Inaugurato all’Ospedale Gemelli di Roma il CePID, nuovo centro a carattere multidisciplinare per combattere tutte le dipendenze, da quelle comportamentali a quelle da sostanze.
La testimonianza di Vincenzo “Mi sono disintossicato dalla droga in questo modo”.
Il nuovo centro sarà coordinato dal dottore Marco Di Nicola e da un’equipe di medici, psichiatri e psicologi con esperienza nell’ambito delle dipendenze (Addiction). Alle attività di assistenza si affiancheranno le nuove ricerche per comprendere meglio i meccanismi neurobiologici e psicopatologici implicati alla base dell’addiction per curarla con terapie personalizzate. Questo perché il disturbo da dipendenza ( da internet, da sostanze, da alcol, droga, sesso, lavoro, corpo ecc.) è in forte aumento e l’apertura del centro mira a garantire prestazioni e cure nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale nei regimi assistenziali ambulatoriale e di Day-Hospital (dal lunedì al venerdì, contattando lo 06/30154122).
“Si può parlare di ‘dipendenza’ – spiega il dottor Marco Di Nicola, psichiatra, coordinatore del CePID – quando una condotta, che sia l’uso di una sostanza o un comportamento problematico, induce fenomeni di neuro-adattamento quali tolleranza e astinenza, con reiterazione e incremento progressivi che conducono alla perdita di controllo e alla compromissione funzionale. Non vanno trascurati, inoltre, quei ‘comportamenti a rischio’ talora preliminari all’instaurarsi di una dipendenza conclamata e che, spesso, possono associarsi a condotte pericolose (quali guida in stato di ebbrezza, agiti impulsivi o episodi di aggressività in seguito all’assunzione di alcol e sostanze)”.
Il disturbo da dipendenza
Il disturbo da dipendenza, nel DSM V comprende, rispetto alla versione precedente altri tipi di dipendenza.
Quella da sostanze (alcune droghe, e alcol) è connotata anche da una forte dipendenza fisica, perché disintossicarsi da sostanze stupefacenti crea forti crisi di astinenza. Quelle psicologiche, invece, anche se apparentemente meno pericolose per l’organismo, possono diventare invalidanti per l’individuo fino a compromettere o addirittura annullare la vita del soggetto.
Cos’è una dipendenza?
È un’alterazione del comportamento che spinge l’individuo a una ricerca compulsiva e patologica di una sostanza o di svolgere determinate azioni o comportamenti in modo persistente. Il soggetto prova uno stato di disagio perché “dipendente” e l’oggetto, il comportamento senza il quale non può fare a meno, pervade il suo pensiero in modo persistente e compulsivo.
A seconda dell’effetto prodotto sull’organismo le dipendenze patologiche possono essere: da sostanza o comportamentali.
Ma quali sono queste dipendenze?
Dipendenza da sostanze: in questa categoria rientrano, ad esempio, l’alcolismo e la dipendenza da droghe, siano esse leggere o pesanti;
Dipendenze di natura comportamentale, come il gioco d’azzardo e lo shopping compulsivo, la ricerca della perfezione fisica, quelle connesse all’isolamento, ossessioni spirituali, ricerca del dolore fisico, dipendenza dal lavoro
Sessuali, come la pornodipendenza;
Alimentari, riscontrabili in patologie come la bulimia o disturbi dell’alimentazion
Tecnologiche, come quella da internet o dai social media che è in forte aumento
Sono 300 mila i ragazzi con una dipendenza da internet. Un numero in crescita costante. Un adolescente su due, secondo l’ultimo rapporto di Telefono Azzurro è incappato nell’ultimo anno in contenuti social inappropriati. Nel 68% dei casi si tratta di contenuti violenti.
La ricerca della perfezione
In forte aumento anche le dipendenze legate all’ossessione per il corpo e allo sport proprio a causa degli stereotipi che condizionano notevolmente ragazzi e adulti. Si cerca, in tutti i modi di raggiungere quella “perfezione” che non è altro che “imperfezione” perché di per sé la perfezione non esiste e se i connotati che la definiscono, sono uguali per tutti, è statica, “noiosa” terribilmente “imperfetta” perché priva di unicità.
Quando una dipendenza diventa patologica
Quando un soggetto, invece di svolgere attività che si inseriscono in un normale processo evolutivo, diventa morboso e assume modalità compulsive. Il bisogno incontrollabile può portare al craving (perdita di controllo), assuefazione. E questo può portare alla dissociazione.
Cos’è la dissociazione e cosa c’entra con la dipendenza?
Attraverso determinati comportamenti o sostanze il soggetto si “dissocia” temporaneamente dalla realtà per sfuggire all’angoscia che non riesce a gestire nel suo normale stato di coscienza. Possiamo, quindi dire che “fugge” dalla realtà per rifugiarsi nel suo ambiente apparentemente più sicuro. Da non confondere con il meccanismo di difesa “dissociazione: processo involontario attraverso il quale le funzioni mentali di una persona si scindono o dividono così da consentire l’espressione di impulsi proibiti solitamente inconsci, senza che essa avverta nessuna responsabilità per le proprie azioni. Sia perché in seguito non ricorda quanto ha fatto sia perché non lo sperimenta come proprio allorché lo compie”. I meccanismi di difesa, R.B. White, R.M Gilliland
Ma da cosa fugge la persona dipendente?
Non riuscendo a tollerate la frustrazione, il dolore o l’ansia ricerca una realtà parallela dissociando le emozioni e sensazioni.
Ma si crea così un conflitto inconscio perché la dipendenza non è altro che una fuga dalla realtà. Il non accettare e affrontare le emozioni mettendole da parte e sostituire con sostanze, impulsi o comportamenti tutto ciò che ci terrorizza.
Quali vissuti infantili possono essere la causa?
Il neonato ha la necessità che i suoi bisogni primari vengano soddisfatti e questo lo protegge dalla sua fragilità e dall’illusione di onnipotenza. Se questo non accade l’assenza dell’oggetto necessario alla sopravvivenza viene avvertita come un vuoto intollerabile e un impulso di morte. Se le gratificazioni non riescono a contenere l’angoscia relativa alla precarietà, il bambino potrebbe sviluppare un sentimento ambivalente verso la figura materna che potrebbe comportare:
- Una ricerca compulsiva di qualcosa che soddisfi il suo bisogno alla sopravvivenza
- Una svalutazione dell’oggetto stesso ricercato (perché privo di identità) e questo comporta una ricerca smaniosa di un nuovo oggetto e una fobia che nasce dal senso di vuoto e dalla ricerca di qualcosa che possa gratificarlo. Quindi diventa un circolo vizioso e ossessivo.
Come uscire da una dipendenza?
Con l’entrata in vigore della Legge n.79/2014, che trasforma i Servizi per le Tossicodipendenze (SerT) in Servizi per le Dipendenze (SerD), adeguandosi alle mutate caratteristiche dei consumi, dell’utenza e del contesto socioeconomico hanno elaborato le strategie più idonee per arrivare a una maggiore specializzazione dell’offerta e per rispondere alle esigenze di contatto e di presa in carico di persone con diverse tipologie di patologia da dipendenza e/o di comportamenti a rischio.
Ormai da tempo i servizi per le dipendenze non risultano più dedicati al trattamento esclusivo di pazienti con disturbo da uso di sostanze, istituiti in applicazione dell’Art.27 della Legge n.162/1990 e nell’ambito del DPR n.309/1990. A questi servizi, infatti, si rivolgono persone affette da disturbi correlati sia al consumo delle sostanze psicoattive, eroina, cocaina, cannabis, nuove sostanze, alcol, tabacco e psicofarmaci, sia ad altre forme di dipendenze e/o problematicità comportamentali quali gioco d’azzardo, uso compulsivo di internet, social network, gaming, disturbi alimentari, shopping compulsivo, sex-addiction, non di rado legate ad un quadro di comorbilità psichiatrica.
I sistemi territoriali per le dipendenze, oltre ai servizi ambulatoriali multispecialistici (in alcuni contesti territoriali e realtà regionali ancora denominati SerT, attribuendo loro una specificità ormai superata), si compongono di servizi assistenziali di primo livello (bassa soglia, drop-in, unità mobili), di strutture semi-residenziali e residenziali e di strutture specialistiche. In alcuni ambiti territoriali oltre ai SerD, caratterizzati da un approccio integrato, multispecialistico e multidisciplinare, risultano presenti servizi ambulatoriali specificatamente rivolti al trattamento delle problematiche correlate al consumo di alcol e/o alla pratica del gioco d’azzardo.
L’esperienza di Vincenzo
Chi era Vincenzo prima di entrare nella droga? Come mai è caduta in questa trappola?
“Quando avevo cinque anni mia madre è stata operata perché soffriva di cardiopatia. Papà la seguiva in tutto, spesso andava in ospedale ed io rimanevo da mia zia. È stato doloroso crescere con questa mancanza.
A 15 anni ero un ragazzo ribelle, passavo le mie giornate con gli amici per strada e abbiamo iniziato a provare vari tipi di droga. Dalle canne fino ad arrivare all’eroina. Ho fatto uso di questa droga letale per nove anni fino a quando nel ’96 sono entrato in una comunità evangelica.
Avevo provato a disintossicarmi prima seguendo un percorso al SERT di Terracina. Mi avevano prescritto il metadone. Dovevo scalarlo piano piano ma, nonostante avessi seguito le loro indicazioni, la voglia di drogarmi e di fare uso di sostanza era ancora forte”.
Come mai ha deciso di recarsi al SERT?
“I miei avevano iniziato a capire che qualcosa non andava. Avevo nascosto la cosa per molti anni ma ero diventato magrissimo nonostante mangiassi. Ero un tossicodipendente e per tutti, purtroppo, considerato uno scarto dalla società. Emarginato e solo. Pesavo circa 45 kg. Non stavo bene e chiesi ad un’amica di accompagnarmi al SERT. Mia madre le chiese perché e decisi di dire tutta la verità. Mi è stata vicino in quel periodo. Addirittura, mi chiuse per tre mesi in casa per impedirmi di drogarmi ma la dipendenza era molto forte nonostante prendessi il metadone”.
Mi ha detto che, successivamente, è entrato in una comunità
“La sorella della moglie di mio zio era cristiana evangelica. Decisi di provare anche se non credevo in nulla.
Lì mi parlavano sempre di Gesù. È l’unica via che ti può salvare e liberare da questo mondo. Da tutto quello che stai vivendo.
Capii che la mia vita era segnata e se non avessi preso una scelta mi aspettava il carcere o la morte perché quando fai uso di queste droghe hai continuamente paura di essere arrestato e vivi nella paura.
Un giorno decisi di chiedere aiuto a Gesù. Volevo capire veramente se questo Dio esistesse e se poteva liberarmi. Gli dissi: “Signore Gesù se ci sei veramente prenditi la mia vita oppure liberami da questa schiavitù. E così ho trovato finalmente la pace, come se avesse riempito il mio cuore con il suo amore e non ho più sentito il bisogno di fare uno di droga, alcol e neppure sigarette. Qualcosa dentro di me era cambiata. Ero una persona nuova. Completamente diversa. E quel vuoto e la solitudine che avendo dentro sono stati colmati da un grande amore, quello di Cristo Gesù. Non c’è altra via per liberarsi totalmente dal male.
Sono passati 26 anni da quando ho smesso di drogami e oggi ho una famiglia, tre figli e un lavoro. Questa donna meravigliosa si è fidata di me. Tutti i miei amici inizialmente non mi credevano, erano scettici. Ma con il tempo hanno visto il cambiamento. Grazie al mio salvatore oggi ho una vita meravigliosa. Piena. Del suo amore e di tutte le benedizioni che mi dà ogni giorno. Per questo ho deciso, insieme ad altre persone che sono uscite dalla droga, di aiutare chi soffre di dipendenza. Ragazzi, adulti, i nostri incontri sono aperti a tutti. Molte persone grazie alla fede hanno smesso di drogarsi. Nel nostro gruppo abbiamo anche un medico, uno psicologo e altri collaboratori.
Sono felice perché sono una persona nuova, completa. E tutto questo grazie all’amore. Un amore che non si può comprare e che non ti abbandona mai. Quello del mio Signore”.
Le persone hanno creduto in lei?
“Ero un tipo molto arrogante, aggressivo e tutti hanno visto un cambiamento totale. Molti non credevano che fossi cambiato veramente, ero un bugiardo e non si fidavano. Con il tempo, invece, le persone hanno visto che mi ero veramente disintossicato e avevo creduto nel mio Cristo Gesù”.
Oltre la dipendenza
“Ora stiamo creando un punto d’ascolto “Oltre la dipendenza” facciamo varie manifestazioni a Latina, Frosinone. Stiamo aiutando tutte quelle persone e i ragazzi che vogliono uscirne. Per contattarci: https://www.facebook.com/chiesagraceforgrace
Questa è la testimonianza di come Dio ha cambiato la mia vita”. Vincenzo
L’amore che cura. Ma quale amore?
“Omnia vincit amor” famosa frase del poeta Virgilio, sommo cantore della latinità, usata oramai come simbolo di un amore tra un uomo e una donna che supera ogni difficoltà. Ma è veramente così? E a quale amore si riferiva l’accompagnatore di Dante nel suo cammino?
L’amore è la forza più forte che ci sia. Può cambiare la vita e addirittura farci superare paure e dipendenze da cui pensavamo non poter mai uscire.
Ma quale amore?
Prima di tutto l’amore per sé stessi. Solo amando te stesso potrai amare gli altri. Questo tipo di amore rafforza la struttura e la formazione dell’IO dell’individuo aumentando, così, la forza di volontà. Che è la cosa più importante se si vuole uscire da una dipendenza.
È difficile, doloroso, quasi un viaggio all’inferno. Ma se ne può uscire.
Ci sono anche altre forme d’amore che “curano” come può essere l’amore materno, l’amore per una passione (la scrittura, la musica, l’arte), per una persona cara, per Dio, per una credenza che sia religiosa o meno. Non ha importanza.
Purtroppo, ci sono gravi malattie che la forza di volontà e l’amore per se stessi non possono curare. Come alcune forme tumorali, la schizofrenia, il disturbo bipolare ecc. Ma una cosa è certa, trovare una luce nel buio può essere il modo giusto per accettare e affrontare di avere un grave problema.
Davanti ad un bivio e in fondo al vuoto di una strada senza ritorno il solo pensiero di un amore così forte che non ti abbandona, di un ricordo che ti fa sorridere, di uno sguardo o di una poesia che ti rallegrano, può aiutarti a risalire da quel buco nero, da un vuoto senza fine. Ed è proprio questo che intendeva, a mio parere, il grande poeta Virgilio con la frase “l’amore vince su tutte le cose”.