Cadmio: rischio sulle funzioni cognitive soprattutto per i fumatori

Uno studio dimostra il legame tra il cadmio, contenuto nelle sigarette e problemi cognitivi

Dal 2003 al 2007 lo studio REGARDS ha esaminato 30mila adulti bianchi e afroamericani per valutare le differenze del rischio di ictus in base a fattori etnici e geografici. Di questi soggetti, ora, sono stati selezionati 2172 per uno studio condotto dai ricercatori della Columbia University e pubblicato su Neurology. I risultati hanno dimostrato un’associazione fra inquinamento da cadmio, funzioni cognitive e memoria.
Già nel 2020 era stato evidenziato dai ricercatori cinesi il legame tra cadmio e funzioni cognitive. Da non sottovalutare, però, che l’inquinamento da cadmio in Cina è maggiore.

Lo studio


Lo studio è stato condotto su oltre 2mila adulti negli Stati Uniti. I soggetti scelti avevano un’età compresa fra i 64 e i 73 anni di cui oltre la metà erano donne e circa un terzo afroamericani. Hanno selezionato persone che non presentavano alcuna compromissione cognitiva né tracce di cadmio nelle urine (questo perché una parte viene assorbita e l’altra smaltita dall’organismo).
In seguito sono stati sottoposti, durante il periodo di osservazione, a test neuropsicologici effettuati con regolarità. Questo, per monitorare la funzionalità cognitiva, la memoria, l’apprendimento e le funzioni esecutive.
Dopo dieci anni, quelli con le più alte concentrazioni di cadmio nelle urine, erano i più anziani, i forti fumatori, con basso reddito e che facevano poco esercizio fisico. Avevano, inoltre, un’ipercolesterolemia elevata ed erano più donne che uomini.

Ha sorpreso gli studiosi il fatto che, dopo aver correlato le concentrazioni urinarie di cadmio ai risultati dei test neuropsicologici, nei bianchi con maggiori concentrazioni il rischio di compromissione cognitiva raddoppiava rispetto a quelli di origine afroamericana. Questo perché i partecipanti bianchi fumavano circa 23 pacchetti di sigarette all’anno rispetto agli 8,9 pacchetti di quelli afroamericani. Quindi, i bianchi benestanti erano più esposti anche perché potevano spendere di più in sigarette rispetto agli americani. Un altro dato è la differenza di istruzione che negli USA è del 90% fra i bianchi e del 30% fra i neri e, secondo vari studi, il vizio del fumo è inversamente proporzionale alla scolarità che è legata al reddito.

Il legame tra fumo e demenza

Secondo i risultati dello studio gli effetti cognitivi al cadmio erano più pronunciati nei soggetti che avevano fumato almeno un pacchetto di sigarette al giorno. Quindi gli afroamericani, fumando meno, accumulavano una quantità di cadmio inferiore limitando, così, le compromissioni cognitive.
Precedenti studi sull’entità del vizio del fumo fra i neri sono discordanti, ma secondo i CDC i fumatori afroamericani sono l’11,7% cioè, fuma 1 su 8.
Se i risultati di quest’ultimo studio sul cadmio nel fumo saranno confermati da ricerche più dettagliate i medici dovranno considerare con maggiore attenzione il tabagismo nei pazienti di qualsiasi etnia che iniziano a presentare sintomi cognitivi.

Cos’è il cadmio

l cadmio è un metallo bianco argenteo e malleabile presente in tracce nella crosta terrestre, nell’aria e nell’acqua. Dato che reagisce facilmente con altri elementi formando vari composti, alcuni dei quali tossici, si trova raramente nella sua forma pura. Viene rilasciato nel suolo, nell’acqua e nell’aria da fonti naturali ma, soprattutto, in seguito alle lavorazioni industriali quali l’estrazione, la raffinazione e la lavorazione di metalli non ferrosi.

Inoltre, la produzione di batterie e vernici, la produzione e l’applicazione di fertilizzanti artificiali a base di fosfati, l’uso di combustibili fossili (come carbone e petrolio), l’incenerimento e lo smaltimento dei rifiuti.

Quando viene emesso nell’aria può percorrere lunghe distanze e si deposita sul suono e sull’acqua. Di conseguenza i livelli più elevati di cadmio si possono trovare nel suolo e nelle acque vicino a zone industriali o terreni fertilizzati.

I fumatori di sigarette hanno un’esposizione più alta rispetto alle persone che non fumano. I livelli di cadmio sono 1-2 microgrammi (µg) per sigaretta di cui il 10% viene inalato e il 5% viene assorbito. Il cadmio inalato attraverso il fumo di sigaretta è più facilmente assorbito da quello ingerito attraverso il cibo o l’acqua.

Cadmio ed esposizione professionale

Durante processi industriali che implicano il riscaldamento di materiali contenuti cadmio come la fusione e la produzione di batterie si può verificare l’esposizione professionale.

Non solo problemi cognitivi

Inalare bassi livelli di cadmio per un lungo periodo come nel caso dei fumatori o coloro che consumano regolarmente cibi contaminati, provoca un accumulo di questo metallo pesante nell’organismo. Questo può portare, oltre ai danni cognitivi a:
-malattie renali (nefrotossicità)
-pressione arteriosa alta (ipertensione)
-malattie cardiovascolari
-osteoporosi
-tumori al polmone

Fonte: ISS

Autore: Ilaria Cicconi