Da anni, come avvocato e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto mi batto per tutelare i diritti delle vittime. Dei cancerogeni come l’amianto e dell’inquinamento industriale, e per promuovere la prevenzione sanitaria e ambientale in tutta Italia. Ma in una città abbiamo assistito a un dato inquietante: l’aumento di tumori a Taranto. Anche a fronte di una riduzione delle attività produttive dell’ex Ilva.
La latenza e la necessità della bonifica
Le patologie legate all’esposizione a sostanze tossiche, come amianto e polveri sottili, hanno un periodo di latenza molto lungo. Oggi vediamo le conseguenze di esposizioni avvenute anni fa.
La contaminazione ambientale persiste, e continua a colpire chi vive o lavora nelle aree circostanti.
Per questo, come ONA, chiediamo con forza un piano di bonifica ambientale radicale e l’attivazione di una sorveglianza sanitaria continua per tutti i cittadini e lavoratori esposti o ex esposti. La diagnosi precoce salva la vita, e ogni ritardo in questo senso è una responsabilità che non possiamo più permetterci.
Nuove tecnologie per l’ambiente, la salute e l’industria per sconfiggere i tumori a Taranto
Un’altra grande questione riguarda la tecnologia ormai obsoleta dello stabilimento. È come se stessimo ancora usando un’automobile vecchia di 50 anni. Questo non solo crea potenzialmente danni ambientali e sanitari, ma rende anche l’intero impianto non competitivo, economicamente e industrialmente.
Lo abbiamo detto sin dal convegno ONA del 2016, al quale partecipò anche il presidente della Regione Puglia. È urgente modernizzare completamente l’impianto, abbandonando tecnologie superate come il carbone e puntando su soluzioni innovative come l’idrogeno verde. L’acciaio si può produrre in modo sostenibile: lo dimostrano i paesi del Nord Europa.
L’ambiente non è solo una questione locale
Il problema ambientale non riguarda solo Taranto. Riguarda l’Italia intera. È una questione di giustizia ambientale, sociale e sanitaria. È inaccettabile che ancora oggi si muoia per lavorare, o semplicemente per abitare in una zona contaminata.
E non possiamo dimenticare anche altre fonti di esposizione, come l’amianto utilizzato per decenni nei contesti militari o nelle vecchie unità navali. L’ONA ha raccolto centinaia di testimonianze di militari e familiari contaminati da queste sostanze pericolose, in alcuni casi anche radioattive.
Il mio impegno continua: dati, verità, azione
Come presidente dell’ONA, continuerò a portare avanti questo impegno, dentro e fuori i tribunali. A breve torneremo a Taranto con un convegno pubblico per presentare i nuovi dati epidemiologici, i risultati delle nostre azioni giudiziarie, e per chiedere – ancora una volta – verità, giustizia e bonifica.
Chi ha subito un danno ha diritto a essere ascoltato, protetto, risarcito. Ma soprattutto, abbiamo il dovere di prevenire nuovi casi, oggi e in futuro.
Taranto merita molto di più.
Invito a visionare l’intervista di Luigi Abbate sul tema per Ona News su Youtube.