L’assistenza sanitaria in carcere rappresenta un elemento cruciale per garantire i diritti fondamentali dei detenuti. Nonostante la privazione della libertà personale, i detenuti mantengono il diritto alla salute e a ricevere cure mediche adeguate. Questa pagina esplora come funziona l’assistenza sanitaria nelle carceri italiane, chi è responsabile della sua fornitura e le principali criticità riscontrate nel sistema.
L’assistenza sanitaria in carcere è un diritto fondamentale che deve essere garantito a tutti i detenuti. Nonostante i progressi normativi, permangono criticità che richiedono interventi mirati per migliorare la qualità e l’efficacia delle cure.
È necessario investire in risorse adeguate e sviluppare strategie per affrontare le sfide del sovraffollamento, della salute mentale e delle barriere logistiche, al fine di assicurare un’assistenza sanitaria equa e dignitosa all’interno degli istituti penitenziari.
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Funzionamento dell’Assistenza Sanitaria in Carcere
L’assistenza sanitaria all’interno delle carceri italiane è regolamentata dal Decreto Legislativo n. 230 del 1999 e dalla Legge n. 354 del 1975, che stabiliscono i principi fondamentali per la tutela della salute dei detenuti.
La legge sull’Ordinamento penitenziario (L. 354/1975, art. 11) impone che ogni istituto penitenziario sia dotato di “servizio medico e servizio farmaceutico rispondenti ad esigenze profilattiche e di cura della salute dei detenuti e degli internati e che disponga di almeno uno specialista in psichiatria“.
Il che si traduce in almeno un armadio farmaceutico, un’infermeria, attrezzature varie e la presenza continuativa di un medico.
Sempre nell’articolo 11 si definiscono anche le attività sanitarie interne agli istituti, tra cui le norme di isolamento in caso di malattie infettive, la disponibilità dei medici ed una particolare attenzione alla tutela della salute delle detenute madri e dei loro figli.
Struttura organizzativa del sistema sanitario nelle carceri
Il sistema prevede una struttura organizzativa che comprende:
- Servizi sanitari penitenziari: gestiti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con personale medico e infermieristico dedicato.
- Ambulatori interni: presenti all’interno di ogni istituto penitenziario, dove i detenuti possono ricevere visite mediche generali e specialistiche.
- Ospedali penitenziari: strutture sanitarie specializzate per la cura di patologie che richiedono interventi complessi e prolungati.
Tipologie di Assistenza sanitaria nelle carceri italiane
L’assistenza sanitaria offerta ai detenuti comprende:
- Cure primarie: visite mediche di base, vaccinazioni, e trattamento di malattie comuni.
- Cure specialistiche: accesso a specialisti per diagnosi e trattamento di patologie specifiche.
- Assistenza psicologica e psichiatrica: supporto per problemi di salute mentale, inclusi disturbi psicologici e dipendenze.
- Cure odontoiatriche: trattamento dei problemi dentali e igiene orale.
Chi deve fornire l’assistenza sanitaria in carcere?
La responsabilità della fornitura dell’assistenza sanitaria in carcere ricade sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che opera attraverso le Aziende Sanitarie Locali (ASL). Queste ultime sono incaricate di:
- Assicurare personale medico e infermieristico: reclutamento e gestione del personale sanitario.
- Gestire gli ambulatori interni: organizzazione e coordinamento delle attività mediche.
- Garantire la continuità delle cure: monitoraggio e follow-up dei trattamenti iniziati in carcere.
Collaborazioni e Interventi esterni per la salute dei carcerati
In alcuni casi, l’assistenza sanitaria può richiedere il coinvolgimento di ospedali esterni, soprattutto per interventi chirurgici complessi o trattamenti specialistici non disponibili all’interno dell’istituto penitenziario.
Inoltre, vi sono collaborazioni con organizzazioni non governative (ONG) e associazioni di volontariato che offrono supporto aggiuntivo.
La carta dei diritti dei detenuti e degli internati
La Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati spiega esattamente come funziona l’assistenza sanitaria in carcere.
“Il detenuto deve (…) sottoporsi a visita medica e psicologica durante la quale potrà riferire eventuali problemi di salute, dipendenze, intolleranze e necessità di assunzione di farmaci. Egli può chiedere di non convivere con altri detenuti per motivi di tutela della propria incolumità personale“.
“Sono salvaguardati il diritto alla salute e l’erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, previste nei livelli essenziali e uniformi di assistenza. I servizi disponibili all’interno di ciascun istituto sono indicati nella Carta dei servizi sanitari per i detenuti e gli internati”.
Ci sono indicazioni anche per quel che riguarda i regimi di detenzione speciali. In particolare, per il regime di sorveglianza speciale: “le restrizioni non possono riguardare l’igiene e le esigenze della salute, il vitto, il vestiario ed il corredo, la lettura di libri e periodici, le pratiche di culto, l’uso di apparecchi radio del tipo consentito, la permanenza all’aperto per almeno un’ora al giorno, i colloqui con i difensori nonché quelli con il coniuge, il convivente, i figli, i genitori e i fratelli“.
La sorveglianza speciale è una misura di prevenzione personale stabilita dall’autorità giudiziaria a carico di un soggetto socialmente pericoloso, già ammonito dal questore, che non ha cambiato la propria condotta.
Focus: sanità nelle carceri del Lazio
Un’indagine sulla sanità nelle carceri è stata effettuata di recente in occasione della quinta edizione di “Hand” (Hepatitis in Addiction Network Delivery), che punta all’estensione dello screening Hcv.
“Gli istituti penitenziari del nostro Paese hanno moltissimi problemi e tra questi vi sono quelli legati alla malattia infettiva. È una costante nel tempo, esiste da decenni. L’abbiamo affrontata ma non l’abbiamo risolta, perché quella carceraria non è una popolazione stabile, cambia continuamente, si rinnova di circa un terzo ogni anno. Tra le problematiche più importanti c’è, ovviamente, quella relativa alle epatiti, in particolare l’Hcv“.
A spiegarlo è stato il dottor Giulio Starnini, Direttore Uoc Medicina Protetta/Malattie Infettive dell’Ospedale Belcolle-Asl Viterbo. “Per questo motivo – ha continuato – lo Stato e le regioni hanno individuato questo setting di persone, che riconosce una prevalenza dieci volte superiore a quella della popolazione generale. Si sta lavorando in tutte le regioni proprio attraverso l’offerta dello screening gratuito“.
Nel Lazio operano 40 Serd, articolati su 53 sedi: 43 sono territoriali e 10 carcerarie. Nel 2021 le persone utenti dei Serd sono state circa 11.000, circa il 60% delle quali in fascia target per età.
Criticità del Sistema Sanitario Penitenziario italiano
Uno dei principali problemi del sistema sanitario penitenziario è il sovraffollamento delle carceri. Questo comporta una maggiore domanda di servizi sanitari, spesso non supportata da adeguate risorse umane e materiali. I
l numero insufficiente di medici e infermieri può portare a ritardi nelle cure e a una riduzione della qualità dell’assistenza.
Problemi di Salute Mentale nelle carceri
Le carceri ospitano un numero significativo di detenuti con problemi di salute mentale. Tuttavia, i servizi di assistenza psicologica e psichiatrica sono spesso insufficienti, con carenze di personale specializzato e di strutture adeguate per il trattamento di disturbi gravi.
Barriere Logistiche e Burocratiche
L’accesso alle cure specialistiche e ospedaliere può essere ostacolato da barriere logistiche e burocratiche, come la necessità di scorte di sicurezza per i trasferimenti e complessi iter autorizzativi.
Questi fattori possono ritardare l’accesso a trattamenti urgenti e necessari.
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