Inquinamento da farmaci: un problema emergente

L’inquinamento da farmaci è un fenomeno ambientale emergente e insidioso, che sta guadagnando sempre più attenzione per via delle sue gravi implicazioni. Ma che cos’è? E come si manifesta? Detto in parole semplici si tratta della contaminazione di acqua, suolo e, in modo indiretto, dell’aria, da parte di residui di sostanze chimiche farmaceutiche. Questo tipo di inquinamento costituisce una minaccia crescente non solo per gli ecosistemi naturali, ma anche per la salute umana.

L’aspetto critico di questo problema risiede nella natura persistente e difficile da monitorare dei composti farmacologici, la cui presenza nell’ambiente è stata rilevata solo di recente grazie a tecnologie analitiche avanzate.

I farmaci, sviluppati per curare malattie di esseri umani e animali, sono spesso molecole potenti. Dopo essere stati utilizzati, molti di essi non vengono completamente metabolizzati e vengono eliminati dall’organismo attraverso urine e feci. Questi residui finiscono nei sistemi idrici, nel suolo o nell’aria, alimentando un ciclo di contaminazione che si estende ben oltre il luogo in cui i farmaci sono stati consumati. In molti casi, i medicinali scaduti o inutilizzati vengono inoltre smaltiti in modo improprio, aggravando ulteriormente la diffusione di queste sostanze.

Come fanno i farmaci a contaminare l’ambiente?

La contaminazione ambientale da farmaci avviene attraverso diverse vie. Gli scarichi domestici rappresentano una delle principali fonti, dato che le sostanze farmaceutiche eliminate dall’organismo raggiungono gli impianti di depurazione. Tuttavia, la maggior parte dei depuratori non è progettata per rimuovere i composti farmacologici, che quindi si riversano nei fiumi, nei laghi e nei mari. Un altro contributo significativo viene dallo smaltimento scorretto dei medicinali, spesso gettati nel WC o nei rifiuti solidi comuni.

Anche l’uso intensivo di farmaci in agricoltura e zootecnia gioca un ruolo importante. Antibiotici, ormoni e altri medicinali somministrati agli animali finiscono nei liquami, che vengono poi usati come fertilizzanti sui terreni. Questo porta i composti chimici a infiltrarsi nel suolo e nelle falde acquifere. Inoltre, negli scarichi industriali delle aziende farmaceutiche si trovano spesso residui chimici, soprattutto in aree dove le normative ambientali sono meno rigorose.

Elenco delle principali vie di contaminazione ambientale

Qui di seguito un elenco sintetico delle principali vie attraverso cui i farmaci contaminano l’ambiente.

  1. Scarichi domestici: i farmaci non metabolizzati vengono espulsi con le urine e le feci e finiscono negli impianti di trattamento delle acque reflue. Tuttavia, la maggior parte di questi impianti non è progettata per eliminare composti farmaceutici, che quindi passano attraverso i sistemi di depurazione e raggiungono fiumi, laghi e mari.
  2. Rifiuti sanitari e smaltimento improprio: farmaci scaduti o inutilizzati spesso vengono gettati nel water o nei rifiuti solidi, contribuendo alla loro dispersione nell’ambiente.
  3. Attività agricole e zootecniche: antibiotici, ormoni e altri farmaci somministrati agli animali si diffondono nell’ambiente attraverso il letame, che è utilizzato come fertilizzante. Questo porta alla contaminazione del suolo e, per percolazione, delle falde acquifere.
  4. Industria farmaceutica: in alcune regioni, le industrie farmaceutiche rilasciano residui di produzione nei corpi idrici, aggravando ulteriormente il problema.
  5. Acque reflue ospedaliere: gli ospedali sono una fonte importante di contaminazione, poiché i loro scarichi contengono alte concentrazioni di farmaci, inclusi antibiotici e chemioterapici.

I depuratori e la loro efficacia limitata

Gli impianti di trattamento delle acque reflue, sebbene indispensabili, non sono pienamente efficaci contro i residui di farmaci. La capacità di un depuratore di eliminare i composti farmacologici dipende dal tipo di farmaco e dalla tecnologia utilizzata. I depuratori più costosi sono ovviamente i più efficaci. In tutti i casi non sono efficaci al 100%.

I farmaci residui si comportano inoltre in maniera differente: alcuni, particolarmente solubili, percorrono lunghe distanze nei corsi d’acqua prima di depositarsi, mentre altri si accumulano nei sedimenti o vengono assorbiti dagli organismi acquatici.

Anche nei fanghi di depurazione, spesso usati in agricoltura come fertilizzanti, possono rimanere tracce di farmaci o dei loro metaboliti, aumentando il rischio di contaminazione del suolo. Il dibattito è aperto: in alcune zone non vengono utilizzti, in altre, coem la nostra Lombardia, ampiamente.

Impatti sull’ambiente e sulla salute: quali sono?

Le conseguenze dell’inquinamento farmaceutico sono molteplici e si manifestano su diversi livelli. Sul piano ambientale, i farmaci modificano la chimica dell’acqua e del suolo, causando effetti negativi sugli organismi viventi. Ormoni sintetici presenti nei contraccettivi, ad esempio, interferiscono con il sistema endocrino di pesci e anfibi, portando ad anomalie riproduttive e a una diminuzione della biodiversità.

Alcuni farmaci, come gli antinfiammatori, possono risultare letali per alcune specie animali, mentre altri, come gli psicofarmaci, alterano il comportamento degli organismi acquatici, compromettendone le capacità di sopravvivenza.

Anche la salute umana è minacciata. Residui di farmaci nell’acqua potabile possono avere effetti a lungo termine, come alterazioni ormonali e lo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici. Quest’ultimo fenomeno rappresenta una delle emergenze sanitarie globali più gravi, poiché rende sempre più difficile trattare le infezioni.

Ecosistemi fluviali e marini a rischio

I fiumi e gli oceani sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento da farmaci. Questi composti si accumulano facilmente negli ecosistemi acquatici, causando danni su vasta scala. Nei corsi d’acqua, i residui farmacologici possono alterare il comportamento e la fisiologia dei pesci, mentre nei mari si accumulano lungo la catena alimentare, colpendo anche i grandi predatori come i cetacei. Gli ormoni sintetici, in particolare, sono noti per causare la femminilizzazione dei pesci maschi e una riduzione della fertilità nelle popolazioni acquatiche.

Quali sono i farmaci più dannosi per l’ambiente?

Non tutti i farmaci hanno lo stesso impatto ambientale. Gli antibiotici, ad esempio, favoriscono la resistenza batterica; gli ormoni interferiscono con il sistema endocrino; gli antinfiammatori possono risultare letali per alcune specie; mentre i chemioterapici sono altamente tossici anche a basse concentrazioni. Tra i farmaci più problematici vi sono la carbamazepina, un antiepilettico, e la claritromicina, un antibiotico, le cui tracce sono state trovate in molti fiumi del mondo. Citiamo quindi:

  • antibiotici: favoriscono lo sviluppo di batteri resistenti.
  • Ormoni: interferiscono con il sistema endocrino degli organismi.
  • Antinfiammatori: possono essere letali per alcune specie animali.
  • Psicofarmaci: alterano il comportamento di pesci e altri organismi acquatici e quindi la loro capacità di cacciare, riprodursi e difendersi in modo efficace.
  • Chemioterapici: tossici anche a basse concentrazioni.

Diversi studi hanno rilevato inoltre che gli antidepressivi alterano il comportamento sociale e alimentare di pesci, anfibi e invertebrati. I persici europei, ad esempio, hanno perso la paura dei predatori a causa dell’effetto della Fluoxetina, un antidepressivo ampiamente prescritto per disturbi d’ansia e depressione maggiore. Altri pesci rimangono permanentemente ansiosi a causa della caffeina.

Tra gli esempi più eclatanti e antitetici, da una parte il paracetamolo (antipiretico e infiammatorio), i cui residui vengono facilmente eliminati da qualunque depuratore e, dall’altra, la carbamazepina (antiepilettico) e la claritromicina (antibiotico), le cui tracce sono difficili da debellare e si trovano, per questo, in abbondanza nei fiumi di tutto il pianeta. Esiste poi il problema dell’effetto miscela, messo in evidenza dalla ricerca, ossia l’effetto della sommatoria di API oltre la soglia che sarà ulteriormente chiaro e approfondito con ulteriori studi»

Normative e soluzioni per ridurre l’inquinamento da farmaci

Per contrastare l’inquinamento da farmaci, sono state introdotte diverse normative, come la Direttiva Quadro sulle Acque dell’Unione Europea, che regola la gestione dei residui chimici. Inoltre, programmi di monitoraggio e valutazione del rischio ambientale sono stati avviati per identificare le sostanze più dannose e adottare misure preventive. Tuttavia, molte sfide restano, soprattutto per i farmaci immessi sul mercato prima del 2006, per i quali mancano dati sufficienti.

La valutazione del rischio ambientale e monitoraggio di sostanze

L’ Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) richiede, per l’immissione in commercio dei farmaci ad uso umano o veterinario, di effettuare una valutazione del rischio ambientale dal 2006. Questa si basa, da una parte sulla valutazione degli usi del farmaco e della possibile esposizione delle specie selvatiche; dall’altra, dei suoi effetti, attraverso l’analisi di tre proprietà: persistenza (la resistenza alla degradazione), bioaccumulo (l’accumulo della sostanza nei tessuti) e tossicità (in particolare per l’ambiente acquatico).

Per i farmaci preesistenti al 2006 i dati disponibili sono molto scarsi. Dei 1763 principi attivi farmacologici univoci registrati all’EMA, solo 36 (pari all’1.8%) hanno dati sufficienti per la valutazione degli effetti ecotossicologici, e solo 27 (l’1.5%) ha informazioni per valutare sia gli effetti, sia l’esposizione.

Inoltre, la Commissione Europea ha istituito, nel 2008, un elenco di controllo delle sostanze da sottoporre a monitoraggio, noto come “watch list”, che include anche alcuni farmaci. Questa lista è aggiornata periodicamente.

Cosa possiamo fare a livello individuale?

Anche i cittadini possono contribuire a ridurre l’inquinamento da farmaci. È fondamentale smaltire correttamente i medicinali scaduti, portandoli negli appositi punti di raccolta, ed evitare di gettarli nei rifiuti domestici o nello scarico del WC. Usare i farmaci in modo responsabile, seguendo le prescrizioni mediche e limitandone l’uso a situazioni di reale necessità, è un altro passo importante. Infine, promuovere la consapevolezza sull’impatto ambientale dei farmaci può stimolare comportamenti più sostenibili.

Uno dei primi accorgimenti utili è verificare se si possiedono già in casa i farmaci necessari prima di acquistarli nuovamente. Questo aiuta a ridurre lo spreco e il rischio di accumulare medicinali che potrebbero scadere inutilizzati.

L’approccio “One Health” sull’inquinamento da farmaci

Il concetto di “One Health” evidenzia il legame profondo tra la salute umana, animale e ambientale. Ogni danno all’ambiente si ripercuote inevitabilmente su di noi. Ad esempio, l’uso di farmaci come l’ivermectina, impiegata negli allevamenti, può avere effetti devastanti su specie come gli scarabei stercorari, fondamentali per la salute del suolo. Proteggere l’ambiente non è solo una questione etica, ma una necessità per garantire il nostro benessere futuro.

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