L’Italia e l’amianto: urgenza, lotta che continua e un appello

Una gestione ancora troppo lenta

Abbiamo perso tempo prezioso. La rimozione dell’amianto procede con lentezza. Uno dei principali ostacoli è la carenza di discariche attrezzate, che obbliga spesso a esportare i rifiuti in Paesi come la Germania.

A questo si aggiungono procedure complesse e costi elevati. Ancora oggi, vengono ritrovati rifiuti contenenti amianto in zone insospettabili, come nel caso del sequestro avvenuto nei pressi di Chioggia, dove sono stati individuati sei tonnellate di materiali pericolosi.

Amianto, pericolo trasversale

L’abbiamo trovato nelle miniere, nelle fabbriche. L’abbiamo incontrato nel settore dei trasporti, nelle infrastrutture militari e perfino nelle tubature per l’acqua potabile. La sua ampia diffusione impone una risposta globale, non settoriale.

Il caso Biancavilla: una lezione per tutto il Paese

Tra i casi più emblematici vi è quello del comune di Biancavilla, in provincia di Catania. Qui, durante il boom edilizio, si è costruito utilizzando un materiale estratto da una cava locale, il Monte Calvario, inconsapevoli della presenza di un minerale fibroso: la fluoro-edenite.

Questa sostanza, pur non essendo classificata tecnicamente come amianto, presenta caratteristiche simili e produce effetti gravi sulla salute, come malattie pleuriche e casi di mesotelioma.

Serve un cambio di paradigma: bonificare e prevenire l’amianto

La soluzione non può essere solo giudiziaria. Proiettare il problema esclusivamente nelle aule dei tribunali è un errore strategico e culturale. La giustizia è importante, certo, ma deve essere affiancata da politiche preventive, da una reale volontà di modernizzare il nostro sistema industriale e di riconvertire i siti contaminati.

Penso all’esempio dell’Ilva di Taranto, dove la presenza di amianto si somma a quella di altre sostanze nocive. Qui serve una rigenerazione completa, basata su tecnologie sostenibili, capaci di tutelare salute e ambiente.

Le nostre richieste: prevenzione, diagnosi e tutela legale

Il nostro lavoro si basa su tre direttrici fondamentali:

  • Prevenzione primaria, tramite bonifiche efficaci e messe in sicurezza dei siti.
  • Prevenzione secondaria, con diagnosi precoci e monitoraggio sanitario continuo.
  • Tutela risarcitoria, per garantire giustizia alle vittime, sia attraverso l’INAIL che con cause civili o penali (che abbiamo spesso vinto, come ad esempio il caso di Domenico Catracchia, di cui ho parlato recentemente.

L’appello per i lavoratori VDC Anagni

A tal proposito vi invito a visionare questa intervista per il TGR Lazio dove lanciamo un appello per gli ex colleghi di Domenico della VDC di Anagni. Chiediamo che vengano eseguiti esami di controllo preventivi per i lavoratori che potrebbero essere stati potenzialmente esposti all’amianto.

Ovviamente con questo appello non si sta affermando che tutti i lavoratori della VDC sono entrati a contatto con l’amianto, ma per la tutela della salute sarebbe opportuno che venissero fatte agli ex dipendenti opportune verifiche mediche, anche perché la slatentizzazione delle malattie asbesto correlate, può avvenire anche dopo molti anni.

Per veder il video, clicca qui su RaiNews.it e vai al minuto -10.13. 


Bonanni al TGRLazio

Autore: Ezio Bonanni