Secondo i dati riportati da Eurostat in Europa l’Italia riporta il maggior numero di morti per mesotelioma
Solo nel 2021 sono 518 i morti in Italia per mesotelioma, tumore correlato esclusivamente all’esposizione e l’inalazione a polveri e fibre di amianto. Secondo l’avvocato Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, il dato riportato è fortemente sottostimato perché il VII Rapporto Renam annotava oltre 1.200 casi di mesotelioma all’anno. L’Italia detiene il triste primato europeo per il maggior numero di morti per mesotelioma. Secondo l’Eurostat sono 2.380 i decessi nell’UE nel 2021 e l’Italia è seguita dalla Germania (400), Francia (329) mentre Cipro ed Estonia hanno registrato i numeri più bassi (2) seguiti da Malta (3) e Lussemburgo (3). Tra il 2013 e il 2021 sono 13.530 i casi di mesotelioma che, dopo il tumore ai polmoni, è il secondo cancro professionale più comune.
La causa del mesotelioma è sempre l’esposizione alla fibra killer sul posto di lavoro ma non dimentichiamo che le fibre di amianto possono causare altri tipi di tumori, tra i più comuni quello ai polmoni. Ma anche il tumore alla laringe, alla faringe e all’addome.
Come mai tante persone muoiono ancora a causa dell’esposizione a polveri e fibre di amianto
Questo perché, evidentemente, c’è stato un ritardo nelle bonifiche. L’Italia è un Paese di morti sottaciute, persone avvelenate per esposizione professionale nonostante già fosse stata accertata la pericolosità delle fibre di amianto. L’amianto è stato messo al bando con la legge 257 del 1992 che ne vietava la commercializzazione e la produzione. Tuttavia, le bonifiche sono arrivate in ritardo. Questo perché a chi stava ai vertici di determinate aziende non interessava la salute dei lavoratori, bonificare sarebbe stato troppo dispendioso. E a pagare furono migliaia di persone, uccise solo perché svolgevano, inconsapevolmente, un lavoro che li avrebbe portati alla morte.
Ci sono volute morti su morti, stragi, per aprire gli occhi e bonificare le fabbriche e gli edifici intrisi di amianto. Ricordiamo Casale Monferrato, dove vigeva la fabbrica “Eternit” che produceva un misto di cemento amianto (detto eternit) ma anche Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli e Siracusa dove c’erano le sedi della multinazionale. Non dimentichiamo l’ex Ilva di Taranto, la Fibronit di Bari, tutti i decessi causati dall’esposizione ad amianto nelle navi e nei cantieri della Marina Militare, gli aerei, le ferrovie, i palazzi. La triste strage del Berlaymont, l’ex palazzo della Commissione Europea. L’amianto, nonostante le bonifiche, è ancora presente in molti luoghi. Quando l’asbesto non è friabile non rilascia fibre nell’aria. Sono le fibre ad essere letali.
Per questo è necessaria la bonifica. Ma 40 milioni di tonnellate di amianto devono essere ancora bonificate in tutto il Paese dal ’92.
La prevenzione è necessaria: il parere dell’oncologo
L’oncologo Pasquale Montilla, membro del comitato dell’ONA, sostiene che l’Italia è al primo posto a causa dell’uso spropositato di amianto. Inoltre, è difficile monitorare questo tipo di patologia a causa dei lunghi tempi di latenza.
Purtroppo, il registro dell’Osservatorio Renam dell’Inail non è sempre attendibile perché dipende dai dati che inviano i centri operativi regionali e spesso, in alcune regioni come l’Abruzzo, la Campania e la Calabria non vengono acquisiti e registrati. Di conseguenza i dati non sempre sono completi al cento per cento e dove non vengono acquisiti non viene effettuato l’intervento di prevenzione.
Secondo il dottor Montilla la prevenzione è necessaria non solo per identificare le persone a rischio ma per effettuare dei test genetici in grado di identificare le mutazioni e agire, poi, sulle esposizioni a cancerogeni. Per il mesotelioma la mortalità intorno ai 3 anni è circa del 70-80% nonostante la radioterapia. Quindi, se i dati fossero sempre aggiornati e si attuasse tempestivamente una strategia di prevenzione, molti tumori asbesto correlati potrebbero essere monitorati.
La dichiarazione dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto
“Ritengo fondamentale e doveroso attuare quelle attività di bonifica in modo tale da evitare le esposizioni a tutti gli agenti cancerogeni. Solo così è possibile tutelare efficacemente ed effettivamente la salute nel concetto costituzionale dell’articolo 32 nei luoghi di vita e di lavoro. Per questi ultimi è molto importante proprio perché l’amianto e gli altri cancerogeni incidono principalmente nelle attività lavorative e per le attività lavorative. Per questi motivi confidiamo in un intervento del Governo per porre al centro dell’agenda proprio la tutela della salute e, quindi, la bonifica dell’amianto”.