmaci (MDA).

  • Vaccino: l’OMS lo raccomanda da ottobre 2021 contro la malaria RTS, S/AS01 tra i bambini che vivono in regioni con rischio maggiore di trasmissione della malaria da Plasmodium falciparum (il più letale tra i plasmodi). Spiega infatti che “il vaccino ha dimostrato di ridurre significativamente la malaria e la malaria mortale tra i bambini piccoli. Se implementato in modo ampio, il vaccino potrebbe salvare decine di migliaia di vite ogni anno“. La raccomandazione si è basata sui risultati di un programma pilota di vaccinazioni in corso dal 2019 in Ghana, Kenya e Malawi su oltre un milione di bambini. Tre milioni le dosi già somministrate. “La domanda comunitaria per il vaccino è forte e le prove dimostrano che può essere efficacemente fornito attraverso la piattaforma di immunizzazione infantile di routine“.

Autore: Stefania Belmonte