La “clessidra” per il cuore: nuova speranza per pazienti con gravi cardiopatie congenite

Le cardiopatie congenite affliggono milioni di persone nel mondo. Grazie al nuovo dispositivo a forma di “clessidra”, il Bambino Gesù compie una svolta rivoluzionaria nel trattamento mininvasivo di queste patologie

Che cosa sono le cardiopatie congenite?

L’Ospedale Bambino Gesù ha compiuto una svolta nel trattamento delle cardiopatie congenite grazie al dispositivo a forma di clessidra

Le cardiopatie congenitesono malformazioni del cuore presenti fin dalla nascita, che colpiscono il normale sviluppo e funzionamento dell’organo. Si tratta di uno dei difetti congeniti più comuni: secondo le stime, ogni anno nascono circa 1 milione di bambini nel mondo con una cardiopatia congenita. In Italia, questa condizione riguarda circa 8 bambini su mille nati vivi, rendendo necessaria una diagnosi precoce e interventi mirati.

Le cause non sono sempre chiare, ma possono essere legate a fattori genetici, come mutazioni o predisposizioni familiari, infezioni contratte durante la gravidanza, come la rosolia, o all’esposizione a sostanze dannose, tra cui alcol, farmaci o tossine durante la gestazione. I sintomi variano a seconda della gravità della malformazione e possono includere difficoltà respiratorie, cianosi (colorazione bluastra della pelle causata da una carenza di ossigeno), fatica e difficoltà di crescita nei bambini, oltre a irregolarità del battito cardiaco.

La diagnosi si basa su esami specifici come l’ecocardiogramma, l’elettrocardiogramma e, nei casi più complessi, la risonanza magnetica. I trattamenti tradizionali includono l’uso di farmaci per stabilizzare la funzione cardiaca, interventi chirurgici a cuore aperto per correggere le malformazioni e tecniche transcatetere, che rappresentano un approccio meno invasivo, anche se limitato nei casi più complessi.

La rivoluzione del Bambino Gesù: la “clessidra” per il cuore

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha compiuto una svolta significativa nel trattamento delle cardiopatie congenite grazie al dispositivo a forma di clessidra, chiamato Alterra Adaptive Prestent. Questo innovativo sistema è stato impiantato su cinque pazienti affetti da tetralogia di Fallot, una grave cardiopatia congenita caratterizzata dalla presenza di quattro anomalie principali: una stenosi della valvola polmonare, un difetto del setto interventricolare, un’ipertrofia del ventricolo destro e una destroposizione dell’aorta. Questa condizione richiede frequentemente molteplici interventi nel corso della vita del paziente. Per questo motivo, l’utilizzo di dispositivi innovativi come la clessidra si rivela particolarmente utile, in quanto contribuisce a ridurre significativamente la necessità di ripetuti interventi chirurgici.

Come funziona il dispositivo?

Il dispositivo è costituito da due elementi principali: uno stent metallico autoespandibile a forma di clessidra, progettato per ridurre il diametro dell’efflusso destro dilatato, e una valvola polmonare standard posizionata all’interno dello stent. Questa struttura innovativa permette di trattare pazienti con dilatazioni estese fino a 42-44 mm, superando il limite dei dispositivi tradizionali, che gestivano al massimo 29 mm. Inoltre, la componente metallica garantisce una lunga durata e consente future sostituzioni della valvola senza dover ricorrere a interventi invasivi.

I primi interventi in Europa

I cinque pazienti trattati al Bambino Gesù, di età compresa tra i 15 e i 40 anni, sono i primi in Europa a beneficiare di questa tecnologia dopo l’ottenimento del marchio CE. Il primo impianto, realizzato a giugno 2023 su una ragazza di 21 anni in modalità compassionevole, ovvero come intervento eccezionale riservato a pazienti per i quali non esistono altre opzioni terapeutiche valide, ha segnato l’inizio di un approccio terapeutico più ampio e sistematico.

Gli interventi, eseguiti dai cardiologi interventisti dell’ospedale, hanno coinvolto specialisti di centri europei d’eccellenza come Dublino, Monaco e Varsavia.

Vantaggi della “clessidra”

Il nuovo dispositivo offre vantaggi significativi rispetto ai metodi tradizionali. È meno invasivo, poiché evita l’intervento a cuore aperto, una procedura particolarmente rischiosa per i pazienti fragili. Inoltre, garantisce un recupero più rapido, con dimissioni possibili già dopo 2-3 giorni. Si distingue anche per una maggiore efficacia, poiché è in grado di trattare una gamma più ampia di dilatazioni dell’efflusso destro. Infine, grazie alla componente metallica, assicura una durata nel tempo. Il che, riduce la necessità di interventi ripetuti.

‹Questa procedura mininvasiva consente di evitare l’intervento chirurgico a cuore aperto in soggetti particolarmente fragili, riducendo i rischi e migliorandone la qualità della vita››. A spiegarlo, il dottor Gianfranco Butera, responsabile dell’unità di Cardiologia Interventistica.

Inoltre, Butera sottolinea che il dispositivo permette di trattare il 70-80% dei pazienti con dilatazioni estese, rispetto al precedente 40%.

Un’innovazione dal valore universale

Gli impatti positivi di questa tecnologia vanno oltre i singoli pazienti. La possibilità di trattare le cardiopatie congenite in modo più efficace apre nuove prospettive per migliaia di persone in Europa e nel mondo. La ricerca medica e l’innovazione tecnologica dimostrano ancora una volta il loro potenziale di trasformare vite.

Autore: Simona Mazza Certelli