Dopo una lunga battaglia legale, sono riuscito a ottenere giustizia per un mio assistito: un ex tecnico di 82 anni, che ha prestato servizio per oltre trent’anni presso la sede di Telecom Italia a Bari. Il Tribunale del Lavoro ha riconosciuto la correlazione tra la sua malattia e l’esposizione professionale all’amianto, disponendo che l’INAIL gli corrisponda una rendita mensile.
Il lavoratore, oggi anziano, ha svolto attività di coordinamento tecnico e collaudo della rete telefonica per 31 anni in una sede situata a pochi metri dall’ex stabilimento Fibronit, noto per la produzione di materiali in cemento-amianto. Nel corso del suo impiego, ha utilizzato anche teli ignifughi contenenti crisotilo forniti direttamente dall’azienda per le saldature quotidiane.
La diagnosi giunta solo in tarda età
Ha evidenziato la presenza di placche pleuriche calcifiche bilaterali, patologie strettamente connesse all’inalazione di fibre di amianto.
Nel 2020, l’INAIL aveva inizialmente respinto la richiesta di riconoscimento. Dopo quel rifiuto, il mio assistito si è rivolto a me, in qualità di legale e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Ho assunto la difesa in giudizio con l’obiettivo di far emergere la verità.
E’ importante andare avanti senza mai arrendersi
Questa sentenza è l’ennesima conferma di quanto l’amianto abbia devastato la vita di migliaia di lavoratori. Rappresenta una pietra miliare nella lotta per i diritti delle vittime dell’amianto. Un caso che dimostra come l’esposizione professionale sia stata per anni sottovalutata, quando non del tutto ignorata.
Ma non è certo finita qui
Ora procederemo per ottenere anche il risarcimento dei danni e la maggiorazione della pensione INPS spettante per legge.
L’amianto è una ferita ancora aperta nella storia del lavoro italiano. Continueremo a denunciare, assistere, e soprattutto a chiedere giustizia per tutte le vittime. È tempo che venga riconosciuta pienamente la responsabilità collettiva e istituzionale di questa tragedia silenziosa. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di sicurezza, ma anche a verità, dignità e risarcimento.
Ogni riconoscimento è un passo avanti per tutte le vittime dell’amianto e per un sistema che deve imparare a non voltarsi più dall’altra parte.
