Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è un tema di grande interesse scientifico, e una recente ricerca pubblicata su Nature Neuroscience offre una nuova chiave di lettura. Condotta dai dottori Yuval Hart e Oded Wertheimer dell’Università Ebraica di Gerusalemme, lo studio individua un principio computazionale unico, la gamma dinamica neuronale, che collega le caratteristiche neurali e comportamentali dell’autismo. Questa scoperta apre prospettive inedite per la comprensione e il trattamento del disturbo.
La gamma dinamica descrive come i neuroni modulano le loro risposte agli stimoli, alternando reazioni rapide e meno dettagliate a risposte più lente ma precise. Secondo il modello proposto, le persone con ASD presentano una gamma dinamica più ampia, che consente una codifica estremamente dettagliata ma rende più difficile adattarsi rapidamente ai cambiamenti ambientali.
«Il nostro modello suggerisce che l’autismo non è un difetto, ma una configurazione unica che bilancia precisione e velocità di elaborazione», sottolinea il dott. Hart. Questa nuova visione trasforma la percezione del disturbo, evidenziando il suo potenziale come adattamento neurologico piuttosto che come deficit
Gamma dinamica: una lente nuova sull’elaborazione cerebrale
La gamma dinamica rappresenta la capacità di una popolazione di neuroni di rispondere agli stimoli in modo graduale o rapido. Un aumento della gamma dinamica, osservato nei soggetti con ASD, consente al cervello di analizzare i dettagli degli stimoli con maggiore accuratezza. Tuttavia, questo vantaggio comporta un costo: una lentezza nell’adattarsi ai cambiamenti, che può spiegare alcune difficoltà comportamentali associate all’autismo.
Nelle simulazioni e nei compiti comportamentali condotti dai ricercatori – come la sincronizzazione con il tocco delle dita, la riproduzione di orientamenti visivi e la percezione del movimento globale – è emerso che questa variazione della gamma dinamica può influenzare il modo in cui il cervello degli individui con ASD processa l’informazione. Per esempio, mentre un individuo neurotipico potrebbe reagire rapidamente a un cambiamento improvviso, un soggetto con autismo potrebbe richiedere più tempo per elaborarlo, ma con una comprensione più approfondita.
«La gamma dinamica più ampia non rappresenta un deficit, ma una diversa modalità di elaborazione», afferma Wertheimer. «Questo modello ci aiuta a comprendere meglio il motivo per cui gli individui con autismo tendono a focalizzarsi sui dettagli, ma possono faticare in contesti in cui sono richieste risposte rapide».
Il ruolo dei meccanismi biologici e genetici
Dietro questa gamma dinamica più ampia si nascondono fattori biologici e genetici. Mutazioni genetiche che influenzano la regolazione sinaptica o la plasticità neuronale, comuni nei soggetti con ASD, potrebbero contribuire all’eterogeneità nella risposta dei neuroni. Secondo lo studio, una maggiore variabilità nei punti di mezza attivazione – il momento in cui un neurone raggiunge metà del suo potenziale massimo – potrebbe portare a risposte neuronali più graduali e dettagliate.
«Dimostriamo come l’eterogeneità nei punti di mezza attivazione possa portare a una codifica sfumata degli stimoli sensoriali», aggiunge Hart. Questo spiegherebbe la capacità unica degli individui con ASD di analizzare dettagli che spesso sfuggono agli altri, ma anche la difficoltà nell’adattarsi a contesti in rapido mutamento.
Questa variabilità biologica offre anche una spiegazione sul perché la ricerca sull’autismo produca spesso risultati contrastanti. Le differenze nella gamma dinamica tra i soggetti con ASD potrebbero spiegare la variabilità nei risultati degli studi, sottolineando la necessità di utilizzare campioni più ampi per ottenere dati più robusti.
Implicazioni pratiche: nuove direzioni per la ricerca e la terapia
Questo modello computazionale non è solo un’innovazione teorica, ma ha importanti implicazioni pratiche. Comprendere come il cervello delle persone con autismo elabora l’informazione potrebbe portare a terapie più mirate e personalizzate. Ad esempio, la stimolazione neurone potrebbe essere utilizzata per modulare la gamma dinamica, aiutando i soggetti con ASD a migliorare l’adattamento ai cambiamenti senza sacrificare la loro capacità di analizzare i dettagli.
Inoltre, questa scoperta apre nuove strade per l’educazione e il supporto degli individui con ASD. Se si comprende che l’autismo non è un deficit ma una diversa modalità di elaborazione, sarà possibile sviluppare approcci educativi e terapeutici che valorizzino le loro capacità uniche.
«Questo modello fornisce una nuova lente per comprendere il disturbo dello spettro autistico, collegando i meccanismi biologici a livello neuronale con principi computazionali», conclude Wertheimer. «Esplorando ulteriormente questo compromesso, possiamo gettare le basi per nuove terapie che migliorino la qualità della vita delle persone con ASD».
Un passo avanti nella comprensione dell’autismo
Lo studio condotto dall’Università Ebraica di Gerusalemme segna un importante passo avanti nella comprensione dell’autismo, sfidando la narrativa tradizionale e proponendo un approccio più ricco e sfaccettato. La gamma dinamica neuronale non è un difetto, ma una caratteristica distintiva che offre una comprensione più profonda delle differenze cognitive e comportamentali delle persone con ASD.
Questo studio ci ricorda che la diversità neurologica è una risorsa da comprendere e valorizzare. Attraverso la ricerca, possiamo non solo migliorare la qualità della vita degli individui con autismo, ma anche arricchire la nostra comprensione della complessità del cervello umano. Come sottolineato dagli autori, il futuro della ricerca sull’autismo non è solo nella diagnosi precoce o nelle terapie innovative, ma nella costruzione di una società che sappia riconoscere e apprezzare ogni sfumatura della neurodiversità.
Fonti
Nature Neuroscience (2024):
Intervista ai dottori Yuval Hart e Oded Wertheimer, Università Ebraica di Gerusalemme