Bmi sul banco degli imputati per l’obesità

Secondo uno studio statunitense è ora di dire addio all’Indice di massa corporea (Bmi), per formulare la diagnosi di obesità. Perché infatti sbaglierebbe la stima nel 53% dei casi. Lo studio, condotto dalla Rutgers University, è stato presentato al meeting annuale dell’Endocrine Society Endo 2023 di Chicago.

La sintesi della ricerca è che di tutte le persone esaminate soltanto con il Bmi, quelle obese erano circa la metà di quelle classificate tali in base alla Dexa; quest’ultimo è un esame basato su radiazioni ionizzanti che è in grado di fornire informazioni più precise sulla composizione corporea.

Bmi in pensione o supportato da altri parametri?

Se non direttamente in pensione, il Bmi potrebbe essere presto affiancato da altri parametri: la misura del girovita e la stima della composizione corporea misurata dal plicometro sono un paio di esempi. Gli esperti ci stanno ancora pensando.

Un altro limite del Bmi è infatti non valutare le differenze corporee tra i generi. Gli uomini tendono ad accumulare grasso nella parte centrale del corpo (più dannoso), mentre le donne su cosce e glutei (meno dannoso). Il rischio è quindi anche quello di sovrastimare l’obesità nelle donne e di sottovalutarla negli uomini.

Come funziona l’indice di massa corporea

Elaborata dal matematico belga Adolphe Quetelet nell’800, la formula del Bmi è stata usata per oltre 50 anni per valutare le proporzioni corporee.

L’Indice di Massa Corporea valuta il peso di una persona in relazione alla sua altezza. Si calcola dividendo appunto il peso (kg) per il quadrato della sua altezza (in metri). Questa la formula: IMC = peso (kg) / (altezza (m) * altezza (m).

Una volta ottenuto il valore, si interpreta in base ad una scala di categorie di peso. Le categorie di peso sono:

  • Sottopeso: IMC inferiore a 18,5
  • Normopeso: IMC compreso tra 18,5 e 24,9
  • Sovrappeso: IMC compreso tra 25 e 29,9
  • Obesità di classe I: IMC compreso tra 30 e 34,9
  • Obesità di classe II: IMC compreso tra 35 e 39,9
  • Obesità di classe III (obesità grave): IMC di 40 o superiore

Il Bmi da solo non riesce dunque a fornire una valutazione completa. Servono altre misurazioni, come quella che riguarda la distribuzione del grasso nel corpo; la composizione corporea generale; il livello di attività fisica e la storia personale del paziente. Con questi fattori, per lo più usati già da medici e nutrizionisti, può fornire una valutazione più accurata della salute della persona.

Autore: Stefania Belmonte