Disturbi alimentari, aggiornata mappa dei centri in Italia

La mappa dei centri italiani che trattano i disturbi alimentari è stata aggiornata alcuni giorni fa. Sono 126 in tutta la Penisola: sono 112 le strutture pubbliche e 14 quelle private accreditate; l’ultimo censimento è aggiornato al 28 febbraio 2023. L’elenco completo si trova in una piattaforma online dell’ISS (Istituto superiore di sanità).

La mappatura territoriale, pubblicata in vista della giornata del Fiocchetto Lilla, ha visto il coordinamento del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss; ed è stata realizzata con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute-CCM. La piattaforma offre informazioni su servizi e distribuzione geografica dei centri.

La maggior parte dei centri per i disturbi alimentari e della nutrizione si trova nelle regioni del Nord Italia: qui ce ne sono ben 63, con in testa Emilia Romagna (20) e Lombardia (15); al Centro Italia ce ne sono 23, dei quali 8 nel Lazio e 6 in Umbria; 40 centri invece sono distribuiti tra regioni del Sud e insulari, di cui molti in Campania (12) ed in Sicilia (7).

Disturbi alimentari, problema sanitario in aumento

Spiega l’Iss sul sul sito della piattaforma che “i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, in particolare l’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating), sono un problema di sanità pubblica di crescente importanza“. Tali disturbi, inoltre, sono “oggetto di attenzione sanitaria e sociale sul piano scientifico e mediatico per la loro diffusione, per l’esordio sempre più precoce tra le fasce più giovani della popolazione e per l’eziologia multifattoriale complessa“.

L’esperienza maturata dai professionisti del settore evidenzia l’importanza di prevedere per queste condizioni un intervento precoce, strutturato e multidisciplinare perché, se non trattate adeguatamente, tendono a presentare un andamento subcontinuo se non cronico, aumentando il rischio di danni permanenti a carico di tutti gli organi e apparati dell’organismo che, nei casi più gravi, possono portare alla morte“.

La mappa territoriale come strumento per sanitari e famiglie

La mappa dell’ISS serve soprattutto come strumento pratico sia per le famgilie che per gli operatori sanitari. Il suo scopo è infatti quello di “evitare che la persona venga esposta al rischio di interventi frammentari, che ne parcellizzino la storia personale, evolutiva e di disagio e consentire invece una presa in carico complessa ed integrata che garantisca risposte tempestive, unitarie ed omogenee“.

Lo spiega bene Simona Pichini, responsabile facente funzione del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss. “La nostra piattaforma web, costantemente aggiornata, è un servizio prezioso perché offre, in tempo reale, un database dei centri dedicati alla cura di tali disturbi, che prevedono una presa in carica globale e integrata, consentendo così ai cittadini con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, alle loro famiglie, a chi sta loro vicino la possibilità di usufruire di interventi appropriati“.

Come lavorano i centri dedicati ai disturbi alimentari

L’approccio terapeutico proposto dai centri dedicati ai disturbi alimentari è completo. Si va infatti dall’aspetto medico, alla dieta per arivare fino all’aspetto psicologico.

Sono infatti 1.491 i professionisti che lavorano nei centri per deidicati ai disturbi alimentari e le figure sono molto varie e diverse fra loro; il che rispecchia molto bene, di per sé, la complessità della problematica. Le figure impiegate nei centri sono infatti soprattutto psicologi (25%), psichiatri e neuropsichiatri infantili (18%); ci sono anche infermieri (15%), dietisti (12%), educatori professionali (8%), medici specialisti in nutrizione clinica (7%), internisti o pediatri (5%); più altri specialisti, come tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, fisioterapisti e operatori della riabilitazione motoria.

I centri inoltre propongono, nell’85% dei casi, assistenza a carattere ambulatoriale specialistica; ma anche terapie ambulatoriali intensive o semiresidenziali (59%). La riabilitazione intensiva residenziale invece è offerta dal 23% delle strutture.

Lo strumento diagnostico più utilizzato (87%) è il DSM5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Una volta fatta la diagnosi, l’offerta integra diverse tipologie di intervento: psicoterapeutico (99%), di monitoraggio della condizione psichico-fisico-nutrizionale (99%), nutrizionale (98%), farmacoterapico (98%), psicoeducativo (97%), di abilitazione o riabilitazione fisica e sociale (66%).

Gli interventi psicoterapeutici comprendono approcci individuali (98%), familiari (77%) e di gruppo (68%), spesso co-presenti. Tra gli interventi nutrizionali vi è il counseling dietologico (92%), la prescrizione di integratori alimentari (90%), la riabilitazione nutrizionale (85%), la nutrizione artificiale (71%), i pasti assistiti (67%), la supplementazione orale (65%).

Autore: Stefania Belmonte