Le allergie alimentari colpiscono milioni di bambini in tutto il mondo. Un nuovo approccio terapeutico, basato sull’uso di Omalizumab, un anticorpo monoclonale già impiegato contro l’asma, offre una speranza di vivere una vita più libera da limitazioni dietetiche. Uno studio osservazionale condotto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma evidenzia come questo farmaco possa aprire una “terza via” nel trattamento
Allergie alimentari: comprendere la natura del disturbo
Le allergie alimentari sono una risposta anomala e iperattiva del sistema immunitario che identifica erroneamente alcune proteine presenti negli alimenti come pericolose. Nei pazienti allergici, l’organismo sviluppa anticorpi specifici, chiamati immunoglobuline E (IgE), che si legano alle proteine percepite come nocive. Quando il paziente ingerisce o entra in contatto con questi alimenti, il rilascio di istamina e altre sostanze provoca reazioni allergiche che possono manifestarsi in forme diverse, dai sintomi cutanei come orticaria e gonfiore, a quelli gastrointestinali (vomito, diarrea) e respiratori (asma, difficoltà respiratorie), fino a raggiungere in alcuni casi lo shock anafilattico, una condizione potenzialmente fatale.
Esse si sviluppano frequentemente nei primi anni di vita e i bambini affetti sono spesso colpiti anche da altre malattie allergiche, come la dermatite atopica, la rinite allergica e l’asma. La severità di queste reazioni, combinate con l’incertezza sul rischio di esposizione accidentale, genera un carico emotivo e pratico non indifferente sia per i bambini sia per le loro famiglie, imponendo un controllo costante sui cibi consumati e sugli ingredienti.
Le opzioni tradizionali: evitamento e desensibilizzazione
Fino a poco tempo fa, le opzioni terapeutiche per le allergie alimentari si limitavano a due strategie principali: l’evitamento dell’alimento e la desensibilizzazione. La prima consisteva nell’astensione rigorosa dal consumo dei cibi allergenici, evitando ogni forma di contatto e leggendo attentamente le etichette per scongiurare contaminazioni.
La desensibilizzazione, d’altra parte, è un approccio volto a ridurre la sensibilità del paziente attraverso l’introduzione controllata e progressiva dell’alimento allergenico. Questo processo avviene sotto supervisione medica e prevede dosi graduali di cibo contenente l’allergene per indurre una tolleranza, o almeno un aumento della soglia di reazione. Tuttavia, questa strategia non sempre è possibile o efficace per tutti i pazienti. Oggi però arriva una novità.
La terza via: terapia farmacologica con omalizumab
Omalizumab rappresenta una svolta significativa nel trattamento delle allergie alimentari. Questo anticorpo monoclonale agisce legandosi alle IgE presenti nel corpo, impedendo loro di attivare la reazione allergica. In questo modo, il sistema immunitario diventa meno reattivo agli allergeni alimentari. Già in uso per l’asma, l’Omalizumab è stato approvato all’inizio del 2024 dalla FDA come primo farmaco per il trattamento delle allergie alimentari, anche se si raccomanda ancora l’evitamento dell’alimento specifico.
Ma vediamo cosa dice la recente ricerca italiana, che ha per l’appunto utilizzato l’anticorpo monoclonale.
Lo studio del Bambino Gesù sulle allergie
La ricerca osservazionale condotta all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha coinvolto 65 bambini con diagnosi di asma e allergia alimentare. Il trattamento a base Omalizumab è stato somministrato per un periodo di 12 mesi, durante il quale i ricercatori hanno monitorato l’efficacia e la sicurezza del farmaco nel permettere ai bambini di reintrodurre nella loro dieta gli alimenti precedentemente evitati.
I risultati hanno mostrato un miglioramento significativo nella tolleranza alimentare.
La terapia ha aumentato di 250 volte la soglia di reazione per il latte e la nocciola, di 170 volte per l’uovo e di 55 volte per l’arachide. Questa protezione ha permesso all’88% dei partecipanti di reintrodurre almeno alcuni alimenti nella propria dieta, e al 61,5% di loro di adottare una dieta completamente libera, senza limitazioni.
Uno degli aspetti più rilevanti del trattamento è stato il drastico calo delle reazioni anafilattiche, passate da 98 nel periodo precedente la somministrazione a solo 8 durante il trattamento. Questo risultato sottolinea non solo l’efficacia del farmaco nel proteggere dalle reazioni allergiche, ma anche il potenziale di migliorare la qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie, spesso vincolati da regole ferree e da un costante stato di vigilanza.
La qualità della vita: un cambiamento profondo
Secondo la dott.ssa Stefania Arasi, allergologa e prima autrice dello studio, «il trattamento farmacologico ha permesso ai bambini di smettere di osservare l’etichettatura precauzionale degli alimenti, una pratica che limita di molto le scelte e la libertà dei pazienti allergici». Il prof. Alessandro Fiocchi, responsabile dell’unità di Allergologia del Bambino Gesù e coordinatore della ricerca, ha aggiunto che «lo studio documenta come i genitori e i pazienti si rilassino; il loro indice di qualità della vita si normalizza, non essendo più costantemente preoccupati di mangiare qualcosa di sbagliato».
La libertà di poter scegliere e consumare cibi senza ansia rappresenta un miglioramento significativo della qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie, spesso limitati non solo nella dieta, ma anche nella vita sociale. L’Omalizumab, in questo contesto, non solo riduce il rischio fisico di reazioni, ma allevia anche lo stress psicologico che accompagna le allergie alimentari.
Futuri sviluppi
Nonostante i risultati promettenti, gli studiosi sottolineano l’importanza di replicare questi dati in studi prospettici per confermare l’efficacia del trattamento su scala più ampia e a lungo termine. Se confermato, l’Omalizumab potrebbe rivoluzionare la gestione delle allergie alimentari, rendendo meno necessarie le rigide limitazioni dietetiche e migliorando significativamente la qualità della vita dei bambini allergici.
Questa terapia rappresenta un’opportunità per far sì che i bambini allergici possano vivere con maggiore serenità, riscoprendo il piacere e la libertà del cibo senza il timore costante di pericolose reazioni.