Vaccini e cancro sono due ambiti della medicina che si sono intrecciati sempre più nel corso degli anni, con progressi significativi sia nella prevenzione che nel trattamento dei tumori.
In questa guida ci occupiamo prevalentemente del ruolo dei vaccini nella cura dei tumori maligni e facciamo il punto sul presente e sul possibile futuro dei vaccini nella cura del cancro.
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Vaccini e cancro: due mondi che si intrecciano
Per quanto riguarda l’uso dei vaccini nella prevenzione del cancro essi sono fondamentali nella prevenzione di alcune forme di cancro. Ad esempio, il vaccino contro il virus del papilloma umano (HPV) ha dimostrato di essere estremamente efficace nella prevenzione dell’infezione da HPV. Riduce così il rischio di sviluppare tumori correlati, come il cancro cervicale, anale, vulvare e vaginale.
Altri vaccini, come quelli contro l’epatite B, possono ridurre il rischio di sviluppare il carcinoma epatocellulare.
Vaccini per il trattamento dei tumori
Negli ultimi anni, sono stati sviluppati vaccini terapeutici che mirano a stimolare il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali già presenti nel corpo.
Questi vaccini possono essere personalizzati per il paziente, utilizzando le proprie cellule tumorali o antigeni specifici del tumore per innescare una risposta immunitaria mirata contro il cancro.
Inoltre i vaccini possono essere combinati con i farmaci immunoterapici. Gli immunoterapici, come i checkpoint inibitori e le terapie con cellule CAR-T, hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento di alcuni tipi di tumori. La combinazione con i vaccini per il cancro potenzia la risposta immunitaria contro il cancro.
La differenza tra immunoterapia e vaccini contro il cancro
Negli ultimi dieci anni, un progresso significativo nella terapia oncologica è stato l’avvento dell’immunoterapia, una strategia che ha trasformato alcune forme tumorali in condizioni croniche gestibili, estendendo notevolmente la sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro. Come già detto, sfrutta le capacità delle cellule del sistema immunitario per identificare e distruggere le cellule tumorali.
Grazie agli immunoterapici, è possibile mantenere sotto controllo la malattia per periodi più lunghi.
I vaccini terapeutici contro il cancro invece agiscono in modo più mirato, come se impegnassero il tumore in uno scontro diretto. Vengono infatti utilizzati per indurre una risposta immunitaria mirata contro un bersaglio specifico. Stimolano una risposta contro una specifica proteina (antigene tumorale) presente solo nelle cellule tumorali, e non in quelle sane. In altre parole, questi vaccini vengono progettati in base alle caratteristiche specifiche del tumore per potenziare la risposta immunitaria contro di esso.
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Limiti dei vaccini contro il cancro
Una delle principali peculiarità dei vaccini contro il cancro è la loro azione graduale nel tempo. Ci vogliono diversi mesi prima che si manifesti il loro effetto. Per questo motivo, coloro che trarrebbero maggior beneficio dai vaccini terapeutici sono coloro che hanno subito l’asportazione di un tumore o coloro che affrontano una malattia ancora in uno stadio non avanzato.
Per i pazienti in uno stadio più avanzato, è preferibile ricorrere all’immunoterapia tradizionale, che è più rapida ed efficace.
È importante anche considerare che i tumori si sviluppano in un ambiente che li protegge dagli attacchi esterni. Pertanto, è necessario adottare diverse strategie per penetrare efficacemente nel loro nucleo, utilizzando una combinazione e una sequenza di immunoterapie, chemioterapie e vaccini terapeutici. Non esiste quindi una singola strategia universale per affrontare i tumori.
Tipologie di vaccini contro il cancro: quali sono?
Come abbiamo già detto, questi vaccini sono progettati per stimolare la risposta immunitaria dell’organismo contro particolari caratteristiche tumorali che lo rendono “esterno” all’organismo, ma che spesso non sono facilmente riconosciute dalle nostre cellule immunitarie. Attraverso questa nuova tecnica, la stimolazione del sistema immunitario contro bersagli specifici può portare alla guarigione dal tumore.
I vaccini antitumorali sono classificati in base alla tecnologia utilizzata nella loro preparazione:
- Vaccini inattivati: sono creati utilizzando cellule tumorali prelevate dalla persona malata e inattivate in laboratorio prima di essere nuovamente introdotte nell’organismo. Questo processo fornisce al sistema immunitario una precisa identità tumorale. Quando vengono iniettati nel corpo, queste sostanze vengono riconosciute come estranee e il sistema immunitario sviluppa una risposta immunitaria per proteggere l’organismo e prevenire il ritorno del cancro. Anche se sono considerati sicuri, richiedono diversi richiami per garantire un’adeguata protezione immunitaria.
- Vaccini con cellule tumorali attenuate: questi vaccini consentono una risposta immunitaria più efficace rispetto ai vaccini inattivati perché le cellule tumorali sono solo parzialmente attenuate. Di conseguenza, non richiedono numerosi richiami e possono sviluppare una memoria immunologica robusta con una sola somministrazione. Tuttavia, presentano rischi maggiori rispetto ai vaccini inattivati, poiché una preparazione scorretta potrebbe compromettere la sicurezza dei pazienti.
La ricerca sui vaccini RNA messaggero contro il cancro
La ricerca sui vaccini contro il cancro si basa sull’RNA messaggero (mRNA), di cui abbiamo sentito parlare in occasione della pandemia da Covid.
La sfida consisteva nell’ndirizzare in modo preciso la molecola di mRNA verso le aree target dell’organismo.
Strand Therapeutics, un’azienda biotecnologica con sede a Boston, ha scoperto che è possibile “programmare” l’mRNA per eseguire funzioni specifiche, come l’attivazione selettiva in determinati tipi di cellule, in determinati momenti e in quantità specifiche.
Cos’è l’mRNA e come funziona?
L’mRNA è una molecola presente naturalmente in ogni cellula umana e svolge un ruolo essenziale nel trasferimento delle istruzioni genetiche necessarie per la produzione delle proteine fondamentali per il funzionamento del corpo. Le versioni sintetiche di mRNA utilizzate nei vaccini contro il Covid-19 prodotti da Pfizer e Moderna forniscono le istruzioni per la produzione di una proteina spike simile a quella del virus. Le cellule immunitarie nel muscolo del braccio riconoscono questa proteina come estranea e attivano una risposta immunitaria, producendo anticorpi per proteggere l’organismo da future infezioni.
Nell’uso dell’mRNA contro il cancro succede la stessa cosa. Le cellule tumorali, note per la loro capacità di evitare il riconoscimento da parte del sistema immunitario, possono essere indotte a produrre specifiche proteine che segnalano la presenza del tumore al sistema immunitario, per una risposta immunitaria mirata contro il cancro.
Il vaccino contro il melanoma di Moderna
Il melanoma è attualmente al centro di uno studio clinico di fase III che coinvolge il primo vaccino a mRNA progettato per combatterlo. Questo vaccino, sviluppato dalla nota azienda farmaceutica Moderna, si trova nell’ultima fase della sperimentazione, che precede un potenziale processo di approvazione da parte delle autorità regolatorie.
Questo passaggio è stato raggiunto grazie a risultati promettenti ottenuti in uno studio di fase II denominato KEYNOTE-942/mRNA-4157-P201, in cui pazienti con melanoma avanzato sono stati trattati con farmaci antitumorali da soli o in combinazione con il vaccino a mRNA (mRNA-4157 o V940).
I dati hanno dimostrato che la combinazione ha portato a un significativo miglioramento nella sopravvivenza libera da recidiva (RFS), riducendo il rischio di recidiva o morte del 49% rispetto al solo trattamento farmacologico.
Il meccanismo d’azione di questo vaccino si basa sull’utilizzo dell’mRNA per istruire il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamate neoantigeni, presenti sulle cellule tumorali. Questi neoantigeni sono prodotti da mutazioni genetiche che si verificano nelle cellule malate e non sono presenti in condizioni di salute.
Altri studi in corso per curare i tumori con i vaccini
Al di là del melanoma, attualmente ci sono studi in corso per sperimentare questi vaccini contro diversi altri tipi di tumori, tra cui quelli alla prostata, al polmone non a piccole cellule, al seno triplo negativo e al colon-retto.
Ciò offre una speranza per il futuro e suggerisce che potrebbero esserci ulteriori progressi a breve.
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