Prima o poi capita a molti di percepire nel proprio campo visivo filamenti, ombre o piccoli corpuscoli che sembrano fluttuare nell’aria. Questo fenomeno, noto come miodesopsie o corpi mobili vitreali, riguarda circa il 76% della popolazione generale, con un’incidenza significativamente più alta nelle persone miopi. Nonostante la sua diffusione, le “mosche volanti” sono spesso trascurate, anche se in alcuni casi possono essere il segnale d’allarme di patologie più gravi come il distacco della retina
Che cosa sono le “mosche volanti”?

Le miodesopsie o mosche volanti, derivano da alterazioni nel corpo vitreo, una gelatina trasparente che riempie l’interno dell’occhio e ne mantiene la stabilità meccanica e la trasparenza. «Con il passare degli anni o in presenza di miopia elevata, il corpo vitreo subisce una liquefazione progressiva e può distaccarsi dalla parte posteriore dell’occhio, favorendo la comparsa di queste opacità». A spiegarlo, Stanislao Rizzo, presidente di FLORetina ICOOR e direttore del Dipartimento di Oculistica del Policlinico Gemelli di Roma.
Cause principali e fattori di rischio
Le cause di questo disturbo sono molteplici e affondano le radici in processi fisiologici, condizioni refrattive particolari e fattori ambientali. Uno dei motivi più comuni è legato al naturale processo di invecchiamento. Con il passare degli anni, il vitreo, inizialmente trasparente e uniforme, tende a perdere consistenza, frammentandosi in minuscoli aggregati di collagene che proiettano ombre sulla retina. Questo fenomeno è noto come sinchisi vitreale e rappresenta una parte inevitabile della senescenza oculare.
Le persone affette da miopia elevata sperimentano con maggiore frequenza le miodesopsie. Nei soggetti miopi, il bulbo oculare è allungato e questo determina una maggiore tensione sul vitreo, predisponendolo a un precoce deterioramento. La miopia accentuata comporta quindi un rischio significativamente più alto di alterazioni vitreali, amplificando la percezione di questi corpi mobili.
La luce blu e i traumi oculari
Un altro elemento spesso trascurato riguarda l’impatto della luce blu emessa dai dispositivi elettronici. L’uso prolungato di smartphone, tablet e computer, soprattutto senza adeguate protezioni per gli occhi, può accelerare i processi degenerativi a carico del vitreo. L’esposizione continua a queste fonti luminose, oltre a provocare affaticamento visivo, può favorire la comparsa di opacità vitreali, contribuendo così all’insorgenza o all’accentuazione delle miodesopsie.
Non bisogna inoltre sottovalutare il ruolo di traumi oculari o di interventi chirurgici, come l’asportazione della cataratta o procedure laser. Gli urti e le operazioni possono alterare la struttura del vitreo o causarne il distacco parziale dalla retina, generando così corpi mobili visibili. Anche infiammazioni intraoculari o emorragie vitreali possono lasciare residui che si manifestano sotto forma di miodesopsie persistenti.
In molti casi, le “mosche volanti”, non sono pericolose, ma circa il 33% delle persone riferisce un impatto significativo sulla qualità della visione. «Anche senza compromettere l’acuità visiva, queste opacità possono ridurre la sensibilità al contrasto fino al 67%, influenzando negativamente attività quotidiane come la lettura e la guida», aggiunge Francesco Faraldi, direttore della Divisione di Oculistica dell’Ospedale Mauriziano di Torino.
Diagnosi avanzate: nuove tecnologie per la salute oculare
La diagnosi delle miodesopsie è stata a lungo complicata dalla mancanza di strumenti adeguati. Tuttavia, l’introduzione di tecnologie avanzate di imaging ha rappresentato una svolta nella comprensione e nella gestione di questo fenomeno.
«Le tecnologie di imaging dinamico del vitreo e di imaging a campo ultra-largo, integrate con scansioni OCT (Tomografia a Coerenza Ottica), offrono una visione dettagliata delle opacità vitreali», spiega Daniela Bacherini, ricercatrice dell’Università di Firenze. «Questi strumenti consentono di catturare immagini tridimensionali e di analizzare con precisione la densità, la posizione e il movimento delle anomalie vitreali, migliorando sia la diagnosi sia il trattamento».
Trattamenti personalizzati e nuove opzioni
Come accennato, per i casi più lievi, le miodesopsie tendono a rappresentare un fastidio transitorio, spesso destinato a diminuire con il tempo, senza richiedere trattamenti invasivi. In molti individui, l’occhio e il cervello si adattano progressivamente alla presenza di questi corpi mobili, che finiscono per diventare meno percepibili, soprattutto se si evitano situazioni che ne accentuano la visibilità, come l’osservazione di superfici uniformi e luminose.
Tuttavia, vi sono circostanze in cui le miodesopsie si manifestano con un’intensità tale da compromettere la qualità della visione, interferendo con le attività quotidiane e generando disagio costante.
Per questi pazienti, la medicina oftalmologica offre soluzioni terapeutiche mirate e sofisticate, volte a migliorare la trasparenza del campo visivo. Una delle opzioni più efficaci è rappresentata dalla vitrectomia mini-invasiva, una procedura chirurgica che consiste nella rimozione parziale o totale del corpo vitreo degenerato.
Questa tecnica, eseguita mediante strumenti di precisione attraverso microincisioni oculari, consente di eliminare i corpi mobili più consistenti e persistenti, ripristinando una visione nitida.
La vitrectomia, benché risolutiva, viene generalmente riservata ai casi più gravi, in quanto, sebbene sicura, non è esente da rischi, come il possibile sviluppo di cataratta o infezioni intraoculari.
Laser vitrolisi
Un’alternativa meno invasiva, che negli ultimi anni ha guadagnato crescente popolarità, è la laser vitreolisi.
Questa tecnica sfrutta impulsi laser focalizzati per frammentare o vaporizzare i corpi mobili vitreali, riducendone la dimensione e minimizzando così l’interferenza con la vista. La laser vitreolisi viene eseguita in regime ambulatoriale e offre il vantaggio di una ripresa più rapida rispetto alla vitrectomia, con un profilo di sicurezza generalmente favorevole. Tuttavia, l’efficacia della procedura può variare in base alla densità e alla posizione delle opacità vitreali, rendendo necessaria una valutazione preliminare approfondita per selezionare i candidati più idonei.
«Grazie alle nuove tecnologie, possiamo fornire trattamenti sempre più mirati, migliorando l’esperienza dei pazienti e garantendo risultati duraturi», conclude Rizzo.