Dal “gioco“ “del Blue Whale il fenomeno del Cyberbullismo è ancora molto diffuso
Solo nel 2017, agli inizi del primo “gioco sfida” il Blue Whale, sono state 130 le vittime in Russia (dagli 8 ai 17 anni) e un italiano quindicenne di Livorno che, per seguire le regole della sfida, si lanciò da un palazzo di ventisei piani. Il fenomeno del Cyberbullismo (termine che indica atti aggressivi e molesti compiuti tramite strumenti telematici) portò all’autolesionismo e al suicidio bambini e adolescenti in tutto il mondo. I ragazzi dovevano superare prove estreme e cruente (le 50 regole) fino a quella di togliersi la vita. Una manipolazione psicologica che, facendo credere al soggetto di essere importante avendo superato delle sfide, spingeva quelli che si sentivano più soli e fragili a sottoporsi a questi ricatti pur di vincere e far parte di un’oscura comunità in cui alla fine il leader è quello che muore. Le prove a cui si sottoponevano i ragazzi come tagliarsi le vene, arrampicarsi su un cornicione dovevano essere fotografate e inviate al curatore del gioco mettendole in rete.
La verità sulla Challenge
Le Iene, in un servizio del 2020, dimostrarono che purtroppo questo “gioco” non è una bufala inventata da alcuni reporter come aveva sostenuto un giornalista in un articolo per il “Corriere della Sera” ma ha portato al suicidio ragazzi in tutto il mondo. Tutte le testate mondiali ne parlarono per informare i genitori in modo che potessero aprire gli occhi e vigilare sui propri figli.
Nel servizio intervistarono due madri di ragazze russe morte proprio “giocando al Blue Whale”. I cosiddetti curatori del “gioco si avvicinano ai ragazzi tramite i social e li adescano facendogli seguire delle norme ben precise per portarli all’isolamento come il non dire nulla a nessuno. Poi, li obbligano attraverso le regole del gioco a tagliarsi, a vedere video di suicidi, ascoltare musica triste, portandoli lentamente ad uno stato di depressione per poi raggiungere la prova finale.
Portare le vittime alla morte
Il nome Blue Whale Challenge (tradotto Balena Blu) sarebbe stato scelto perché richiama al comportamento di alcune balenottere azzurre che spesso, senza un vero motivo, si spiaggiano e muoiono. Il fenomeno è nato in Russia. Il primo suicidio fu quello di Rina Palenkova, una giovane russa di 16 anni che documentò la sua morte con foto e video . In seguito, nacque il gruppo F57 in cui i giovani si confrontavano parlando di tendenze suicide.
Nel 2015, si verificò in Russia un’inquietante ondata di suicidi.
Purtroppo dopo la drammatica e clamorosa notizia l’interesse e la curiosità perversa di ragazzi disturbati o fragili ha alimentato le bestie del web a creare nuovi “giochi sfida mortali” e aumentato il fenomeno del Cyberbullismo. Nel 2017 venne arrestato Ilya Sidorov uno dei “curatori” di questo orribile “gioco”.
La manipolazione, la dipendenza e la morte

Adolescenti strappati alla vita con crudeltà da soggetti sadici e perversi che manipolano attraverso il web. Questo perché i ragazzi sono prede facili da aggirare sia perché sono in una fase d’età in cui la personalità non è ancora ben strutturata sia perché la presenza dei genitori è spesso delegata ai nonni o altri per motivi lavorativi. Molto dipende anche dalla situazione personale, caratteriale e familiare del bambino e soprattutto dal controllo che i genitori devono aver prima di permettere ai loro figli di accedere al web.
Quali sono i giochi della morte più diffusi
La “Balena Blu” purtroppo è solo uno di questi terribili “giochi sfida” perché esistono altri siti e persone che adescano i ragazzi portandoli a suicidarsi. Ad esempio, quello della “Faire Fairy”, ispirato al gioco delle Winx, cartone molto amato dalle bambine, incitava le ragazzine a ferirsi con il fuoco (bruciarsi per assumere le sembianze di una fata) o ad entrare silenziosamente in cucina e aprire il gas. Una bimba di soli cinque anni rimase ustionata per questo e molte adolescenti si procurarono gravi lesioni.
La Blackout Challenge
La Blackout Challenge è un altro fenomeno emulativo del Blue Whale che spinge i partecipanti a provocarsi una compressione della carotide fino al soffocamento. I ragazzi vengono incitati a legarsi al collo una corda per provare la propria resistenza a trattenere il respiro. Molti morirono soffocati.
Così morì il giovane quattordicenne di Milano Igor May che amava scalare, un vero sportivo. Si impiccò nell’intento di superare questa prova. Molti ragazzi persero la vita a causa di questa Challenge.
Il 29 marzo 2024 un sedicenne di Campo a Mare a Roseto degli Abruzzi (Teramo), mentre i genitori partecipavano alla via Crucis e il fratello di 10 anni era in salone con la vicina di casa, si strinse la cintura intorno al collo sdraiato sul letto e morì strangolato. La Procura di Teramo aprì un fascicolo di istigazione al suicidio contro ignoti.
Giochi mortali ancora diffusi: le morti recenti
I dati e le morti parlano chiaro: il fenomeno del Cyberbullismo è ancora diffuso e letale. Il 30 settembre del 2024 morì un bambino di soli 11 anni di Napoli in seguito alla manipolazione di Jonathan Galindo, un cosplay (maschera) di Pippo, che attirava in rete i bambini istigandoli al suicidio e “al silenzio”. Si pensa che quest’uomo possa essere un pedofilo o un ragazzo con una deformazione facciale che, indossando una machera, attirava nella sua rete i bambini. Il piccolo lasciò una lettera alla famiglia prima di buttarsi dal decimo piano del palazzo. Aveva scritto “Mamma e papà vi amo ma devo seguire l’uomo con il cappuccio”.
Purtroppo, le emulazioni e i pericoli sul web sono in aumento, si passa da gesti punitivi ad azioni illegali come tirare un pungo ad un estraneo per strada nel caso della “Knock out challenge”.
Esiste, poi, il Batmanning che porta i soggetti ad appendersi a testa in giù come un pipistrello facendo leva sui cartelli stradali o sui tubi del riscaldamento, l’Eyeballing” gettarsi la vodka negli occhi, il binge drinking (bere molto alcol in poco tempo sino a perdere il controllo) e del deodorant challenge (spruzzarsi il deodorante sino a produrre ustioni). Inoltre la salt challenge (assumere grandi quantità di sale in tempi ristretti, col rischio di determinare squilibri a livello cerebrale e cardiaco), il rooftopping, una pratica che nelle ricerca della viralità induce giovani ad arrampicarsi su palazzi per immortalarsi in pose pericolose su palazzi pubblici o seduti su cornicioni alti di strutture pericolanti e molti altri.
I social sono diventati pericolosi perché spesso è proprio lì che i ragazzi vengono adescati. Su TikTok, ad esempio, esiste una sfida che prevede proprio l’asfissia legandosi una cintura al collo.
Controllare i propri figli
La Polizia Postale ha pubblicato delle regole per evitare di cadere in queste trappole e prevenire i suicidi:
– Per gli adulti: più dialogo, attenzione ai cambiamenti e non sottovalutare se un figlio o un suo amico frequenta spazi web sospetti
– Per i ragazzi: segnalare chiunque ti istighi a farti del male o a farlo agli altri e denunciare
Non avere paura di chiedere aiuto
Chiedete aiuto e parlatene sempre. Il mondo è un posto pieno di pericoli e anche la persona apparentemente più accogliente del mondo può essere un manipolatore, bugiardo e spingervi a fare cose terribili. Il web è un posto pericoloso, utilizzate con attenzione gli strumenti informatici e ricordate che la vita ha un valore inestimabile. Amatevi!