Come diagnosticare un deficit dell’erezione e un’impotenza psicologica
Intervista alla Professoressa Chiara Simonelli, sessuologa e insegnante presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università “Sapienza”. Membro fondatore dell’Istituto di Sessuologia Clinica
La disfunzione erettile, o “impotenza” consiste nell’incapacità di raggiungere, o mantenere, un’erezione sufficiente a consentire un rapporto sessuale soddisfacente. È un disturbo molto comune, soprattutto negli uomini dopo i 40 anni ma può presentarsi anche in persone molto giovani.
In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il 13% (circa 1 maschio adulto su 8) della popolazione maschile ha questo problema. Può essere determinato da fattori fisici come malattie cardiache, neuropatie, disfunzioni ormonali, farmaci, pressione alta, diabete, fumo e alcol.
Per capire se il disturbo è causato da motivazioni psicologiche è necessario escludere le cause organiche. Secondo il DSM V la disfunzione erettile rientra nella categoria dei disturbi sessuali se soddisfa determinati criteri: la presenza di sintomi deve essere protratta per almeno sei mesi e deve presentarsi nel 75% degli episodi sessuali. Questo perché non viene considerato un problema psicologico se è di tipo transitorio o situazionale.
L’impotenza: analisi psicologica del disturbo
Per analizzare la problematica dal punto di vista psicologico è necessario sottoporre il soggetto a una valutazione accurata in modo da capire quale sia il disagio che possa averlo provocato. Secondo la terapia della Gestalt quando si lavora con pazienti che presentano difficoltà di tipo sessuale bisogna analizzare il livello diacronico cioè l’esperienza del paziente nel tempo (legate alla sua sfera dello sviluppo relazionale, dell’attaccamento) e quello sincronico (quello del disagio attuale e il contesto in cui è emerso).
Un fattore importante per poter esplorare questo tipo di patologia e analizzare il problema nel profondo è cercare di capire quali sono le credenze del paziente, se la sessualità, in qualche modo è legata ad aspetti morali, etici religiosi, credenze personali o preconcetti. Può essere utile e risolutorio rivolgersi a un sessuologo o uno psicoterapeuta che possa mettere a proprio agio il paziente nell’affrontare un dialogo così intimo e delicato senza pregiudizi o preconcetti. In modo da potersi aprire e affidare senza colpevolizzarsi e giudicarsi. Il compito dell’analista è quello di ascoltare e portare la persona a relazionarsi con la sua parte più “intima” per aiutarla a comprendere e la sofferenza, il disagio, il trauma o il vissuto che lo hanno portato a questo. Il paziente potrà esplorare la sua sessualità e capire quali ferite lo hanno portato ad avere un rapporto disfunzionale con il sesso.
Dal punto di vista psicoanalitico Freud sottolinea l’influenza delle esperienze infantili in rapporto al genitore di sesso opposto attraverso il complesso di Edipo e, quindi, alla strutturazione della sfera erotica successiva.
Si distinguono, in questo ambito:
A)un’impotenza erettiva ( che non consente di raggiungere o mantenere l’erezione
B)un’impotenza eiaculatoria ( no riuscire a espellere il liquido seminale)
C)un’impotenza orgasmica (il non riuscire a raggiungere un orgasmo soddisfacente)
E. Bergler ha ricondotto:
1)l’impotenza erettiva a meccanismi fallici derivati da un attaccamento non risolto con la madre: il soggetto resta inibito dalla paura della castrazione e rimuove il desiderio sessuale verso la madre che, in seguito, si riattiva nei confronti di tutte le donne
2) l’impotenza eiaculatoria a meccanismi ossessivi che collegano la sessualità a tutto ciò che è sporco e sudicio
3) l’impotenza orgasmica a meccanismi orali in base alla correlazione tra il latte materno e il liquido seminale
La difficoltà maschile ad affrontare un deficit dell’erezione o un’impotenza
È difficile per un uomo esternare un disagio legato alla sfera sessuale. Il pene è sempre stato visto dal sesso maschile come simbolo di mascolinità e, quindi, di forza. Purtroppo, ancora oggi se un uomo inizia ad avere disturbi di tipo fisico o psicologico è restio a recarsi da un andrologo, urologo o, se necessario sessuologo. Spesso sono proprio le mogli a prenotare, aiutare e sostenere i compagni che soffrono di un disturbo simile.
Eppure, la donna periodicamente si reca dal ginecologo per controlli ordinari come il pap test, la mammografia e la prevenzione. Cosa che anche gli uomini dovrebbero fare. Invece, quando si presenta il disturbo hanno difficoltà a parlarne con chiunque e se si recano da un andrologo per curare una patologia fisica il percorso è più semplice ma se il problema è psicologico “la cosiddetta ansia da prestazione, impotenza ecc.… la situazione si fa più complessa. Ne parleremo con la professoressa Chiara Simonelli, sessuologa, psicologa, psicoterapeuta. Titolare e docente dal 1993 del primo insegnamento di Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università “Sapienza” di Roma. Membro fondatore dell’Istituto di Sessuologia Clinica e della Società Italiana di Sessuologia Scientifica
Professoressa perché spesso gli uomini hanno difficoltà a rivolgersi a uno specialista e ad ammettere di avere un problema di impotenza?
«Per gli uomini non c’è la consuetudine di rivolgersi a un esperto. L’andrologia riunisce in sé diverse specialità: l’urologia, l’endocrinologia.
La difficoltà dipende da una serie di motivi: il primo è che gli uomini provano disagio nel chiedere aiuto per una problematica come la sessualità che è fondante per l’identità maschile. Lavoro con gli andrologi da tempo immemore e uno dei primi libri che ho scritto si chiama Andrologia. Sono anni che lottiamo perché anche gli uomini abbiano la possibilità di esprimersi e di esternare un disagio di questo tipo. Si decide insieme all’urologo cosa fare in seguito ad una visita per capire se il problema è fisico, psicologico o misto».
Perché l’uomo ha un disagio maggiore rispetto a una donna nel recarsi da uno specialista?
«Il paziente comunemente parla di impotenza mentre tra noi specialisti si parla di deficit dell’erezione. La difficoltà dell’uomo nel recarsi da un urologo e ammettere di avere un problema deriva dalla “competizione” con gli altri maschi. Sente di non essere all’altezza. Il problema dell’uomo sta nella propria identità, nella “potenza” intesa, soprattutto, sessualmente. Se è “perdente” da quel punto di vista è insopportabile. Una ferita che brucia. Se una donna preme troppo per convincere il compagno a curarsi a volte, questo, può avere una reazione aggressiva».
Le coppie si recano da lei per esternare questo tipo di disagio?
«In buona percentuale la compagna può fare pressione all’uomo per rivolgersi agli specialisti perché l’uomo tende a nascondere la testa sotto la sabbia con frasi tipo “lasciamo perdere”, “si risolverà da solo”, “dopo”».
Se il problema è psicologico preferiscono privarsi del piacere sessuale piuttosto che recarsi da uno specialista?
«Alcuni si sentono persi e pensano di potersi curare solo con pasticche come il viagra e altre. C’è un grande consumo, spesso illegale, di questi farmaci anche nei giovani che fanno dei veri e propri cocktail con alcol per disinibirsi e si abituano ad una sessualità dopata. Tanto da produrre, successivamente, danni molto pesanti e difficoltà ad avere una sessualità soddisfacente fuori dalle sostanze. I giovani fanno uso di queste sostanze per potenziare le loro prestazioni sessuali».
Ci sono uomini che iniziano ad avere problemi sessuali in seguito a un trauma. Quali possono essere le altre motivazioni?
«Il trauma illustra molto bene il meccanismo psicologico. Per esempio, un uomo che è stato lasciato o tradito si sente frustrato e decodifica l’avvenimento proprio in questi termini “sono stato lasciato, tradito perché l’altro sa fare meglio l’amore”. Così come molti uomini sono convinti di avere un pene piccolo quando invece le misure rientrano nella media».
Sarebbe un problema anche l’inverso avere un pene troppo grande?
«È ancora più problematico avere un pene troppo grande ma di questo gli uomini non se ne preoccupano e questo è interessante dal punto di vista psicologico. Mentre ho avuto pazienti con dimensioni normali che non andavano a calcetto per non farsi la doccia dopo la partita a causa della paura di mostrare un “pene piccolo” secondo loro. Anche ragazzi molto giovani. Spesso c’è un’autostima sessuale molto bassa che nel caso maschile coincide con la propria identità. Sono uomini molto insicuri anche se all’apparenza non sembrerebbe. Uomini di successo, di potere e prestigio possono avere un problema di personalità e di vissuto».
Quali sono gli strumenti per diagnosticare se il disturbo è fisico o psicologico?
«Abbiamo una serie di strumenti diagnostici nel nostro Istituto di Sessuologia Clinica. L’andrologo di riferimento è formato anche in sessuologia e valutiamo se l’origine di un problema (come il deficit dell’erezione) può essere misto. Ci può essere anche un substrato organico, magari accennato ma che può avere scatenato una reazione particolare. Intanto va distinto quello che è un deficit dell’erezione primario cioè del ragazzo che ha un problema da subito nella sessualità e perdura nel tempo oppure può insorgere dopo un normale periodo di funzionamento in seguito a un trauma. Dopo aver fatto gli accertamenti di primo e secondo livello riusciamo a capire (perché ci sono personalità predisposte, insicure, nel confronto con gli altri maschi o che hanno avuto esperienze traumatiche anche se non dobbiamo sempre cercare un trauma) la base. Ci sono vari fattori predisponenti e precipitanti».
I ricercatori hanno capito che il desiderio non si può valutare dall’erezione. È ciò che distingue gli esseri umani dagli animali. Si può fare l’amore tutti i giorni o non farlo mai
«Dipende tutto dalla mente. Sono pochissimi gli uomini che hanno un testosterone basso e di conseguenza un desiderio sessuale minore(ipogonadismo). In questi casi basta ripristinare il livello di testosterone.
Gli altri hanno altri problemi psicologici che possono gravare sull’erezione».
Le cause psicologiche possono essere di tipo diverso
«Noi cerchiamo di capire, con l’aiuto dei vari collaboratori, qual è la causa. A volte noi abbiamo scoperto che il deficit è situazionale “con quella donna lì” e vale questo come l’esatto opposto. Per esempio, un uomo che incontra una giovane donna sul lavoro che è molto interessata a lui e disponibile si ritrova a letto e fa “cilecca”. Da un punto di vista della consapevolezza lui vorrebbe procedere, dall’altra ha remore perché gli sembra di rompere un patto rispetto alla moglie, alla famiglia o per un’educazione rigida che non concepisce un tradimento. Può avere anche paura di essere travolto dalla passione. Questo lo si può scoprire solo parlando. È vero anche il contrario cioè ci sono alcuni uomini che non riescono più ad avere rapporti sessuali con la compagna di sempre mentre riescono ad averne con una prostituta o una “donna di passaggio”».
Può un uomo stancarsi e tradire la propria compagna solo per “cambiare”?
«Spesso per alcuni uomini è un sollievo trovarsi in situazioni in cui c’è un disimpegno (come con una prostituta). Sono uomini completamente disinteressati a uno scambio più profondo. Hanno voglia di libertà ma anche lì non se ne assumono la responsabilità fino in fondo (non si separano dalla moglie) e magari hanno degli script cioè dei punti di riferimento mentali, delle idee molto razionali tipo quella è la madre dei miei figli devo mantenere il mio matrimonio anche se non mi soddisfa sessualmente».
Ci sono ancora stereotipi di genere uomini che pensano “io sono un uomo e posso tradire mentre se succede ad una donna è una prostituta”?
«Sì, purtroppo ci sono ancora stereotipi di genere sono durissimi a morire e lo vediamo in tante situazioni estreme dai femminicidi, per esempio, che la dicono lunga sul fatto del potere».
La cura dell’impotenza può essere accompagnata da una terapia farmacologica?
«Noi abbiamo un modello integrato per cui utilizziamo anche i farmaci nei casi psicogeni perché sono molto potenti se ben accompagnati e gestiti a livello terapeutico. Mentre, può accadere che il medico li prescriva immediatamente. Invece bisogna capire una serie di cose e spiegare al paziente come funzionano. Sono venuti da me uomini con in tasca la ricetta del viagra ma non erano andati ad acquistarlo perché avevano paura che potesse fare male. Quindi il medico non aveva avuto il tempo e la voglia per spiegargli come funzionano. Immaginiamo un ragazzo di vent’anni che ha avuto il primo tentativo a sedici anni ed è andato malissimo (non ha avuto l’erezione). Si è depresso e ha fatto finta di aver avuto rapporti quando parlava con gli amici, quindi, ha sempre occultato la faccenda. Dopo un periodo di elaborazione della situazione si può utilizzare un farmaco come il viagra. Quindi come uno strumento per aprire una porta in collaborazione con l’andrologo. Un uomo giovane torna alla vita».
Il tempo della terapia varia a seconda del soggetto?
«Rispetto alla classica psicoanalisi nei casi più semplici e se il sintomo è circoscritto e non ha lasciato ferite devastanti, se ne può uscire in pochi mesi. Ci sono persone, invece, che possono metterci più tempo. La terapia di solito si svolge una volta a settimana».
Ilaria Cicconi