Eternit, 392 le vittime dell’amianto che si lavorava nell’azienda di Casale Monferrato
La Corte d’Assise di Novara ha condannato l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato e per la violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Aveva gestito lui lo stabilimento Eternit di Casale Monferrato dal 1976 al 1986, anno in cui venne chiuso. Ma le vittime dell’amianto che si lavorava all’interno dell’Eternit sono 392. “Morti che non torneranno– dichiarano i familiari delle vittime dopo la sentenza– Né vincitori né vinti
La procura aveva chiesto l’ergastolo per Schmidheiny
Il processo, iniziato nel 2009, sembrava senza fine. Condannato nel 2012 dal Tribunale di Torino a 16 anni di carcere insieme al barone Louis de Cartier, entrambi imputati per disastro ambientale e omissione volontaria della cautela per coloro che lavoravano negli stabilimenti. Confermata la condanna per Schmidheiny nel 2012 a 18 anni. Il barone era morto poco prima. Ma nel 2014 il processo finì in prescrizione. La Corte di Cassazione annullò la condanna in primo e secondo grado dell’imprenditore.
La sentenza del processo Eternit bis
Ora, il 7 giugno 2023 finalmente la condanna a 12 anni di reclusione e anche l’interazione per 5 anni dai pubblici uffici. La Corte ha fissato una provvisionale di circa 100 milioni di euro per le parti civili. 50 milioni di euro per il comune di Casale Monferrato e 30 milioni per la presidenza del Consiglio dei ministri. Provvisionali disposte anche per i parenti delle vittime: da 20mila e fino a 300mila euro in alcuni casi.
“Finalmente un nome alla tragedia di Casale Monferrato – ha dichiarato il PM Gianfranco Colace dopo la lettura della sentenza. “Finalmente un giudice ha dato un nome e un cognome alla tragedia. Ora sappiamo che il responsabile è l’imputato che noi avevamo tratto a giudizio. Siamo soddisfatti del nostro lavoro, avevamo portato una mole imponente di prove, siamo convinti che i criteri che la suprema corte con il caso Thyssen aveva dettato per distinguere tra il dolo eventuale e la colpa cosciente ricorressero in questo caso”.
Secondo il PM la strage non è ancora finita perché ogni anno si ammalano a Casale Monferrato 50 persone. “Leggeremo attentamente le motivazioni e valuteremo se fare appello perché credo sia un caso che meriti di essere ulteriormente vagliato. A Casale Monferrato non ancora finita né dal punto di vista sanitario né da quello giudiziario” ha aggiunto.
La sentenza è arrivata dopo sette ore di camera di consiglio. I Pubblici ministeri, Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto l’ergastolo per Stefan Schmidheiny. La difesa aveva chiesto l’assoluzione.
Il sindaco dopo la sentenza del processo Eternit bis
“La comunità dopo anni continua a soffrire – “Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny è comparsa la parola colpevole. Egli è quindi riconosciuto oggi come criminale colpevole di omicidio colposo aggravato ed è stato condannato a risarcire lo Stato, la città di Casale Monferrato, le organizzazioni sindacali, le associazioni e le famiglie delle vittime” afferma Federico Riboldi, il sindaco di Casale Monferrato. “Sicuramente – prosegue Riboldi – la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa appieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire. Questo a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute”.
La dichiarazione del presidente di Legambiente
“Finalmente il responsabile della strage silenziosa consumatasi per decenni a Casale Monferrato ha ufficialmente un nome e cognome – dichiarano Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, e Vittorio Giordano, Presidente del Circolo Legambiente “Verdeblu” di Casal M.to. “La sentenza restituisce al territorio casalese, e all’Italia tutta, un rinnovato senso di giustizia dal quale ripartire con maggior serenità per completare il percorso di bonifica e cura di un territorio che ancora sta facendo i conti con gli effetti nefasti dell’inquinamento da amianto e dove ogni anno ancora si ammalano oltre 50 persone”.