Danno da perdita di chance

In questa pagina ci concentriamo su un aspetto particolare del diritto risarcitorio, ovvero il danno da perdita di chance. Si tratta di un concetto che riguarda il pregiudizio economico derivante dalla mancata possibilità di ottenere un vantaggio o di evitare un danno, a seguito di un comportamento illecito. In pratica, non parliamo della perdita di un risultato certo, ma della compromissione di una concreta opportunità che, se non fosse stata preclusa, avrebbe potuto tradursi in un beneficio significativo per chi ne era titolare.

Cos’è il danno da perdita di chance?

Per comprendere appieno questo istituto giuridico, è utile esaminare il significato del termine “chance” nel contesto legale. Originariamente legato al concetto di probabilità, la parola ha assunto in ambito giuridico un valore più complesso: essa non indica semplicemente una speranza vaga, ma una possibilità reale e valutabile di raggiungere un risultato favorevole.

Quando un’azione illecita – sia essa un comportamento negligente o un’omissione – priva una persona della chance di migliorare la propria condizione o di evitare un danno, si configura il danno da perdita di chance. Questo tipo di pregiudizio non si fonda su una certezza assoluta di successo, ma su una probabilità concreta e misurabile, che, sebbene non garantita, rappresentava un’opportunità rilevante.

Il danno da perdita di chance può essere risarcito?

Il riconoscimento giurisprudenziale di questo danno ha aperto la strada a numerosi casi in cui il risarcimento non riguarda un danno certo, già subito, ma piuttosto il mancato verificarsi di un esito positivo che, probabilmente, avrebbe potuto materializzarsi. Ad esempio, nel campo della responsabilità sanitaria, se un paziente non riceve una diagnosi tempestiva o un trattamento adeguato, la sua possibilità di guarigione può risultare notevolmente ridotta.

Qui, il danno non consiste tanto nella malattia in sé quanto nella perdita della possibilità di ottenere una cura efficace. Allo stesso modo, in ambito lavorativo, un dipendente potrebbe vedersi negata la chance di una promozione o di un avanzamento di carriera a causa di una valutazione iniqua o di discriminazioni, subendo così un danno economico legato al mancato guadagno futuro.

Come funziona l’onere della prova?

Dimostrare la sussistenza del danno da perdita di chance è un aspetto particolarmente delicato, poiché l’onere probatorio ricade sulla parte che sostiene il danno. In questo ambito, non è necessario provare che l’esito favorevole si sarebbe verificato in maniera certa, ma basta dimostrare che esisteva una probabilità concreta, basata su elementi e criteri oggettivi, di ottenere quel risultato.

Spesso il giudice si avvale di consulenze tecniche per stabilire, ad esempio, quanto un intervento medico tempestivo avrebbe potuto aumentare le possibilità di successo terapeutico, o in campo lavorativo, per valutare in che misura la condotta illecita abbia compromesso le prospettive di avanzamento di carriera.

Come si calcola il risarcimento?

Una volta accertata la perdita di una chance concreta, si rende necessario il calcolo del risarcimento dovuto. Poiché il danno in questione riguarda una mera possibilità e non un risultato certo, il risarcimento non copre l’intero valore del beneficio potenzialmente perso, ma una parte proporzionata a quella probabilità.

In pratica, il giudice adotta spesso un criterio di riduzione percentuale, attribuendo un valore che corrisponde al grado di probabilità che l’evento positivo si sarebbe realizzato se non fosse intervenuta la condotta illecita. Questo metodo permette di quantificare in maniera equa il danno, considerando sia l’ipotesi concreta di successo sia l’impatto economico che tale successo avrebbe potuto generare.

Sentenze e chiarimenti della giurisprudenza

Il contributo della giurisprudenza in materia è stato determinante per definire i confini e le modalità di applicazione del danno da perdita di chance. Le sentenze della Corte di Cassazione hanno chiarito che non tutte le chance perse sono idonee a un risarcimento: per essere rilevante ai fini risarcitori, la possibilità deve essere concreta, valutabile e non puramente ipotetica.

La giurisprudenza ha quindi distinto questo danno da altre forme di pregiudizio economico, come il danno emergente – che riguarda perdite effettive già verificatesi – e il lucro cessante, che concerne il mancato guadagno futuro, collocandolo in una categoria autonoma basata sul principio dell’equità.

Danno da perdita di chance: in quali ambiti?

Oltre agli ambiti già citati, il danno da perdita di chance si presenta in numerosi settori. In campo sanitario, oltre ai casi di diagnosi errata o ritardata, si applica anche quando errori medici compromettono la possibilità di interventi curativi più efficaci. Nel mondo del lavoro, la privazione di una reale opportunità di avanzamento o la mancata conclusione di un contratto vantaggioso possono configurare un danno risarcibile. Anche nelle controversie contrattuali, quando una parte viene indebitamente privata della chance di realizzare un profitto, il principio si applica per garantire un risarcimento proporzionato.

Particolare attenzione va dedicata alla tutela dei lavoratori, in quanto il danno da perdita di chance assume una rilevanza ancora maggiore in ambito professionale. I lavoratori che subiscono comportamenti illeciti o discriminatori sul luogo di lavoro, ad esempio, possono vedere preclusa la possibilità di migliorare la propria posizione, ricevere una promozione o accedere a benefit economici.

La giurisprudenza ha riconosciuto che, in tali circostanze, il risarcimento non deve essere inteso come un mero indennizzo per il mancato guadagno, ma come una compensazione per l’opportunità effettivamente persa. Questa tutela giuridica è fondamentale per garantire che chi subisce un danno non rimanga senza alcun rimedio, anche quando l’esito favorevole non si sarebbe verificato in maniera certa, ma solo con una probabilità significativa.