Ambliopia: quando l’“occhio pigro” ruba la vista ai bambini

L’ambliopia, comunemente conosciuta come “occhio pigro”, è una patologia oculare silenziosa ma insidiosa che colpisce milioni di bambini nel mondo. Si tratta di una condizione in cui uno dei due occhi, nonostante l’uso di occhiali o lenti a contatto, non riesce a sviluppare una visione ottimale. Il cervello, ricevendo immagini nitide dall’occhio sano, tende a ignorare il segnale visivo proveniente dall’occhio “più debole”, causando un progressivo peggioramento della capacità visiva. Ogni anno, in Italia, circa 15mila bambini rischiano di sviluppare questa patologia, che se non trattata tempestivamente diventa irreversibile.

Questa problematica, che interessa dal 2% al 5% della popolazione pediatrica nei Paesi industrializzati, è stata al centro della sessione “Guida pratica alla gestione dell’ambliopia” durante il 15° Congresso Nazionale AIMO, che si è svolto al Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma. Il professor Luca Buzzonetti, esperto dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha fornito un quadro dettagliato della patologia, delle sue cause e delle strategie per prevenirla e curarla efficacemente

Cos’è l’ambliopia?

Circa 15mila bambini rischiano di sviluppare il cosiddetto “occhio pigro”

L’ambliopia si manifesta quando tra i due occhi esiste uno scarto visivo significativo, solitamente di almeno due decimi. Questa differenza induce il cervello a privilegiare l’occhio dominante, lasciando l’altro in uno stato di “pigrizia visiva”. Se non diagnosticata e trattata in tempo, la condizione si consolida entro gli 8 anni di età, rendendo impossibile un recupero successivo.

«L’ambliopia è una condizione che deve essere affrontata precocemente», ha spiegato il professor Buzzonetti. «Lo screening visivo regolare è essenziale e dovrebbe iniziare già a 3 anni, con controlli biennali in assenza di problematiche evidenti».

Quanti bambini ne sono colpiti?

Secondo i dati ISTAT del 2019, in Italia nascono ogni anno circa 15mila bambini che potrebbero sviluppare l’ambliopia, se non sottoposti a controlli e interventi tempestivi. Nei Paesi industrializzati, la patologia colpisce 1 bambino su 30. Il che, la rende una delle problematiche oculistiche più diffuse in età pediatrica. Tuttavia, la diagnosi tardiva resta un problema frequente, con un impatto diretto sulle possibilità di recupero.

Le origini dell’ambliopia: uno sguardo approfondito

Le cause che portano all’insorgenza della patologia possono essere molteplici, spesso derivano da condizioni che alterano la normale stimolazione visiva nei primi anni di vita.

Tra le origini più frequenti vi sono difetti congeniti, come la cataratta infantile, una condizione in cui il cristallino, normalmente trasparente, appare opacizzato sin dalla nascita, impedendo alla luce di raggiungere la retina. Un’altra causa congenita rilevante è il glaucoma, una malattia caratterizzata da un aumento della pressione intraoculare che danneggia il nervo ottico e compromette la visione. Entrambe queste condizioni richiedono interventi precoci per evitare danni permanenti alla vista.

Un altro fattore determinante è rappresentato dai difetti refrattivi non corretti, come l’astigmatismo o la miopia significativa. Quando uno dei due occhi presenta un difetto refrattivo maggiore rispetto all’altro, il cervello tende a privilegiare l’occhio che fornisce immagini più nitide, trascurando l’altro. Questo comportamento porta alla progressiva “disconnessione” funzionale dell’occhio meno performante, rendendolo ambliope. Questa situazione può passare inosservata per anni se non viene diagnosticata tempestivamente, soprattutto perché i bambini non sempre segnalano difficoltà visive.

Una delle cause più comuni e conosciute è lo strabismo, una condizione in cui gli occhi non sono perfettamente allineati. In presenza di strabismo, il cervello riceve due immagini diverse dai due occhi e, per evitare confusione visiva o visione doppia, tende a ignorare le informazioni provenienti dall’occhio deviato. Questo comportamento, se non corretto, porta a un sottosviluppo della capacità visiva in quell’occhio. Altre patologie, come le opacità corneali o vitreali che ostacolano la trasparenza dei mezzi oculari, possono contribuire all’insorgenza dell’ambliopia bloccando il normale passaggio della luce.

«La causa più frequente», ha sottolineato Buzzonetti, «è proprio un vizio di vista differente tra i due occhi. In questi casi, è essenziale intervenire rapidamente per evitare che l’occhio ‘peggiore’ venga escluso dal processo visivo».

Sintomi e diagnosi: il ruolo dell’osservazione

L’ambliopia si manifesta spesso in modo silenzioso. Cosa che rende difficile per i genitori o i caregiver accorgersi del problema senza una specifica attenzione. Nonostante ciò, alcuni segnali possono suggerire la presenza di questa condizione. Tra questi, la difficoltà nel seguire oggetti con uno dei due occhi, l’inclinazione della testa o la tendenza a chiudere un occhio durante la visione sono comportamenti che meritano attenzione. Anche lo strabismo evidente, un mancato allineamento degli occhi, rappresenta un campanello d’allarme per possibili problemi visivi sottostanti.

La diagnosi richiede uno screening visivo accurato da parte di un oculista pediatrico o di un optometrista esperto. Il percorso diagnostico comprende la valutazione della capacità visiva di entrambi gli occhi, per determinare eventuali differenze significative. La misurazione della refrazione è fondamentale per identificare difetti visivi come miopia, ipermetropia o astigmatismo, mentre l’esame dei movimenti oculari consente di individuare eventuali anomalie, come lo strabismo o altri disturbi del controllo motorio degli occhi.

L’importanza della diagnosi precoce: un passo decisivo verso la prevenzione

In questo contesto, la diagnosi precoce è essenziale per prevenire danni permanenti alla vista. Nei primi anni di vita, il sistema visivo è ancora in fase di sviluppo e risulta particolarmente reattivo ai trattamenti. Gli esperti sottolineano l’importanza di sottoporre tutti i bambini a controlli regolari sin dalla tenera età, indipendentemente dalla presenza di sintomi evidenti.

«Ogni bambino dovrebbe essere monitorato attentamente, specialmente nei primi anni di vita», ha dichiarato il dottor Buzzonetti. «Una diagnosi tempestiva permette di intervenire quando il sistema visivo è ancora plastico e può essere rieducato con successo».

L’importanza dell’intervento precoce e i trattamenti disponibili

Intervenire precocemente nell’ambliopia rappresenta la chiave per un trattamento efficace. La correzione tempestiva dei difetti visivi consente di stimolare adeguatamente il sistema visivo in fase di sviluppo, prevenendo conseguenze irreversibili. Tra le strategie più utilizzate, la correzione ottica gioca un ruolo primario: la prescrizione di occhiali o lenti a contatto è il primo passo per compensare i difetti refrattivi e riequilibrare la visione tra i due occhi.

La terapia occlusiva, comunemente nota come bendaggio, è un altro approccio consolidato. Questo metodo prevede il coprire temporaneamente l’occhio sano, obbligando così l’occhio pigro a lavorare e migliorare le proprie capacità. Il bendaggio deve essere adattato all’età del bambino e alla gravità della condizione. Un ulteriore supporto viene offerto dagli esercizi visivi, progettati per stimolare l’occhio ambliope in maniera mirata. Attraverso giochi interattivi e attività specifiche, il bambino può allenare la propria vista in un contesto ludico, riducendo lo stress legato al trattamento. Questi esercizi si rivelano particolarmente utili per migliorare la coordinazione occhio-mano e il controllo visivo, favorendo una riabilitazione più completa.

L’Impegno dei genitori: una collaborazione fondamentale

Il ruolo dei genitori è di primaria importanza nel percorso di cura del bambino. Applicare il bendaggio e assicurarsi che il bambino segua le indicazioni terapeutiche richiede dedizione, soprattutto quando il piccolo non comprende l’importanza del trattamento.

«È un impegno spesso faticoso, ma che vale il risultato», ha dichiarato Buzzonetti. «Permettere al proprio figlio di sviluppare una buona capacità visiva è come regalargli un tesoro per tutta la vita».

Prevenzione è meglio che curare

Prevenire l’ambliopia significa investire sulla salute visiva dei più piccoli. Gli esperti concordano sull’importanza di campagne di sensibilizzazione e sull’implementazione di screening visivi su scala nazionale.

La ricerca medica continua a migliorare le opzioni di trattamento, ma la chiave resta una diagnosi precoce e un intervento tempestivo. «La vista è un dono prezioso», ha concluso Buzzonetti, «e spetta a noi garantirne la tutela fin dai primi anni di vita».

Con questi strumenti e l’impegno congiunto di genitori e specialisti, è possibile trasformare una potenziale disabilità in una storia di successo.

Autore: Simona Mazza Certelli