Il ciclo estrale: una chiave per ottimizzare la terapia del cancro al seno

Il corpo umano è scandito da una serie di orologi biologici che regolano i suoi processi fondamentali. Tra questi, i ritmi infradiani, come il ciclo estrale negli animali e il ciclo mestruale nell’essere umano, rappresentano schemi complessi ma essenziali. Il primo, tipico dei mammiferi, è un ciclo riproduttivo che si suddivide in quattro fasi: proestro, estro, metaestro e diestro. Ogni fase è caratterizzata da variazioni ormonali che influenzano diversi aspetti fisiologici, compresi il metabolismo, la vascolarizzazione e, come recentemente scoperto, la risposta a terapie mediche.

Questo ciclo, a lungo considerato un dettaglio secondario nella biologia dei mammiferi, si è dimostrato fondamentale per comprendere e migliorare i trattamenti contro il cancro al seno

Il ciclo estrale e il cancro al seno: un legame sorprendente

Il ciclo estrale si è dimostrato fondamentale per comprendere e migliorare i trattamenti contro il cancro al seno

Nello studio condotto dal Netherlands Cancer Institute, i ricercatori hanno analizzato l’effetto delle diverse fasi del ciclo estrale sulla risposta dei tumori mammari alla chemioterapia neoadiuvante (NAC). L’analisi condotta su modelli murini di cancro al seno ha rivelato una correlazione inscindibile tra la fase del ciclo estrale in cui viene somministrata la terapia e l’efficacia del trattamento stesso. La discrepanza emersa tra i risultati dei trattamenti avviati durante l’estro e quelli iniziati in diestro evidenzia la complessità biologica che sottende la risposta oncologica ai farmaci.

Durante la fase dell’estro, i livelli di estrogeni raggiungono picchi significativi, innescando una cascata di processi fisiologici che culminano in una vascolarizzazione più intensa e in una maggiore permeabilità del tessuto tumorale. Questo microambiente vascolare ottimizzato agevola la diffusione e la penetrazione dei farmaci chemioterapici, potenziandone la biodisponibilità all’interno della massa neoplastica. Il risultato è una maggiore citotossicità selettiva che incrementa le probabilità di regressione tumorale.

Al contrario, il diestro si configura come una fase fisiologica contraddistinta da una vasocostrizione marcata e da una proliferazione di cellule mesenchimali, entità cellulari notoriamente resilienti alla chemioterapia. La diminuzione del calibro vascolare implica una ridotta irrorazione sanguigna, limitando così l’afflusso del farmaco al sito tumorale e compromettendo la sua capacità di raggiungere concentrazioni terapeutiche adeguate. Parallelamente, le cellule mesenchimali rafforzano la matrice extracellulare, ostacolando fisicamente la diffusione del trattamento all’interno della neoplasia.

Ciclo estrale  e immuno-microambiente tumorale

Un aspetto di rilevante importanza emerso dallo studio riguarda l’interazione tra il ciclo estrale e l’immuno-microambiente tumorale. In particolare, i macrofagi associati al tumore (TAM), cellule immunitarie che rivestono un ruolo chiave nei processi di chemioresistenza e progressione neoplastica, proliferano in maniera più consistente durante il diestro. Questa abbondanza di TAM durante la fase luteale crea un contesto pro-tumorale che riduce ulteriormente l’efficacia terapeutica, favorendo la sopravvivenza e l’espansione delle cellule maligne.

L’indagine ha quindi sottolineato l’importanza di considerare il ciclo estrale come variabile critica nella pianificazione terapeutica. L’adattamento dei protocolli di chemioterapia in funzione delle oscillazioni ormonali potrebbe rappresentare una strategia innovativa per massimizzare l’efficacia dei trattamenti del cancro al seno.

La comprensione dell’influenza esercitata dal ritmo estrale sulla risposta ai trattamenti oncologici segna infatti un significativo passo avanti verso l’affermazione di un’oncologia di precisione sempre più raffinata e capace di adattarsi alle variabili fisiologiche dell’organismo. Ma non finisce qui.

Ulteriori scenari 

L’indagine del ciclo estrale e la sua rilevanza in ambito oncologico gettano le basi per esplorare nuove frontiere terapeutiche non limitate al solo cancro al seno. Gli esperti ipotizzano che questi ritmi circadiani e infradiani possano rappresentare una chiave di volta anche in discipline complementari, quali la gestione del dolore cronico, le terapie ormonali e la medicina rigenerativa. La capacità di sincronizzare i trattamenti con le fasi di maggiore recettività biologica potrebbe amplificare l’efficacia delle terapie, minimizzando gli effetti collaterali e ottimizzando l’impiego delle risorse mediche.

La convergenza tra scienza di base e pratica clinica riveste un ruolo cruciale in questo processo evolutivo. L’integrazione di intuizioni provenienti da modelli preclinici con dati raccolti in contesti clinici reali permetterà di elaborare protocolli terapeutici innovativi e più rispettosi delle fluttuazioni fisiologiche individuali. Questo approccio, che si fonda su una visione olistica del paziente, potrebbe rivoluzionare non solo l’oncologia, ma anche l’intero panorama medico, delineando un futuro in cui la medicina personalizzata non sia più una prospettiva lontana, bensì una realtà consolidata e accessibile.

Fonti

Bornes, L., et al. “Estrous cycle stage affects mammary tumor sensitivity to chemotherapy.” Nature (2024)

Netherlands Cancer Institute: studio sui ritmi biologici e la chemioresistenza.

Autore: Simona Mazza Certelli