Nei Livelli essenziali di assistenza ci sono 16 nuove prestazioni di assistenza ambulatoriale per il trattamento dei disturbi alimentari. Riguardano il monitoraggio e la prevenzione di bulimia e anoressia. Lo ha annunciato il Ministro della Salute Orazio Schillaci, in occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla (15 marzo). Nel corso della giornata si è svolto un convegno dal titolo “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – Il punto sui percorsi di cura e sulle nuove opportunità” (video integrale dei lavori).
“Con l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario – ha spiegato Schillaci – chi soffre di anoressia e bulimia può accedere a 16 nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale appropriate per il monitoraggio della malattia. Inoltre, nell’ambito della proposta di aggiornamento LEA, introduciamo ulteriori nuove 16 prestazioni di assistenza ambulatoriale per il monitoraggio e la prevenzione di complicanze ed aggravamenti della bulimia e dell’anoressia“.
Disturbi alimentari, la mappa dei centri specialistici
Recentemente l’Italia ha aggiornato la mappa dei centri specialistici per la prevenzione e il trattamento dei disturbi alimentari. Prevenire, ancor prima di trattare, i disturbi del comportamento alimentare, è infatti importantissimo. A questo servono i centri dislocati tra le varie regioni e Asl territoriali.
Il censimento del 2023 indicava 126 strutture sparse su tutto il territorio nazionale, di cui 112 pubbliche e 14 del settore del privato accreditato. Al Nord Italia ne sono dislocate 63 (20 si trovano in Emilia Romagna). Al Centro Italia invece ci sono 23 strutture, mentre 40 sono situate tra il Sud Italia e le Isole.
Schillaci: “I Dna, una reale emergenza”
Il ministro Schillaci, nel corso del suo intervento al convegno, ha anche sottolineato come il fenomeno dei DNA (Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione) sia “una reale emergenza sociale e sanitaria in cui il rapporto con il cibo, con il peso e con l’immagine corporea sono la punta dell’iceberg di un fenomeno le cui cause derivano da una molteplicità di fattori sociali, psicologici e biologici”.
“Dobbiamo garantire a quanti soffrono di queste patologie e ai loro familiari i migliori livelli di accesso e appropriatezza dell’intervento su tutto il territorio nazionale. Dobbiamo superare disparità regionali che vedono servizi distribuiti in modo non omogeneo nelle realtà territoriali”.