Obesità: riconosciuta ufficialmente come malattia cronica

L’OBESITÀ È OGGI RICONOSCIUTA UFFICIALMENTE COME MALATTIA CRONICA DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ E DAL MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO. IN ITALIA INTERESSA CIRCA IL 12% DELLA POPOLAZIONE ADULTA E OLTRE IL 25% DEI BAMBINI, CON UN IMPATTO DIRETTO SU DIABETE, MALATTIE CARDIOVASCOLARI E ASPETTATIVA DI VITA. IL RICONOSCIMENTO COME PATOLOGIA HA CAMBIATO RADICALMENTE L’APPROCCIO MEDICO, LE CURE E I DIRITTI DEI PAZIENTI.

Cos’è l’obesità: una definizione clinica e non solo estetica

Per decenni l’obesità è stata percepita come un problema estetico o come il risultato di cattive abitudini alimentari. Oggi la scienza ha chiarito che si tratta di una malattia cronica multifattoriale, influenzata da componenti genetiche, ambientali, psicologiche e sociali. È definita come un eccesso anomalo o patologico di grasso corporeo, tale da compromettere la salute e aumentare il rischio di altre patologie.

La diagnosi si basa sull’indice di massa corporea (BMI, Body Mass Index): un valore pari o superiore a 30 kg/m² definisce la condizione di obesità. Tuttavia, il BMI non racconta tutto: la distribuzione del grasso corporeo, la presenza di infiammazione cronica e la resistenza insulinica sono fattori determinanti nella valutazione clinica.

L’obesità altera profondamente il metabolismo, interferisce con il sistema endocrino e genera uno stato infiammatorio sistemico che predispone a numerose malattie, tra cui diabete di tipo 2, ipertensione, malattie cardiovascolari, apnea notturna e alcuni tumori.

Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica

Negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e molte istituzioni nazionali, tra cui il Ministero della Salute italiano, hanno riconosciuto ufficialmente l’obesità come malattia cronica e recidivante. Questo riconoscimento, sancito anche da documenti programmatici e piani nazionali di prevenzione, ha cambiato la prospettiva medica e sociale.

Fino a poco tempo fa, l’obesità era trattata come un fattore di rischio o un disturbo dello stile di vita. Oggi, invece, viene considerata una condizione patologica complessa, che richiede diagnosi, trattamento e follow-up continuo, come avviene per il diabete o l’ipertensione.

Il riconoscimento ha anche un valore legale e sanitario importante: consente ai pazienti di accedere a cure specialistiche, a farmaci specifici e, in alcuni casi, a interventi chirurgici coperti dal Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, ha aperto la strada al riconoscimento dell’obesità come malattia invalidante, in grado di ridurre la capacità lavorativa o compromettere l’inserimento sociale.

L’obesità in Italia: dati, tendenze e disuguaglianze

In Italia, secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dell’OCSE 2024, il 12% della popolazione adulta è obesa, mentre oltre il 45% è in sovrappeso. Il problema è particolarmente grave tra i bambini: uno su quattro presenta un eccesso ponderale, con picchi nel Sud Italia.

Le regioni con i tassi più elevati sono Molise, Campania, Puglia e Sicilia, dove l’incidenza supera il 14%. Al Nord, invece, le percentuali si attestano su valori più bassi, intorno al 9-10%, ma in crescita. Il fenomeno risente fortemente del livello socioeconomico: la povertà alimentare, la scarsa educazione nutrizionale e la sedentarietà sono fattori determinanti.

Gli studi mostrano anche una correlazione diretta tra obesità e urbanizzazione: le città con maggiore traffico, inquinamento e stili di vita sedentari registrano i tassi più alti. L’Italia, pur essendo uno dei Paesi simbolo della dieta mediterranea, sta progressivamente perdendo le sue abitudini alimentari salutari, soprattutto tra i giovani.

Obesità come malattia cronica: il costo per la salute pubblica

L’obesità non è solo un problema individuale, ma una questione di salute pubblica. I costi diretti legati alla cura delle malattie correlate — diabete, cardiopatie, tumori, malattie respiratorie — superano il 10% della spesa sanitaria nazionale, secondo il Ministero della Salute. A questi si sommano i costi indiretti: perdita di produttività, assenze dal lavoro, pensionamenti anticipati e riduzione della qualità di vita.

Secondo le stime OCSE, l’obesità riduce l’aspettativa di vita di 2-3 anni e genera un impatto economico stimato in oltre 16 miliardi di euro l’anno in Italia. Questi dati hanno spinto il governo a inserire la prevenzione dell’obesità tra gli obiettivi strategici del Piano Nazionale della Prevenzione 2025-2030, con campagne mirate su alimentazione, attività fisica e salute mentale.

Obesità come malattia cronica: cause multifattoriali

L’obesità è una malattia complessa e multifattoriale. La genetica può predisporre all’aumento di peso, ma l’ambiente moderno amplifica il rischio. L’abbondanza di cibi ultra-processati, il consumo eccessivo di zuccheri e grassi, l’inattività fisica e lo stress cronico sono le principali cause dell’epidemia contemporanea.

Anche i disturbi del sonno, l’uso di farmaci corticosteroidi, le alterazioni ormonali e alcune patologie endocrine (come l’ipotiroidismo o la sindrome di Cushing) possono contribuire all’aumento di peso. Ma sempre più studi mettono in luce il ruolo del cervello: i meccanismi di ricompensa, l’ansia e la depressione influenzano profondamente il comportamento alimentare.

Inoltre, la pandemia da COVID-19 ha aggravato la situazione. La riduzione dell’attività fisica, la didattica a distanza e l’aumento dei disturbi alimentari hanno fatto crescere i casi di obesità, soprattutto nei giovani.

Diagnosi e classificazione clinica dell’obesità come malattia

La diagnosi dell’obesità non si limita al calcolo del BMI. I medici valutano anche la composizione corporea, la distribuzione del grasso viscerale, i parametri metabolici e la presenza di complicanze. Si distinguono tre gradi principali di obesità:

  • Obesità di I grado: BMI tra 30 e 34,9 kg/m²
  • Obesità di II grado: BMI tra 35 e 39,9 kg/m²
  • Obesità di III grado (grave o patologica): BMI superiore a 40 kg/m²

Oltre ai parametri numerici, il medico valuta i fattori di rischio cardiovascolare, la glicemia, i livelli di colesterolo e trigliceridi, e l’eventuale presenza di sindrome metabolica.

Obesità come malattia cronica: le nuove terapie e l’approccio multidisciplinare

Con il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica, la terapia non si limita più a dieta e attività fisica. Il trattamento prevede un approccio multidisciplinare che coinvolge nutrizionisti, endocrinologi, psicologi e medici dello sport.

Tra le novità più significative ci sono i farmaci anti-obesità di nuova generazione, come gli agonisti del recettore GLP-1 (ad esempio semaglutide e tirzepatide), che agiscono sul cervello e sul metabolismo, riducendo l’appetito e migliorando il controllo glicemico. Questi farmaci hanno dimostrato di ridurre il peso corporeo fino al 20% e di diminuire il rischio di complicanze cardiometaboliche.

Nei casi più gravi, la chirurgia bariatrica resta l’opzione più efficace. Gli interventi, come il bypass gastrico o la sleeve gastrectomy, modificano l’apparato digerente per limitare l’assorbimento e favorire il senso di sazietà.

L’obesità come malattia riconosciuta legalmente: diritti e tutele

Il riconoscimento dell’obesità come patologia cronica ha aperto nuove prospettive anche sul piano legale e sociale. Le persone affette da obesità grave possono accedere a percorsi di cura specifici attraverso il Servizio Sanitario Nazionale, e in alcuni casi ottenere riconoscimenti di invalidità civile, se la condizione comporta una riduzione della capacità lavorativa o problemi di mobilità.

In ambito lavorativo, cresce la consapevolezza che l’obesità possa configurarsi come discriminazione sanitaria se diventa motivo di esclusione o stigma. La tutela dei diritti dei pazienti obesi è oggi parte integrante delle politiche di salute pubblica e di welfare aziendale.

Obesità in Italia e impatti principali

IndicatoreValore stimatoFonte
Popolazione adulta obesa12%ISS, 2024
Bambini in sovrappeso o obesi25%Okkio alla Salute, 2023
Costo annuo stimato16 miliardi di euroMinistero della Salute
Aspettativa di vita ridotta2–3 anniOCSE, 2024
Regioni più colpiteCampania, Molise, Puglia, SiciliaISS

Il futuro della lotta all’obesità come malattia

La lotta all’obesità passa oggi attraverso tre pilastri: educazione, prevenzione e terapia personalizzata. L’Italia sta investendo in programmi di educazione alimentare nelle scuole, nella promozione della dieta mediterranea e nella diffusione di attività fisica quotidiana. Allo stesso tempo, le nuove tecnologie e la genetica stanno aprendo la strada a cure sempre più personalizzate, basate sui profili metabolici individuali.

Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica rappresenta una svolta culturale e medica. Significa passare dal giudizio al trattamento, dallo stigma alla cura, dal sintomo alla causa. Solo in questo modo sarà possibile affrontare quella che l’OMS definisce “l’epidemia silenziosa del XXI secolo”.

Faq sull’obesità

L’obesità è una malattia riconosciuta? Sì, è ufficialmente riconosciuta come malattia cronica e recidivante.
Quante persone sono obese in Italia? Circa il 12% degli adulti e un quarto dei bambini.
È possibile guarire dall’obesità? Può essere controllata e trattata, ma richiede interventi continui e personalizzati.
Quali sono le cure più efficaci? Farmaci GLP-1, programmi multidisciplinari e, nei casi gravi, chirurgia bariatrica.
L’obesità dà diritto all’invalidità civile? In alcune situazioni sì, se riduce in modo significativo la capacità lavorativa o la mobilità.
Perché è importante il riconoscimento come malattia? Perché garantisce accesso alle cure, alle tutele legali e contribuisce a combattere lo stigma sociale.