Da anni mi batto in prima linea per la tutela dei militari e civili esposti all’amianto. La mia attività legale, giudiziaria e istituzionale nasce da un’urgenza morale e giuridica: dare voce e giustizia a chi ha servito lo Stato e oggi paga il prezzo con la salute e, troppo spesso, con la vita.
Attraverso numerose cause legali e pronunce giurisprudenziali, ho ottenuto il riconoscimento del nesso causale tra esposizione ad amianto e gravi patologie, come il mesotelioma pleurico, tra Carabinieri, militari dell’Esercito, Aeronautica e Marina.
Ne parlo in queste interviste su ONA News con il giornalista Luigi Abbate.
L’esposizione ignorata all’amianto e il sacrificio silenzioso
Dai motoristi ai mortaisti, dai tecnici della manutenzione agli operatori di arsenale, tanti uomini e donne sono stati esposti quotidianamente alla fibra killer. In Aeronautica, ad esempio, l’amianto era presente nei freni degli aerei, nelle guarnizioni e nelle coibentazioni.
Nella Marina Militare, l’amianto era largamente impiegato a bordo di navi così come negli arsenali e nelle coibentazioni termiche. Alcuni hanno contratto mesotelioma, asbestosi, tumori polmonari e altre gravi patologie legate all’esposizione.
Dotazioni moderne e reparti speciali: lo Stato deve reagire
I Carabinieri, così come altri corpi, spesso si trovano a operare in contesti estremamente pericolosi, con dotazioni obsolete rispetto alla criminalità organizzata.
Ho proposto – anche tramite l’ONA – che tutte le auto in dotazione ai Carabinieri siano blindate, e che si investa in una vera modernizzazione tecnologica. Il coinvolgimento di reparti speciali, come il Battaglione San Marco e i paracadutisti della Folgore, è fondamentale per il controllo del territorio nelle aree in cui lo Stato ha perso potere effettivo.
Come ricordato anche dal Procuratore Giovanni Melillo, non possiamo permetterci di affrontare una criminalità evoluta con strumenti del passato.
Tutti uguali di fronte al sacrificio: nessuna differenza tra vittime del dovere e del terrorismo
Un’altra battaglia che porto avanti con fermezza è quella per il superamento delle discriminazioni tra vittime del dovere e del terrorismo. Oggi, gli orfani delle vittime del dovere – soprattutto se non fiscalmente a carico – ricevono meno diritti rispetto agli orfani delle vittime del terrorismo. Questa è un’ingiustizia profonda e inaccettabile.
Non ci può essere differenza tra chi cade sotto il fuoco di un criminale e chi muore in un attentato terroristico. Tutti coloro che sacrificano la vita per difendere lo Stato devono avere pari dignità, tutele e riconoscimenti.
Prevenzione, bonifica e informazione sull’amianto: una battaglia ancora aperta
L’ONA continua a battersi per la bonifica di tutti gli ambienti contaminati, per la tutela previdenziale dei malati, per il risarcimento ai familiari, e per percorsi legali chiari e uniformi tra personale civile e militare. Ancora oggi, assistiamo a differenze di trattamento che devono essere superate.
Il tempo del silenzio è finito. Non possiamo più ignorare il sacrificio delle vittime del dovere. La nostra lotta è per loro, per le loro famiglie, per il diritto alla verità e alla giustizia.