Allergie da polline: quali sono i fattori di rischio?

L’ISPRA ha stilato un rapporto sulle allergie da polline

Negli ultimi anni, i casi di allergie da pollini sono in aumento soprattutto nei centri urbani d’Italia e d’Europa. Per questo l’ISPRA, che da anni si occupa del monitoraggio dei pollini allergenici in Italia e coordina la rete POLLnet (costituita da esperti nel settore per la protezione ambientale) ha presentato il primo rapporto nazionale sui pollini in Italia.

Attraverso le stazioni di monitoraggio (POLLnet e il centro di Tor Vergata) gli esperti hanno descritto non solo la presenza dei pollini e della spora Alternaria ma anche gli andamenti e le loro concentrazioni in aria. Il rapporto mette a confronto analisi nelle diverse regioni e, oltre a fornire uno strumento utile per gli studi scientifici, aiuta a comprendere la qualità dell’aria. Inoltre, se l’inquinamento e i cambiamenti climatici hanno influito sull’aumento delle allergie da pollini. Addirittura, su malattie croniche come l’asma e la rinite.

L’inquinamento chimico interagisce con gli allergeni aerodispersi

Alcuni studi epidemiologici mostrano come l’inquinamento chimico possa interagire con gli allergeni aerodispersi, aumentando il rischio di dermatite atopica ed esacerbazione dei sintomi nei soggetti sensibilizzati. Anche l’ISPRA attraverso questo rapporto, si propone di capire se i pollini e la qualità dell’aria possano, in qualche modo, influire sulle malattie respiratorie.

Infatti, questo risulta da ricerche in vitro e su animali: l’esposizione combinata a inquinamento atmosferico e allergeni può avere un effetto sinergico o additivo sull’asma e sulle allergie. Queste informazioni, oltre che per gli studiosi, sono importanti per la corretta gestione e progettazione degli spazi verdi urbani. Infatti, evitando le specie arboree che provocano gravi malattie respiratorie si può contribuire al miglioramento della salute umana.

Lo stato della presenza dei pollini in Italia

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 10% al 20% della popolazione europea soffre di allergie indotte dal polline. Tanto è vero che l’ONA e l’avv. Ezio Bonanni hanno lanciato l’allarme sulla necessità di prevenire le allergie. Queste allergie sono in continuo aumento. Per questi motivi la prevenzione primaria è molto importante, come indicato dallo stesso OMS.

La presenza e le concentrazioni dei pollini aerodispersi sono legate al cambiamento climatico che ne influenza l’inizio, la fine e la durata della stagione. Ma anche l’intensità e la distribuzione spaziale (EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY – EEA, 2019).

Per la descrizione generale della presenza di pollini allergenici aerodispersi nelle aree urbane, sono stati identificati due indicatori: uno di concentrazione in numero (Integrale Pollinico Allergenico, IPA) e uno temporale (durata della Stagione Pollinica, SP). Anche se i due indicatori si riferiscono solo agli ultimi anni e la copertura del territorio non è ancora completa, sono possibili alcune valutazioni su presenza e persistenza di pollini allergenici in atmosfera.

Transizione ecologica ed energetica per tutelare la salute

Il cambiamento climatico, in ogni caso, ha altri molti effetti nefasti per la salute. Infatti, provoca eventi metereologici estremi, e ancora, l’aumento della temperatura, ed effetti sull’agricoltura. Quindi, un aumento delle aree deserte e minore produzione, specialmente in Africa e in altre aree depresse del nostro pianeta. Minor cibo significa indebolimento, in particolare per i bambini e i più fragili. 

Quindi, è importante in primo luogo la c.d. transazione ecologica ma anzi energetica. Infatti, il cambio del clima, cioè il cambiamento climatico, è dunque il surriscaldamento terrestre, possono essere prevenuti diminuendo il consumo dei combustibili fossili. 

Prima di tutto il carbone e poi il petrolio e i suoi derivati. L’energia pulita avrebbe un effetto benefico anche sulle allergie. Infatti, questi inquinanti che poi generano esalazioni di benzene e polveri sottili, hanno un effetto sulle allergie. 

Per questi motivi, l’avv. Ezio Bonanni e l’ONA sostengono che è indispensabile la c.d. transizione energetica  anche come forma di prevenzione primaria con riferimento alla salute. Solo evitando queste emissioni si prevengono sia le allergie che le neoplasie. 

Recentemente abbiamo assistito ad un aumento dei casi di tumore del polmone pur con l’abbattimento del numero dei fumatori. Questa maggiore incidenza è dovuta intanto all’uso dell’amianto, detto anche asbesto. 

Poi proprio a queste emissioni e quindi ai residui della combustione, ai fumi, compresi quelli della saldatura etc… 

L’Integrale Pollinico Allergenico (IPA)

L’IPA è la somma annuale delle concentrazioni giornaliere dei pollini aerodispersi di sette famiglie botaniche. Queste, rappresentano i più importanti pollini allergenici monitorati sul territorio italiano e sono: Betulaceae (Betula, Alnus), Corylaceae (Corylus, Carpinus, Ostrya), Oleaceae (soprattutto Olea, Fraxinus spp.), Cupressaceae-Taxaceae, Graminaceae (o Poaceae), Compositae (o Asteraceae, soprattutto Artemisia e Ambrosia), Urticaceae (Parietaria, Urtica).

Più grande è l’IPA, più grandi sono le quantità medie di pollini aerodispersi nel corso dell’anno. Di conseguenza quindi l’attenzione da prestare alla loro presenza per i soggetti atopici deve essere maggiore quando IPA pollini è elevato.

Quali sono i principali allergenici in Italia?

L’importanza del verde, in particolare nelle grandi città, per migliorare la qualità dell’aria e, di conseguenza, della vita umana, ha condotto gli esperti a studiare quali sono le specie necessarie per la progettazione della riforestazione urbana.

Tra le condizioni di rischio vi sono anche quelle lavorative come più volte ribadito dall’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA. Nella conferenza stampa del 13.10.2020: Il rischio amianto in Italia, presso il Campidoglio di Roma, proprio lo stesso avvocato Ezio Bonanni, ha precisato che l’amianto gioca un ruolo sinergico per le sue capacità infiammatorie. Per questi motivi nel corso di tale conferenza è stata chiesta la bonifica e la messa in sicurezza sia degli ambienti di vita che quelli di lavoro. 

L’avv. Ezio Bonanni:

“Questo è uno dei temi della transizione ecologica del Nuovo Governo Draghi, anche per evitare la sinergia e potenziamento di cancerogeni e allergeni, che si aggiungono a quelli dei pollini. Infatti, assistiamo ad un’eccessiva moltiplicazione degli allergeni, dovuta all’utilizzo di sostanze chimiche non sempre precedentemente testate. Per questi motivi ambiente e salute sono dei pilastri fondamentali su cui ancorare anche l’economia e lo sviluppo sostenibile, che sia reale ed effettiva.” 

Studi filogenetici per la classificazione delle specie vegetali

A partire dal 1998 mediante l’uso di tecniche molecolari su sequenze di DNA nacque il gruppo di lavoro APG, Angiosperm Phylogeny Group (APG,mobot.org/MOBOT/research/APweb/). Sono progressivamente aumentati, nel tempo, il numero dei ricercatori e quello delle specie analizzate (APG, 2003). Pertanto a oggi i periodici aggiornamenti pubblicati da questo gruppo (APG, 2016) hanno portato alla riorganizzazione di 64 ordini e 416 famiglie. Le specie che causano maggiore allergia secondo il rapporto ISPRA

Asteraceae (Compositae)

La famiglia delle Asteraceae comprende circa 20mila specie, molte delle quali spontanee e per lo più erbacee. In base al tipo di fiore si distinguono due gruppi principali: margherite e tarassaco. L’impollinazione avviene attraverso gli insetti impollinatori. Fanno eccezione Ambrosia e Artemisia, che proprio per questo sono di notevole interesse aerobiologico e allergologico.

La diffusione di questa specie è legata oltre che a fattori antropici anche al clima continentale. La presenza del polline di queste piante nelle regioni meridionali appare sporadica e in qualche caso di provenienza orientale. A causa di questa criticità, alcune regioni italiane e in primis la regione Lombardia hanno reso obbligatoria la lotta alle Asteraceae con la sua rimozione periodica allo scopo di prevenire Asteraceae allergia.

Betulaceae: una delle fonti delle allergie

Alla famiglia delle Betulaceae appartengono l’ontano, che predilige i luoghi umidi e la betulla. Questi alberi sono tipici delle zone temperate e fredde. La betulla, pianta che provoca forti reazioni allergiche è la specie più diffusa in Italia cresce spontaneamente in tutte le regioni a eccezione di Calabria, Umbria e isole.

Cupressaceae: il cipresso e le allergie da pollini

Il cipresso, albero sempreverde è diffuso in tutto l’areale del Mediterraneo. Viene coltivato nei parchi, nei viali come pianta ornamentale ma cresce spontaneamente dove il clima e la vegetazione lo permettono.
Purtroppo, questo tipo di albero produce una quantità di pollini in grado di provocare gravi reazioni allergiche. Nelle giornate ventilate è facile notare nuvole di polline che si espandono nel cielo. Per questo è una delle specie più monitorate.

Fagaceae: piante tropicali e pollini

Alla specie Fagaceae appartengono circa 600 piante diffuse prevalentemente nell’area tropicale e temperata dell’emisfero settentrionale. Attualmente è divisa in due sottofamiglie Fagoideaee Quercoideae: Castanea, Castanopsis, Chrysolepis, Fagus, Lithocarpus, Notholithocarpus, Quercus e Trigobalanus.
La distinzione tra generi si basa sulla morfologia fiorale.  Il faggio e il Castagno due alberi molto diffusi in Italia i cui pollini provocano gravi reazioni allergiche.

Oleaceae: dal mediterraneo altri pollini

Le specie Oleaceae vivono in habitat temperati e subtropicali, solo poche specie sono presenti nell’area mediterranea. Tra i generi spontanei in Italia, il cui polline può essere rilevato dai campionatori: Fraxinus, Forsithya, neofita casuale, Jasminum, Ligustrum, Olea, Phyllirea, Syringa.

Poaceae: anche dette Graminaceae e le allergie

La famiglia delle Poaceae, comunemente detta anche Graminaceae, comprende in Italia più di 120 generi e 400 specie. Si tratta di piante erbacee, annue o perenni.
La fioritura della maggior parte delle Graminaceae, inizia in marzo e si protrae fino a giugno, con picchi nel mese di maggio e nel mese di settembre. Il polline è particolarmente allergenico e la sensibilità a esso è molto comune, pertanto di grande interesse allergologico.

Urticaceae: le allergie che provocano anche in Italia

Le Urticaceae sono diffuse in tutto il mondo soprattutto nelle zone tropicali umide. In Italia è rappresentata per lo più dai generi Parietaria e Urtica. Sono piante presenti in Lombardia e Lazio. In aerobiologia non solo il polline ma anche le spore fungine sono oggetto d’interesse e attenzione. Le spore fungine nel loro ciclo vitale utilizzano le spore sia nella riproduzione vegetativa (spore agamiche o conidi) sia in quella sessuale (meiospore).

La presenza di spore in aria può essere particolarmente significativa e il numero di specie fungine responsabili della loro diffusione è molto elevato, si stima infatti siano più di 100mila. In una prospettiva strettamente allergologica, la spora di maggior interesse è senza dubbio l’Alternaria, appartenente alla famiglia delle Pleosporaceae, nella divisione degli Ascomiceti. È, infatti, in grado di provocare reazioni allergiche anche importanti, come rinocongiuntiviti e asma anche grave.

Monitorare i pollini e l’inquinamento per la salute

I cambiamenti climatici avranno, con il passare del tempo, un impatto maggiore sull’ambiente e sulle allergie da pollini. I risultati di una ricerca sulla rivista Scopus, condotta con i termini “allergia ai pollini” e “previsione sui pollini”, mostrano che il numero di articoli pubblicati sull’argomento è in costante aumento (Manzano et al., 2020).

Parallelamente all’aumento dell’asma e della rinite negli ultimi vent’anni, nello stesso periodo si è verificato un progressivo aumento delle concentrazioni atmosferiche di inquinanti come ossido di azoto, ozono e polvere inalabile. In particolare legati al traffico veicolare.

Inoltre, numerosi dati sperimentali mostrano che le polveri respirabili possono aderire alla superficie del polline. Inquinanti quali diossido di zolfo, composti organici volatili, diossido di azoto vengono assorbiti dai granuli di polline causando la pre-attivazione con rilascio dei loro allergeni.

Per questo è importante l’attenzione e lo studio del verde. Per l’ambiente, la qualità dell’aria e, di conseguenza, per la nostra salute.

Ilaria Cicconi

 

Allergie: asma bronchiale ed amianto – Avv. Ezio Bonanni

Sulle allergie da polline si innesca anche l’esposizione ad amianto. Infatti, nei soggetti allergici, l’esposizione ad amianto moltiplica lo stato infiammatorio, e quindi, aggrava le stesse manifestazioni di allergia come per esempio l’asma.

Il Tribunale di Velletri, in funzione di Giudice del Lavoro, ha accolto le tesi dell’avv. Ezio Bonanni sul sinergismo tra allergia ai pollini ed esposizione ad amianto. Il CTU infatti, ha ritenuto che vi fosse tale sinergia e il Tribunale ha ritenuto che dette conclusioni  fossero “congruamente motivate alla stregua degli accertamenti effettuati che sono esaurienti e condotti con criteri tecnici adeguati”.

Quindi in quel caso, l’INAIL ha dovuto riconoscere la rendita in favore del lavoratore esposto ad amianto. Il danno biologico quantificato è stato pari al 28%, per l’asma bronchiale provocato da allergia e infiammazione da fibre di amianto.

Per tale motivo, l’INAIL ha dovuto versare al  lavoratore anche i ratei arretrati della rendita INAIL a partire dal 1 novembre del 2010. Infatti, nella sentenza si legge che i ratei sono dovuti: “dal primo giorno del mese successivo alla data della domanda amministrativa volta a ottenere la revisione di rendita (30 settembre 2010), data in cui già coesistevano entrambe le affezioni riscontrate”.

Allergie da polline, amianto e sorveglianza sanitaria

Per tali motivi, l’ONA ha sollecitato l’istituzione della sorveglianza sanitaria che tenga conto delle allergie e del sinergismo tra l’esposizione ad amianto ed allergie da polline. In più, in questi casi deve essere evitata l’esposizione alle fibre di asbesto. Tutti i minerali di asbesto sono infatti causa di infiammazione, e quindi moltiplicano gli effetti delle allergie. 

In più, nel caso in cui ci fosse un aggravamento, ovvero danno biologico per malattie allergiche, in lavoratori dell’amianto, ovvero esposti ad altri patogeni lavorativi, vi è il diritto all’indennizzo INAIL. Questo indennizzo è per il solo danno biologico a partire dal 6%, e con rendita mensile, nel caso in cui ci sia un danno biologico dal 16%.

Inoltre, questi lavoratori vittime hanno diritto anche al risarcimento del danno differenziale. Il principio, infatti, è quello del risarcimento integrale di tutti i danni. Naturalmente, il principio voluto dall’ONA è quello della prevenzione primaria, che presuppone il principio di precauzione. Quindi si traduce nella massima tutela della salute da ogni rischio.

Chi è allergico ed in particolare ai pollini, deve essere tutelato in particolare dalle polveri da amianto, polveri sottili e di altre sostanze che provocano azioni infiammatorie. L’ONA oltre ad insistere con INAIL per l’aggiornamento delle tabelle, tutela queste vittime con il servizio di assistenza.

Tutte le vittime possono quindi chiedere assistenza medica e tutela legale all’Osservatorio Nazionale Amianto attraverso lo sportello telematico.

 

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